“Parenti serpenti”: quando allontanarli fa bene alla salute
di Sandra “Eshewa” Saporito
“Parenti serpenti, cugini assassini, fratelli coltelli”.
Alla faccia della classica famiglia del Mulino Bianco, il detto popolare ci confronta con una verità che suona come uno schiaffo in faccia: “I parenti sono come le scarpe: più sono stretti e più ti fanno male” diceva il nostro Totò nazionale, e come non essere d’accordo con questa perla di saggezza che osa mostrare la famiglia per ciò che, purtroppo, troppo spesso è: tossica.
Ogni famiglia ha la sua croce da portare, il suo lotto di segreti, problemi e litigi; ma in alcune, più di altre, alcuni membri instaurano dei legami malati, tossici, che non fanno altro che ferire gli altri, a volte con un piacere appena velato, a volte in maniera del tutto inconsapevole. Ma il dolore inflitto non è per questo ridotto.
“È pur sempre la famiglia!” si sente spesso dire e quindi si tace, si ingoia il rospo e ci si lecca le ferite di nascosto. Ma è giusto che per un legame di parentela ci si ritrovi a sopportare, oltre il limite, le angherie di alcuni membri della famiglia, anche se molto vicini?
La famiglia è il primo luogo dove impariamo a stare al mondo, ad entrare in contatto con gli altri e a socializzare, a capire quanto i nostri comportamenti possono influenzare la nostra cerchia… è vero. Ma se da una parte è una palestra dove allenare le proprie capacità di socializzazione, dall’altra è anche il miglior posto dove imparare a parare i colpi, a difendersi dalle dicerie e a reclamare il rispetto e il posto che ci spetta di diritto.
Le dinamiche “velenose” dei parenti tossici
Esistono alcune dinamiche che si ripetono nei diversi rami familiari: tra figli e genitori, tra fratelli e sorelle, e così via. Hanno un nucleo ben preciso che si manifesta con diverse sfumature, a seconda del grado di parentela ma l’essenza rimane la stessa. E se vuoi immunizzarti, devi sapere con che tipo di veleno hai a che fare… Ecco, dunque, alcune di queste dinamiche (in breve):
1. Narcisismo.
Ci sono alcuni parenti che manipolano gli altri membri della famiglia per poterli “risucchiare”: spesso sono quelli che seminano la zizzania, che hanno un “Divide et impera” stampato in testa e che tessono una ragnatela di intrighi e bugie solo per ricavarne qualche profitto.
Sono quelli con i quali ti ritrovi a camminare in continuazione sul filo del rasoio, quelli che hai paura di deludere perché sanno dove colpire per far davvero male, che ti fanno sentire in colpa ingiustamente, ecc. In questa situazione rischi di rimanere privo/a di energia, sia per le loro richieste incessanti, sia per lo sforzo nel mantenere il tuo equilibrio interiore, e una simil-quiete, con gli altri parenti manipolati.
2. Bullismo.
Alcuni membri della famiglia possono avere la tentazione di controllare e “bullizzare” gli altri parenti, per il semplice piacere di sentirsi forti, superiori, quasi onnipotenti. Queste persone nascondono dietro la loro autorità, spesso auto-proclamata, un’aggressività e una rabbia appena repressa, sintomo di un malessere profondo che riversano come un fiotto di lava sulle altre persone, e nella maggioranza dei casi proprio sulle persone più dolci, comprensive ed empatiche della famiglia. Il rischio che si instauri un vero “girone infernale” fatto di umiliazioni e violenze che andranno in crescendo, è purtroppo molto alto.
3. Disindividualizzazione.
Questa trappola è estremamente potente e presente nelle famiglie che sono molto attaccate al loro nome, alla loro eredità “storica”. Si parla della famiglia come se fosse un essere a se stante, mentre i singoli membri sono delle semplici “cellule”, per natura inferiori a questa entità.
Qui non sei visto come un individuo unico, con i suoi pregi, difetti e capacità, ma come un organo della famiglia; esisti e puoi esistere solo attraverso il “clan”, perciò sei costretto/a a rispondere alle sue regole, ai suoi dogmi, alle sue leggi… pena la “scomunica” e il disonore che deriverebbe da tale esclusione.
Il rischio per te è quello di vivere attraverso le aspirazioni che i parenti, anzi, “la famiglia” ha in serbo per te e di non vivere realmente la tua vita: diventi semplicemente un canale, un robot attraverso il quale la tua famiglia può raggiungere i suoi scopi. Non sei libero/a di vivere la tua vita: vivi per la famiglia e per nutrirla letteralmente di te.
Cosa fare per proteggersi (e liberarsi) dai parenti tossici?
Per prima cosa è fondamentale riconoscere che si ha il sacrosanto diritto di vivere la propria vita e che la famiglia potrà anche essere il punto di partenza di ogni individuo, ma non per questo motivo deve diventare un carcere dove scontare l’ergastolo.
Se la tua famiglia ti fagocita la vita, hai il diritto di chiedere che i tuoi spazi vengano rispettati. Con i parenti più tossici non temere di prendere le distanze, sia verbalmente (non sentirsi per un po’) che fisicamente: se la zia impicciona continua a lanciarti frecciatine assassine, non sei costretto/a a farle da bersaglio.
A volte, basta uscire da un ruolo troppo passivo o far sentire la propria voce per rimettere i punti sulle “i”; altre volte, è proprio nel momento in cui si osa aprire bocca che la furia dei famigerati parenti serpenti si scatena; sta di fatto che se ti avvelenano la vita, hai il diritto di difenderti e preservare la tua integrità.
Che tu voglia prendere le distanze per un po’ o per sempre, non si può fingere che le dinamiche che incontrerai in famiglia non le incontrerai di nuovo “fuori”: ecco che questa famigerata famiglia diventa quella spietata palestra che ti aiuta a farti le ossa, per affrontare il mondo e capire come comportarti quando ti ritroverai bloccato/a in dinamiche tossiche simili.
Per concludere, vorrei condividere con te un consiglio che ho ricevuto tanto tempo fa da un signore che era stato per molto tempo la “pecora nera” della sua famiglia, ma che era poi riuscito a staccarsi da quel ruolo e a vivere una vita da “uomo libero” come diceva lui: “Non scappare di fronte alle difficoltà, altrimenti saranno loro che rincorreranno te”.
Questo vale soprattutto quando si parla di rapporti interpersonali. Soprattutto in famiglia. Quind, non mettere mai la testa sotto la sabbia nella speranza che la tempesta passi; se vuoi tagliare i ponti, fà che sia una decisione presa con cognizione di causa.
In definitiva, nella famiglia devi essere come il buon giardiniere: cura ciò che si può curare e taglia i rami morti se occorre.
Articolo di Sandra “Eshewa” Saporito – autrice e shamanic storyteller
Fonte: www.risorsedellanima.it
Ci sono passata e ho tagliato i ponti con parenti miei ed acquisiti con cui non ho assolutamente niente in comune.
D’altronde i parenti capitano, non si scelgono purtroppo.
Per me famiglia sono coloro che ci scegliamo nella vita, umani e animali, e vivo benissimo non coltivando rapporti con persone dannose e veri parassiti energetici, perché i legami di sangue sono nulla di fronte a quelli del cuore e dell’anima.