Joe Dispenza: il Pensiero ha effetti misurabili sul Corpo
Joe Dispenza è attualmente considerato uno dei maggiori esperti del cervello a livello mondiale.
Dopo aver conseguito il diploma di chiropratico alla Life University di Atlanta, in Georgia, si dedica allo studio della neurobiologia e delle funzioni cerebrali. Joe è autore di libri e seminari, nei quali spiega come sia possibile riprogrammare il proprio pensiero, sulla base di principi e teorie scientificamente dimostrati, e insegna alle persone come realizzare i propri obiettivi, eliminando le abitudini autodistruttive e cambiando le proprie credenze.
Il suo interesse per le enormi e misteriose potenzialità del cervello, nasce a seguito di un incidente avuto in gioventù quando, all’età di 23 anni, fu investito da un’auto e subì fratture vertebrali multiple. Nonostante i medici sostenessero che soltanto un intervento chirurgico avrebbe potuto salvarlo da paralisi permanente, Joe rifiutò di sottoporsi ad operazioni. Miracolosamente, pochi mesi dopo era di nuovo in grado di camminare. Egli attribuì il merito di questa straordinaria ripresa al potere della propria mente.
In un’intervista che ho raccolto dal web, e che si svolse durante un suo seminario a Milano nel 2008, Joe Dispenza spiega perché sostiene che il cervello sia l’organo del cambiamento.
D: Quali scoperte e ricerche nel campo delle neuroscienze confermano che la mente dà forma alla realtà?
Il modo in cui le nostre cellule nervose si organizzano specificamente secondo ciò che impariamo, ricordiamo, sperimentiamo o pensiamo di noi stessi, ci definisce individualmente ed è riflesso nei nostri collegamenti neurologici interni.
Il cervello è l’organo del cambiamento. C’è un concetto nelle neuroscienze denominato “neuroplasticità”, che dimostra che il cervello altera se stesso ogni volta che impariamo qualcosa di nuovo. Inoltre, cambia quando abbiamo una qualsiasi nuova esperienza. La nostra materia grigia, per funzionare al meglio nella vita, si riorganizza ogni volta che scegliamo di modificare il nostro comportamento. In altre parole, quando cambiamo idea il cervello cambia… e quando cambiamo il cervello, la mente cambia.
In aggiunta, le scansioni cerebrali hanno chiaramente provato che possiamo cambiare il cervello semplicemente pensando diversamente. Nel caso di un’attività come quella di suonare il piano, gli stessi circuiti saranno creati da chi fa fisicamente l’azione, così come da coloro che semplicemente si eserciteranno a riportare mentalmente alla memoria scale e accordi. Detto in altre parole, quando siamo veramente attenti e focalizzati, il cervello non conosce la differenza tra ciò che accade nell’occhio delle nostra mente e quello che invece prende forma nell’intero mondo.
D: Alcuni affermano che un pensiero è soltanto un pensiero, altri invece sostengono che i pensieri sono reali come le cose. Secondo la tua esperienza, quale delle due affermazioni è più vera?
I pensieri nel cervello sono cose reali, perché qualunque sia la loro provenienza, e qualsiasi siano le teorie sull’origine degli stessi, è necessario prendere atto che il pensiero ha degli effetti misurabili sul corpo; in altre parole, quando avete un pensiero producete sostanze chimiche, il vostro cervello rilascia o mette in circolo una serie di molecole, e in pochi istanti vi sentite esattamente nel modo in cui state pensando. Se si tratta di pensieri d’insicurezza vi sentirete insicuri, ora nell’istante in cui cominciate a sentirvi insicuri, dato che il cervello è in costante comunicazione con il corpo, cominciate a pensare proprio come vi sentite e vi sentite nel modo in cui pensate. Ecco l’effetto che il pensiero produce sul corpo, è un circolo vizioso.
D: Solo i pensieri intenzionali hanno il potere di cambiare la realtà? E gli altri?
Sì, parlo di un pensiero intenzionale conscio, che è la carica elettrica del campo quantistico, mentre il sentimento, la sensazione sono la carica magnetica. Il modo in cui pensiamo e sentiamo, crea il campo elettromagnetico che circonda il nostro corpo.
Che dire invece dei nostri pensieri non intenzionali? Sono anche chiamati pensieri inconsci e sono “cablati” così rigidamente nel cervello, perché continuiamo in modo inconsapevole e ripetitivo ad attivarli e collegarli. Quei pensieri hanno degli effetti altrettanto drastici nel campo quantistico.
Quello che intendo è che una persona può avere tutte le buone intenzioni del mondo, desiderare una vita grandiosa, ma siccome ha memorizzato la sofferenza per 20 o 40 anni, questa sofferenza inconscia è ciò che continua a creare gli stessi ostacoli, ripetitivamente, nella vita.
Quindi l’arte del cambiamento richiede una sorta di addestramento in quel sistema di “memorie automatiche”, riorganizzandolo in modo da dissolvere quei programmi subconsci che continuano a guidare tale persona verso lo stesso destino. E tali programmi sono basati sui suoi pensieri e sentimenti inconsci.
D: Quando sei guarito, chi è stato il guaritore, tu o quell’ordine o intelligenza superiore – di cui parli nel tuo libro “Riprogramma il tuo cervello” – oppure, per dirla alla rovescia, pensi di essere tu quell’ordine o intelligenza elevata?
No, no io non lo sono… siamo tutti connessi a quell’ordine o intelligenza superiore, ma gli stati emozionali e le caratteristiche abituali che noi memorizziamo in quanto identità, in quanto ego, sono ciò che ci separa da quel flusso d’intelligenza, che di fatto ci attraversa. Man mano che iniziamo a toglierci le maschere emozionali, ecco che tale intelligenza comincia a trapelare e a fluire attraverso di noi, e noi diventiamo più simili ad essa, più amorevoli, più gioiosi, più ricchi d’ispirazione, più creativi…
Mi ero rotto la schiena, potevo soltanto sedermi – al massimo guardare la televisione – e porre attenzione al modo in cui pensavo. E se credete che questa intelligenza-ordine sia reale, siete più avanti della maggior parte delle persone, dato che è invisibile, non la si può sperimentare con i sensi, quindi tendiamo a dimenticarcene.
Io, però, avevo una preparazione specifica nel campo della salute e quindi sapevo che c’è qualcosa che dà la vita ed è risanante. Sapevo che potevo incontrare quel “qualcosa”, e che rabbia e paura sarebbero state d’impedimento affinché fosse lei a compiere la guarigione. E’ a quel punto che ho notato dei cambiamenti nel mio corpo e ho cominciato a dire: “wow, oggi mi sento meglio…”. Adesso so che è stato quel potere, quell’intelligenza all’interno di ogni essere umano… ma siamo noi che dobbiamo andarle incontro.
D: Dunque, se alla fine non siamo la mente né la personalità, perché allora tutto questo darsi da fare per cambiarla?
L’enfasi sul cambiamento del cervello, della mente, si focalizza sull’effetto. Il cambiamento è l’effetto. Quindi, cambiare la mente è l’inizio e ciò che avvia un diverso funzionamento del cervello. Quando parliamo del cervello che si attiva secondo le stesse sequenze-combinazioni, è perché la persona pensa sempre gli stessi pensieri, secondo gli stessi schemi, potremmo dire che ha una mente molto finita e quindi crea letteralmente come un box nel cervello, non riesce a far sì che esso lavori secondo modelli diversi, non ha i circuiti per farlo. “Pensare al di fuori del box”, invece, vuol dire creare una nuova mente, far sì che il cervello lavori e funzioni secondo nuove sequenze, e l’ingrediente grezzo che consente di farlo più facilmente, è l’informazione.
D: Brevemente, qual è il tuo modo di vivere: “Io sono nelle mani della vita” o “la vita è nelle mie mani”?
Penso che sia una delicata danza tra le due cose, penso che il predeterminato e la casualità siano una danza. E’ il nostro essere in un processo di creatori divini che ci consente di lasciare i dettagli a quella Mente più grande, vivendo come se le nostre preghiere fossero già soddisfatte. Vivete così, lasciando che la causalità della mente più grande organizzi gli eventi in un modo che a noi non verrebbe mai in mente, così da poter rimanere sorpresi e innamoraci della vita, e che quella gioia che sentiamo ci ispiri a rifarlo di nuovo.
D: In un’altra intervista hai detto che non occorre essere un monaco buddista per evolvere il proprio cervello, chiunque può praticare l’osservazione, giusto?
Nelle neuroscienze questa definizione – l’osservazione dei nostri pensieri, l’osservazione delle nostre azioni, sentimenti, sensazioni – è chiamata “Metacognizione”. È questo il privilegio dell’essere umani, dato che noi possiamo farlo. Tra tutte le varie specie che esistono, noi siamo quelli che possiamo farlo, abbiamo questo privilegio, ed è proprio perché possiamo osservare i nostri pensieri, azioni e sentimenti, che possiamo permetterci di programmare diverse scelte in un’unica vita, invece di una serie di esposizioni nelle generazioni successive. La vita è un gran bel paradosso!
Fonte: http://www.scienzaeconoscenza.it
Se non si e’ capaci di veicolare un pensiero d amore come quello di dire ad un bambino in coma: svegliati torna in vita, come possiamo veicolare il nostro pensiero per muovere l ‘ abbondanza?…..