Per non Perdere l’Anima
di Livio Cadè
“Infandum, regina, iubes renovare dolorem”, tu mi costringi, o regina, a rinnovare un indicibile dolore, dice Enea a Didone, che lo esorta a raccontare un triste passato. Perché ricordare? Forse è più salutare dimenticare i mali trascorsi, visto che rammentarli non ci consola di quelli presenti né previene i futuri.
Questo non significa che perdoniamo chi ne fu la causa. Solo, lasciamo che scivoli nell’oblio. Smemoratezza forse irrispettosa della storia, ma che alleggerisce i sentimenti. Anch’io soffro nel ricordare quei giorni funesti, quando il mondo si convertì alla fede covidica, quando un vento di follia sollevava la gente nei suoi vortici, come foglie staccate dagli alberi, come corpi che avessero perso l’anima.
A quelli come me, non battezzati e neppure circoncisi secondo i crismi della nuova religione, era proibito lavorare e muoversi liberamente, e molti ci avrebbero di buon grado fatto la pelle. Non eravamo più esseri umani ma scarafaggi, da combattere con una rigorosa disinfestazione; una sporcizia fisica e morale da lavar via per fare della terra un luogo sano e pulito. Chissà se in futuro celebreranno un retorico, lacrimevole “Giorno della Memoria” anche per noi…