“Sindrome degli antenati”: gli avi influenzano il nostro futuro?
La “sindrome degli antenati”, stando alla sua scopritrice, la dott.sa Anne Ancelin Schützenberger, consisterebbe nella trasmissione inconscia e involontaria nei legami trans-generazionali della ripetizione degli eventi irrisolti.
Secondo questa teoria, le persone proseguono in vita la catena delle generazioni precedenti, pagando un pegno al passato e, fintanto che non si è “cancellato il debito”, una “alleanza invisibile” spinge a ripetere, che se ne sia coscienti o meno, l’evento o gli eventi traumatici, le morti, le ingiustizie e persino le loro eco.
La Schützenberger sostiene che “siamo in fondo meno liberi di quanto crediamo”. Possiamo, però, riconquistare la libertà, capendo i sottili legami che ci tengono ancorati al passato, per poi lasciarli andare. Afferrando questi fili nella loro complessità, potremo così vivere la nostra vita e non quella, per esempio, dei nostri genitori, nonni o di un fratello morto, che rimpiazziamo, consapevolmente o a nostra insaputa, nella “catena” del nostro albero genealogico.
Se ci pensiamo bene, non è difficile comprendere a fondo quanto le tematiche familiari abbiano “peso” nella nostra esistenza perché, se non direttamente a noi, ci sarà comunque capitato di venire a conoscenza di dinamiche intricate in cui le famiglie si sfasciano magari per un’eredità o per un lutto, e sicuramente ognuno di noi, portando per un attimo l’attenzione al proprio albero genealogico, può “sentire”, “percepire”, “visualizzare”, una qualche disarmonia. Quello è certo un punto su cui portare attenzione.
Anne Ancelin Schützenberger
Anne Ancelin Schützenberger (Mosca, 29 marzo 1919) è una psicologa francese, professoressa emerita all’Università di Nizza, dove dirige da oltre vent’anni il laboratorio di psicologia sociale e clinica. È altresì cofondatrice dell’Associazione Internazionale di Psicoterapia di Gruppo. La sua esperienza è nota a livello internazionale, soprattutto nell’ambito della psicoterapia di gruppo e dello psicodramma. Ai suoi studi si deve lo sviluppo della tecnica del ‘genosociogramma’: albero genealogico che tiene conto, oltre che dei legami di parentela esistenti, anche del ripetersi di particolari traumi psichici e fisici di generazione in generazione. Il suo lavoro è essenzialmente mirato alla psico-genealogia, alla comunicazione non verbale e ai legami familiari.
Ormai novantottenne, Anne Ancelin Schützenberger è un nome storico nel campo della psichiatria internazionale. Il suo libro “La sindrome degli Antenati”, best-seller in Francia con ben 15 ristampe, rappresenta uno dei testi fondamentali della cosiddetta “psicologia trans generazionale”, una disciplina che si propone di curare malattie fisiche e mentali attraverso lo studio delle storie familiari.
I legami invisibili
La Schützenberger comincia a notare delle ricorrenze nelle dinamiche familiari dei suoi pazienti, e indagando, scopre che spesso ci sono vincoli comportamentali che possono essere ricondotti a ciò che è accaduto in vita agli avi. Ricorrenze, situazioni compensative apparentemente inspiegabili, avvenimenti che accadono in coincidenza con certi anniversari, possono essere ricondotti all’esperienza di un antenato che è incorso in una fatalità, gravando così su tutta la catena dei discendenti.
È allora nostra responsabilità, se vogliamo “svuotare lo zaino dal peso degli antenati”, farci carico di sciogliere questi condizionamenti che influenzando l’inconscio collettivo, lasciando tracce nella memoria delle nostre famiglie.
Spesso è facile risalire alle storie dei nostri avi, a volte invece il nostro albero genealogico contiene delle macchinazioni più complesse. Le trappole, le insidie nascoste nel nostro albero sono spesso rappresentate dal “non sapere” chi siano i nostri avi. Quando non si hanno notizie certe circa l’identità di chi ci ha preceduto, la comprensione risulta più ostica, tuttavia, anche in questi casi c’è un modo per fare chiarezza.
La lealtà invisibile
Uno dei concetti più importanti da afferrare quando ci si approccia a questo lavoro, è quello della ‘lealtà familiare’. Ognuno di noi, inconsciamente, è portato a interiorizzare lo spirito, le domande, le aspettative del proprio gruppo e a utilizzare le proprie attitudini per conformarsi alle ingiunzioni interne o interiorizzate. “Se non ci si assume questi obblighi, ci si sente colpevoli”, dice l’autrice, e questo è un punto interessante da considerare per definire non solo noi stessi, ma noi stessi all’interno di un sistema più ampio. Il senso di colpa, ma anche la ribellione, è sempre in relazione a dettami che giungono dalla struttura del sistema di credenze che viene trasmesso attraverso il modo in cui i membri della nostra famiglia agiscono.
La lealtà invisibile entra in gioco anche quando entriamo in una presunta “competizione” con chi ci precede. Se un figlio, ad esempio, percepisse che superando il livello di istruzione del genitore, diventerebbe una persona riconducibile a una categoria che il genitore odia (ricco, per esempio), il figlio tenderà a non rompere la lealtà invisibile pur di non fare un torto, pur di non creare attriti nell’albero. La promozione sociale/intellettuale/economica rischierebbe di creare divergenze in ambito familiare. Con un atto mancato, il figlio mantiene intatta la barriera di protezione che lo tiene in seno al nucleo, rispondendo inconsciamente al dettame del genitore che inviando un doppio messaggio contraddittorio, dice: “Io faccio di tutto per il tuo successo, lo voglio… ma temo che mi oltrepassi e che ci lasci o ci abbandoni”.
La cripta e il fantasma
Il pudore e una certa predisposizione umana a non indagare nei sottesi, nel nascosto, nelle ombre, fa sì che spesso non si parli in famiglia di tutti quegli accadimenti che possono aver segnato una discendenza. Sebbene questi complessi legami si possano vedere o anche solo intuire, il silenzio, anche inteso come forma di rispetto per i defunti, di cui si parla sempre bene dopo il trapasso, tende ad ammantare gli accadimenti familiari sotto una spessa coltre di scuro.
Nel 1978 due psicanalisti, Abraham e Torok, introdussero il concetto di “cripta” e di “fantasma” ovvero, quando all’interno dell’albero accade qualcosa di tremendo ad uno dei suoi membri – come, ad esempio, un’onta, una forte ingiustizia, un qualcosa di vergognoso, di equivoco – si tende a nascondere l’evento e la persona che ne è stata protagonista. Abraham e Torok si accorsero di questo, per via di alcuni comportamenti ingiustificati dei loro pazienti. Lavorando con persone che dicevano di aver fatto “qualcosa senza comprenderne la ragione”, iniziarono a notare strane corrispondenze, come se un fantasma uscisse dalla propria cripta e prendesse il controllo della persona, facendola così agire in modi completamente differenti dalle sue abitudini. Questo membro della famiglia conserva, in sostanza, in sé il “non-detto”, e lo incarna come a simboleggiare la presenza che si è invece voluto nascondere.
Genosociogramma
La Schützenberger da vita allo strumento di analisi del genosociogramma, ovvero la ricostruzione analitica dell’albero genealogico, che permette di individuare i collegamenti tra gli elementi di generazioni diverse. Nel genosociogramma possono rientrare anche persone non consanguinee, esterne alla famiglia, ma che in qualche modo sono state fondamentali nella storia familiare, che possono aver agito come benefattori, aiutanti, sostituti di ruoli fondamentali (le balie, ad esempio), ma anche coloro che hanno arrecato danno alla famiglia, in qualche modo. Per l’importanza del loro contributo (positivo o negativo), costoro rientrano a buon diritto nel sistema.
Un oggetto di analisi particolarmente importante è la coincidenza tra le date di nascita, di matrimonio, di morte, di incidente, dei diversi membri del sistema familiare: Schützenberger riscontra infatti la cosiddetta “sindrome da anniversario”, che si manifesta con l’insorgere di malattie o il verificarsi di incidenti, allo scadere di una certa età, o di una data particolare.
Oggi si fa un grande parlare di “uomo nuovo”, ma, alla luce di tutto quando detto finora, è facile comprendere come l’uomo veramente nuovo sarà quello che è riuscito a fare pace con tutti quei legami che lo trattengono in una vita non sua, che non gli appartiene, ma che deriva da chi è venuto prima di lui. Esistono per fortuna alcune tecniche in grado di risolvere le dinamiche distorte legate al proprio albero genealogico.
Logosintesi® e Logocostellazioni
Logosintesi è un sistema di cambiamento guidato, semplice ed elegante, che trova applicazione nella psicoterapia, nel counselling e nel coaching, ma può essere utilizzata anche come metodo di auto-aiuto. Logosintesi è stata scoperta e sviluppata dallo psicologo svizzero/olandese Willem Lammers nel 2005 e utilizza il potere delle parole per creare un cambiamento duraturo. Le Logocostellazioni sono uno strumento nato in seno a Logosintesi, che aiutano ad entrare in contatto con le percezioni sottili che derivano dagli aspetti disarmonici dell’albero genealogico.
Dermoriflessologia®
Nei primi anni ‘30 del ‘900, il neurologo friulano Giuseppe Calligaris, studia e identifica il modo per stimolare la pelle creando una connessione con l’inconscio. Gli studi di Calligaris, ripresi dagli anni ’90 da Gandini e Fumagalli, fanno parte di una tecnica olistica di straordinaria efficacia che prende appunto il nome di Dermoriflessologia, capace di connetterci con aspetti peculiari del nostro spazio personale e, attraverso i sogni, aiutarci a rielaborare molte dinamiche irrisolte, tra cui anche quelle legate all’albero genealogico.
Sequenze numeriche di Grabovoi
Le possibilità di applicazione di questa tecnica, in cui si utilizzano sia sequenze numeriche che tecniche di concentrazione, sono davvero tantissime ed anche creative. Ogni “Pilotaggio” pur seguendo un iter ben preciso, secondo le indicazioni dello scienziato russo, si sviluppa e si trasforma in un momento unico e speciale. Questo accade perché è un momento di concentrazione che richiede la massima attivazione di ogni risorsa interiore personale, ed è utile esserne consapevoli prima di iniziare a praticare questa tecnica.
Fonte: http://www.armoniaemozionale.it/sindrome-degli-antenati-gli-avi-influenzano-il-futuro/
Salve,credo propio che quello che mi è successo in questi anni abbia delle analogie forti con una mia antenata, mia nonna materna;che ahimé non ho conosciuto, ci sono date, aniversari, malattie, incidenti che coincidono.
Io l’avevo giá notato da solo, peró leggendo questo articolo ne ho avuto la conferma.
Spero di aver giá rotto questa “catena” anche perché mi é costata la Vita stessa, con sofferenze enormi.
Riprendermi,recuperarmi, insomma questo “lavoro di autoriparazione” è stato lungo difficoltoso, e naturalmente mi ha segnato.
Ci sono ciccatrici esterne ed interne, quelle piú pedanti da portare..
Tutto questo mi ha trasformato, sono una persona ricca di esperienze, forte,attenta,empatica,con alcune facoltá videnti.
Compreró il libro.
Cordiali saluti, grazie.