di Lorenzo Merlo
Nonostante le ultime facciate siano tenute in piedi dai mucchi di calcinacci già crollati, il sistema occidentale, esaurito nel potere e nell’economia, sta volgendo al termine. Nel crollo che tutto sta trascinando con sé, si nascondono però opportunità di rinascita.
Nella contrazione generale che tutto ha coinvolto, c’è uno spazio che si espande e respira sotto le macerie della postmodernità. È una vena sottotraccia che non ha ancora il linguaggio idoneo per uscire e pubblicarsi, ma lo troverà. Si tratta delle voci di coloro che in tutto questo degradante decorso, che alcuni non esitano a chiamare catastrofico, riconoscono la presenza arimanica del suo genitore, il materialismo tout court.
Con i suoi figli, l’agnosticismo, il positivismo, il capitalismo, lo scientismo, l’imperialismo; con i suoi nipoti, l’opulenza, l’individualismo, l’edonismo, il culto della personalità e quello del denaro; con i suoi dogmi, il progresso ad infinitum, la tecnologia, il tempo lineare, l’apparire, la prevaricazione del diritto sulla natura, esso forma una famiglia piuttosto invadente e pesante, che elegge la conoscenza logico-cognitiva quale sola idonea a realizzare sapere e verità, e che contemporaneamente oscura e mortifica l’intelligenza del cuore, la conoscenza già presente nell’essere, la bellezza e il talento di ognuno, il senso del bene comune, l’equilibrio individuale e sociale. In generale, tutto ciò che non fa profitto…
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