Il Fine dell’Uomo è comprendere il suo Vero Fine
di Francesco Lamendola
L’uomo ha un fine e ha anche uno scopo. Non viene al mondo per caso e non vive senza un perché. Questo era chiaro ai nostri nonni, ai nostri avi ma ha smesso di esserlo per noi.
La crisi della contemporaneità è la crisi del senso, del perché; ed è anche la crisi dell’essere. L’uomo sa dove sta andando quando sa chi è, quando sa in cosa consiste il suo essere. Diciamo pure, per adoperare un linguaggio religioso anziché filosofico: quando si riconosce come creatura, quale opera di un Creatore onnipotente, amorevole e onnisciente.
Che l’uomo abbia uno scopo e che sia fatto per un fine, lo si può dimostrare per mezzo del ragionamento; e lo ha fatto, superbamente, Aristotele, e dopo di lui san Tommaso d’Aquino. Essi non sono partiti da un assioma religioso: nella teologia si parte dalla Rivelazione divina e si scende, per così dire, verso le cose terrene; nella filosofia, al contrario, si parte dalle cose terrene e si sale verso l’assoluto, cioè, in termini religiosi, verso il divino.
La sana ragione naturale ci dice che le cose ben fatte non sono prodotte dal caso: il caso non produce alcunché di perfetto, ma sempre e solo qualcosa d’imperfetto…