Distacco… come sentirci felici con ciò che già possediamo
di Christiane Casazza
“Immaginiamo di essere come l’acqua, e con naturalezza scivoliamo via…” (Christiane)
Distacco: questo termine trova le sue radici nel Buddhismo che lo indica, includendo anche l’attaccamento, come uno dei maggiori fattori di sofferenza. In psicologia, invece, viene studiato ed interpretato nell’ambito dei rapporti affettivi. In ogni caso, resta comunque una necessità vitale che ci permette di stabilire i limiti necessari per poter vivere in equilibrio e armonia con noi stessi.
Non corrisponde al non possedere nulla o a rinunciare a quanto possediamo e neppure a costruire rapporti amorevoli in cui evitare l’attaccamento emotivo, ma semplicemente comporta l’evitare che le cose e le persone possano dominarci. Come umani fin da quando nasciamo necessitiamo per sentirci al sicuro di rafforzare il vincolo con le persone che amiamo, ma quando ne manifestiamo dipendenza o necessità di controllo il rapporto affettivo diventa tossico.
Di conseguenza, se ci sentiamo insicuri, cerchiamo di colmare queste carenze emotive con l’avere e l’ottenere cose, responsabilizzando della nostra felicità chi ci circonda. Possiamo pertanto dedurre che non dobbiamo costruire il nostro benessere in funzione di ciò che fanno o smettono di fare gli altri, ma dipendere solo dalle nostre azioni senza aspettarci nulla.
Non è mai semplice apprendere a non farci governare dalle nostre emozioni perché risulta una regola non scritta… vincolata alla nostra crescita personale. Per poterla mettere in pratica nel nostro quotidiano e poter così coltivare relazioni libere da vittimismi e dipendenze, è necessario evitare innanzitutto di concentrare le nostre speranze e aspettative sul risultato… e apprendere dal percorso… accettando tutte le variabili incertezze.
Ad esempio, nei confronti dei nostri figli, non sempre siamo consapevoli che la paura ossessiva che succeda loro qualcosa o che sbaglino…rallenta il processo che li renderà indipendenti, responsabili ed autonomi. E con lo stesso criterio, sbagliamo anche quando restiamo così attaccati alla nostra famiglia d’origine, non trovando il coraggio di farci una vita propria. Oppure, lasciamo che il nostro appagamento dipenda dagli stati d’animo, capricci e comportamenti di una sola persona.
E ancora quando per avere uno status sociale elevato possedendo più cose e ci aggrappiamo al lavoro e al fare carriera per guadagnare di più. In tutte queste circostanze è necessario prenderci il tempo di riprendere il controllo di ciò che pensiamo, sentiamo e facciamo, ricordando che la felicità non dipende dall’accumulare sempre più cose.
Riflettendo… anche se non esiste una formula magica, dobbiamo cercare di liberarci dagli eccessi, dalle dipendenze, paure e insicurezze che ci affondano ogni giorno un po’ di più e imparare a distinguere ciò che è meritevole della nostra attenzione.
In conclusione, il distacco/attaccamento è parte della nostra integrità personale in quanto possiamo essere solo noi gli artefici della nostra vita… e se affrontando le sfide quotidiane impariamo a coltivare l’autostima, rafforzeremo la nostra ricchezza interiore, potendo così essere in grado non solo di essere felici… ma anche di rendere felici gli altri…
“Distacco non significa che tu non devi possedere nulla. Significa che nulla dovrebbe possedere te”. (Ali Ibn Abi Talib)
Articolo di Christiane Casazza
Fonte: www.christianeinside.com
Corsi di meditazione:
Libri di Christiane Casazza:
Il coraggio delle farfalle, Ed. Vertigo
Il linguaggio delle farfalle, Ed. Vertigo
Christiane Casazza
Scrivo… per fare in modo che le persone possano entrare nel mondo attraverso un altro ingresso… e non tornare più indietro.
Ho scelto l’Africa per ritornare in questa dimensione approfittando di un’avventurosa, conflittuale e romantica storia d’amore tra un paracadutista della legione straniera e una studentessa, figlia di un generale dell’aeronautica francese e di una rinomata pittrice e attrice di teatro.A fare da sfondo non poteva mancare l’inizio delle prime guerriglie per l’indipendenza dalla colonizzazione francese in Algeria.
Certe partenze denotano inevitabilmente un preciso procedere nella vita e solo una volta raggiunta una certa saggezza ho potuto ringraziare per la disciplina, la determinazione, la resistenza e il coraggio trasmessi dal mio padre/guerriero e per la spiccata e contrastante sensibilità artistica ereditata dalla famiglia di mia madre.
Avendo vissuto un’infanzia non convenzionale, non c’è da stupirsi se i miei compagni di giochi furono disegni e poesia intercalati da prove di competizione e resistenza e racconti di guerra. A quest’aura quasi fiabesca non poteva mancare un diario segreto…come sorta di bozzolo protettivo e impenetrabile.
Inevitabilmente per completare l’innata vocazione e sensibilità per la bellezza scelsi il liceo artistico, dove mi innamorai del design ma in seguito nel proseguire gli studi in storia dell’arte fatalmente mi ritrovai tra schizzi e tessuti a fare parte del meraviglioso, effimero e affascinante mondo della moda…Negli anni a venire, mentre la passione per la moda e il design s’influenzavano l’uno con l’altro, emerse in me una certa inquietudine che mi portò a esplorare la mia parte non riscontrabile…
Oltre lo yoga iniziai a frequentare molti seminari e corsi centrati sui meccanismi di funzionamento della mente umana fino a diventare recentemente operatrice reiki.
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