Madre anaffettiva: caratteristiche ed effetti sui figli
Dott. Emilio Alessio Loiacono
I primi anni di vita dei bimbi sono fondamentali per un loro corretto sviluppo emotivo e in questa fase più che mai, i genitori devono saper trasmettere amore. Ma quando la mamma non è in grado di manifestare amore e tenerezza, è facile che la crescita sia catalizzata da fattori di carenza emotiva, con conseguenze serie sul piano interpersonale.
Crescere con una madre anaffettiva, significa crescere sentendosi abbandonato, incapace di riconoscersi come individuo e di essere accolto dagli altri, manifestando il proprio diritto di esistere. Le madri anaffettive sono persone incapaci di esprimere liberamente le proprie emozioni, soprattutto quando si tratta di manifestare amore. Questo dipende solitamente da un vissuto personale problematico che ha impedito alla donna di sviluppare un rapporto sano con le emozioni e con se stessa. Fondamentalmente, la madre anaffettiva non ama abbastanza se stessa, per poter trasmettere amore ai suoi figli.
A livello relazionale comunicativo, sono madri che non sanno rimproverare, gratificare, sostenere, incoraggiare, proteggere, tranquillizzare, insegnare, ma, sanno solo squalificare, criticare, demotivare, scoraggiare, opprimere, intimidire, ricattare, imbrogliare…
Caratteristiche delle madri anaffettive
Le madri anaffettive sono l’esatto opposto delle iperprotettive: se queste ultime riempiono di attenzioni eccessive i figli fino a soffocarli, le anafettive non riescono a manifestare affetto, risultando gelide e distaccate.
– Hanno un rifiuto verso le manifestazioni d’affetto: un tipico segnale è l’incapacità di abbracciare, baciare, coccolare il bambino, che viene percepito come un ostacolo, un fastidio, qualcosa di irritante. Le motivazioni sono molteplici e le cause, generalmente, risiedono nel vissuto emotivo della donna, probabilmente a sua volta, “vittima” di una madre anaffettiva.
– Sono assenti: le madri anaffettive delegano tutto a figure sostitutive, non partecipano alla vita dei figli e non stanno mai con loro. Non conoscono i propri figli e scappano dall’incombenza di essere madre.
– Sono abili manipolatrici: le madri anaffettive non sono in grado di leggere e comprendere i propri figli. Si occupano prevalentemente di se stesse, e percepiscono la prole solo in funzione dei propri personali bisogni. Pretendono che tutto sia perfetto nella loro vita, inclusi i loro figli. L’unico modo che hanno per assicurarsene è di controllare tutto in prima persona.
Il ricatto morale nei confronti dei loro figli è il più vile, dato che per loro natura i bambini sono indifesi e non possono rendersi conto di essere imbrigliati in questo tipo di dinamica. Si tratta di un vero e proprio “tradimento” della mamma, che invece di proteggere il piccolo e prendersi cura di lui, ne abusa a livello psicologico.
Comunque venga espresso il ricatto, il messaggio sottostante è chiaro: “se non farai quello che dico io, mi farai stare molto male”. Per un bambino, per il quale il genitore è la persona più importante, il messaggio è devastante: genera paura, ansia, senso di colpa e lo spinge a muoversi in direzione opposta ai suoi profondi desideri. Conoscendo perfettamente i punti deboli del bambino, la madre anaffettiva fa leva sulla sua paura di perdere la relazione o di entrare in conflitto con lei.
– Sanno fare leva sui sensi di colpa: in seguito, quando i figli saranno adulti, la madre anaffettiva ricorderà e rinfaccerà tutti i sacrifici fatti per loro e sottolinierà quanto loro debbano esserle debitori. Si tratta del debito della vita che ha un valore enorme e, pertanto, non potrà “mai” essere colmato! Col suo comportamento da vittima, la madre anaffettiva comunica in modo inequivocabile che se il figlio non la accontenterà, soffrirà e la colpa sarà solo sua. Gli indurrà il senso di colpa, facendolo sentire responsabile del suo malessere e persino della sua vecchiaia.
– Fanno le vittime: le madri anaffettive hanno richieste martellanti che si risolvono in pianti, insistenze e voglia di farsi commiserare. La violenza di queste madri si manifesta nel sottoporre i propri figli a continui lamenti, invadono lo spazio dei figli pretendendo di essere comprese, protette e compatite. La madre anaffettiva chiede ai propri figli da bambini di non crearle problemi e da adulti di proteggerla e di aiutarla. Sono gelose. Mostrano gelosia nei confronti del figlio: magari perché ha successo con le persone, o magari ha un buon lavoro.
– Inversione di ruolo: con una madre anaffettiva inevitabilmente, il piccolo (anche se bambino/a) cercherà con tutti i suoi mezzi di farsi carico della madre; diverrà il genitore di sua madre.
Cosa comporta crescere con una madre anaffettiva?
Chi è cresciuto con una mamma anaffettiva, in età adulta, svilupperà poca autostima, disturbi da sindrome dell’abbandono, incapacità di manifestare le emozioni, disistima nei confronti dell’altro sesso. Certo, ogni individuo è a sé e le conseguenze variano a seconda del vissuto complessivo: difatti, una madre anaffettiva nei primi mesi di vita, potrebbe migliorarsi in un secondo tempo, riducendo i rischi per il figlio di sviluppare questi disturbi.
Cosa fare se hai avuto una mamma anaffettiva?
Non vi è colpa. Ognuno ha una storia personale, una vita. Ed è certo che qualsiasi relazione può essere recuperata cominciando a comunicare “diversamente”…
– Impara a prenderti cura di te stesso/a, a nutrirti di rapporti affettivi basati sul reciproco sostegno;
– Dai spazio ai tuoi interessi, alle tue passioni, ai tuoi amori, fino a costruirti un’identità stabile e indipendente;
– Non bloccare le tue emozioni ma lasciale scorrere, ricercando il contatto con la natura e con gli animali, veri depositari dell’affetto illimitato e incondizionato verso i loro padroni;
– Lasciati ispirare da modelli di riferimento materno alternativi (nonne, zie, tate), capaci di donare liberamente amore e riconoscimento;
– Impara ad accettare i limiti di tua madre e non ostinarti a cercare di cambiarla;
– Non cedere al risentimento e alla recriminazione. Saresti solo tu a soffrirne;
– Non cedere neanche ai sensi di colpa. Ognuno è responsabile delle sue azioni e del suo livello di coscienza;
– Circondati di persone gioiose e attive, capaci di apprezzarti e di valorizzarti.
Articolo del Dott. Emilio Alessio Loiacono – Medico Chirurgo
Fonte: https://medicinaonline.co/2017/01/05/madre-anaffettiva-caratteristiche-effetti-sui-figli-cosa-fare
non concordo più su questi pensieri che definisco “eccessi”.Adesso tutto è subordinato allo slogan “ama innanzitutto te stesso”..che per carità ci sta pure! ma attenzione,come ogni cosa ormai si esagerato.I nostri fallimenti personali si riducono ad una colpa di “qualcuno” che poi sono i genitori. in una società che sta continuando a distruggere ruoli e valori che comunque partivano da regole sensate mi sembra che non sia il “pensiero” più adatto da far emergere ad ogni costo.Infatti è in enorme crescita l’esigenza di rivolgersi allo psicologo: bambini, adolescenti,coppie che ancora nemmeno convivono. Io ho sempre creduto in questa figura ma adesso sinceramente no. ogni percorso inizia con dare anzi cercare quale colpa addossare al genitore. Se il terapeuta non è il massimo si finisce per creare solo rancori e disagi. Il figlio si sente come autorizzato a dover esigere delle scuse quasi per il solo fatto di averlo messo al mondo. Si prende un ulteriore manciata di sano egoismo e va per la sua strada. Al genitore, spesso di altra generazione,che mai è poi mai avrebbe mancato di rispetto ed amore al proprio padre o madre non resta che un forte disorientamento e dolore. A me sembra l’anticamera per non aver alcun senso di colpa quando i genitori ormai anziani finiscono nelle “case per ferie”. Non era meglio (soprattutto gratuita) la sana lettura di tanta narrativa che già anticipava il “crollo del mito genitoriale” ma al contempo quindi elaborare che da un certo punto in poi siamo come siamo, ognuno meravigliosamente straordinario e diverso, figlio per metà della genetica e per l’altra del proprio vissuto?Prendendo atto che le sconfitte sono semplici errori da non ripetere, il fallimento non esiste perché finché c’è vita c’è speranza e che tutti al mondo abbiamo sempre tanto bisogno di amore? Ci siamo nutriti di valori come appunto “onora il padre e la madre”.Comprendendone quindi limiti e difetti ma amandoli, perché parte del nostro DNA e tesoro di valori da trasmettere fino ai nipoti.. ma questa era un altra vita!