La “Dieta del Gruppo Sanguigno”: leggenda o realtà?
Dott.ssa Daniela del Noce, Naturopata e operatrice di Medicina Quantistica
Niente pizza per il gruppo O, niente pomodori per il gruppo A ecc… La dieta del gruppo sanguigno è una lunga lista di alimenti che possiamo o non possiamo mangiare, ma ha veramente un reale fondamento scientifico o si tratta solo di una teoria?
È già da un po’ di tempo che si parla della dieta del gruppo sanguigno. Tutto è nato dalla pubblicazione di un libro, scritto da Peter D’Adamo, medico naturopata, che si intitola “Eat right four your type”, dove l’autore sottolinea la necessità di una dieta personalizzata a seconda del gruppo sanguigno di appartenenza.
Il libro ha avuto molta risonanza e molto successo, anche se ha creato molti dubbi e perplessità circa il seguire o meno i consigli dispensati da D’Adamo. Ci sono i sostenitori del libro, e i suoi detrattori. Molte persone si chiedono se sia meglio tener conto di queste informazioni, oppure no… quindi cerchiamo di fare un po’ di chiarezza, sia su cosa è il gruppo sanguigno, sia su cosa centra quest’ultimo con la dieta, e se effettivamente esistono fondamenti scientifici a supporto di questa tesi. Cominciamo quindi dall’inizio.
Cos’è il gruppo sanguigno?
Il gruppo sanguigno è una caratteristica ereditaria legata ai globuli rossi, a tutte le cellule dell’organismo ed anche ai liquidi organici (ad es. il plasma). Il gruppo sanguigno diverso ha a che fare con una caratteristica del nostro sistema immunitario che riguarda la presenza di antigeni specifici sulle cellule del nostro corpo.
Gli antigeni sono delle molecole presenti sulla superficie delle cellule che fungono da “carta di identità” per aiutare l’organismo a riconoscere le sostanze amiche da quelle nemiche, in sostanza riconosce gli elementi estranei (virus, batteri, cellule tumorali ecc..) che portano su di loro antigeni diversi dai nostri, e se il nostro organismo li riconosce, produrrà degli anticorpi specifici per quelle sostanze nemiche incompatibili con il nostro organismo, cercando di distruggerli. Gli antigeni che determinano il gruppo sanguigno fanno parte dell’attività di difesa dai nemici dell’organismo, una sorta di carta di identità che il sistema immunitario controlla quando si trova in presenza di un elemento sospetto.
Gli esseri umani possiedono uno di quattro possibili gruppi. Se i nostri globuli rossi non sono portatori di nessun antigene, ci troviamo di fronte al gruppo 0, se portano un determinato tipo di proteina glicosilata appartengono al gruppo A, se ne portano un’altra appartengono al gruppo B, se infine sono portatori di entrambe, appartengono al gruppo AB. A questo punto la domanda è: ma che cosa c’entra il gruppo sanguigno con la dieta?
Cosa c’entra il gruppo sanguigno con la dieta?
Che cosa c’entrano gli antigeni con gli alimenti? Intanto, voglio puntualizzare che il gruppo sanguigno non causa effetti diversi del cibo nelle diverse persone, semplicemente il gruppo è usato come una sorta di etichetta, un bio-marker che si associa a tutta una serie di molte altre caratteristiche genetiche che, nel corso dell’evoluzione, si sono sviluppate parallelamente al gruppo sanguigno di appartenenza.
Secondo l’autore, Peter D’Adamo, il gruppo 0 è il gruppo più antico, per intenderci quello del cacciatore, l’uomo di Cro-Magnon, che viveva principalmente di caccia e di raccolta. Successivamente, quando la cacciagione divenne scarsa, si formarono comunità agricole, che addomesticavano gli animali, e in seguito alla selezione naturale si creò un nuovo gruppo, e cioè il gruppo A.
In tali comunità agricole, il gruppo A diventò dominante. Col passare del tempo altri tratti genetici si svilupparono in questi nuovi gruppi più stanziali, come ad esempio, la capacità di digerire meglio i cereali, rispetto al “vecchio” cacciatore, che non si era mai cibato di cereali. Per contro, i nuovi uomini avevano difficoltà a digerire porzioni abbondanti di carne, magari anche poco cotta, e ricca di germi che non si riuscivano a debellare con una buona cottura.
Ovviamente questo non significa che il gruppo 0 sia prettamente carnivoro e debba mangiare soprattutto carne, o il gruppo A sia solo vegetariano e non debba mangiare carne: semplicemente l’autore intende che la storia segnala una predisposizione evolutiva verso un certo tipo di alimentazione e di attività fisica più forte e vigorosa, piuttosto che un adattamento ad un regime più ricco di proteine vegetali e un’attività fisica più moderata.
Con ulteriori e successivi influssi di altri popoli migratori si è poi sviluppato il gruppo B, in climi più freddi e rigidi, in impervi territori negli altipiani nordici della terra, da cui nasceranno altri adattamenti evolutivi. Infine la nascita del gruppo AB, molto più recente, e piuttosto raro, deriva probabilmente dall’incontro delle popolazioni barbare nord-europee, portatrici del gruppo B, con i discendenti della civiltà Greco-Romana, portatori del gruppo A.
D’Adamo, sostiene che sulla base di questa diversa eredità genetica, esiste una diversa predisposizione alle malattie: il gruppo 0, ad esempio, sarebbe più predisposto all’ulcera peptica per la maggiore acidità di stomaco, malattie autoimmuni, artrite reumatoide e allergie per la maggiore aggressività del suo sistema immunitario. Ha però la capacità di combattere meglio le infezioni, e digerire cibi difficili come le proteine azotate.
Il gruppo A è più predisposto alle malattie croniche, come tumori, malattie cardiovascolari, e più esposto a disordini immunitari come la sclerosi multipla. Il gruppo B è più protetto da queste ultime, avendo un sistema immunitario più tollerante. Quindi meno soggetto ad allergie, malattie autoimmuni, ma più suscettibile alle infezioni.
Per quanto riguarda la dieta, D’adamo – che già nel 1957 aveva notato come pazienti appartenenti a gruppi sanguigni diversi, reagivano in modo diverso alla medesima alimentazione – sostiene che il sangue è la principale fonte di nutrimento per i tessuti. Ha intrapreso quindi un percorso di ricerca, allo scopo di stabilire se ci sia una correlazione tra malattie e gruppi sanguigni.
Ben presto è riuscito a collegare due delle principali malattie dello stomaco (cancro e ulcera peptica) rispettivamente ai gruppi A e 0, scoprendo poi che all’origine di questo collegamento ci sono le lectine, una famiglia di proteine agglutinanti contenute negli alimenti.
Le lectine reagiscono in modo diverso in base agli antigeni dei gruppi sanguigni, formando grumi che a volte sono facili da espellere, altre volte si depositano nell’organismo infiammandolo. Il primo step, secondo D’Adamo, è quindi quello di consumare alimenti che sono compatibili “storicamente” con quelli che consumavano i nostri progenitori e che contengono antigeni in accordo con il proprio gruppo sanguigno. Andiamo ora a spiegare meglio.
In che consiste la dieta del gruppo sanguigno?
In sintesi, il gruppo 0 è più compatibile con la carne, il pesce, le uova , frutta e verdura, ma non con latte, latticini e cereali; il gruppo A dovrebbe prediligere un’alimentazione vegetariana, e poche proteine animali, il gruppo B può mangiare un po’ di tutto, compresi latte e latticini, ma deve evitare i semi oleosi, la frutta secca e il pollo, per la questione delle lectine, che è il secondo pilastro di questa dieta.
Come detto prima, quando il nostro organismo individua un nemico, lo riconosce, rilascia degli anticorpi che si legano a quell’antigene nemico, formando una specie di colla, che fa sì che il nemico (ad esempio, un batterio), sia agglutinato, “ammanettato” per dirla facile, per poi essere riconosciuto ed eliminato.
Dato che gli antigeni dei gruppi sanguigni sono i più potenti per riconoscere i nemici, le reazioni a cui danno luogo sono le più forti e potenti. E dato poi che gli antigeni degli alimenti assomigliano a quelli dei gruppi sanguigni, se assumiamo antigeni poco compatibili geneticamente con il cibo, è come se facessimo una trasfusione di sangue del gruppo sbagliato. In quel caso, gli effetti potrebbero essere devastanti perché i diversi antigeni si farebbero la guerra come acerrimi nemici.
Quindi secondo D’Adamo, assumere cibi poco compatibili causerebbe agglutinazione tra il sangue e il cibo, con conseguenze negative sull’organismo. Queste proteine che causano l’agglutinazione si chiamano lectine. Sulla base di queste e anche altre ricerche (non sappiamo però bene quali…), D’Adamo ha così creato delle tabelle di alimenti compatibili con ogni gruppo sanguigno.
Attenzione! La dieta del gruppo sanguigno non ha, in realtà, un fondamento scientifico
Bisogna sottolineare che sono state fatte ricerche in vitro con cibi contenenti antigeni e gruppi sanguigni, ed in alcuni casi, pochi in verità, è avvenuta la famigerata agglutinazione. Diverso il discorso per la maggior parte dei cibi, con i quali non è avvenuta nessuna agglutinazione. Senza contare che una cosa è una prova in vitro, un’altra è ciò che accade all’interno del corpo, dove attraverso la digestione molte di queste lectine vengono distrutte.
Quindi, queste liste di alimenti potrebbero essere considerate un orientamento, ma non una legge scientifica, in quanto non esiste un fondamento scientifico sicuro di questa teoria, che rimane, appunto, una teoria.
La verità è che la maggior parte delle lectine causano agglutinazione, ma la causano nello stesso modo indipendentemente dal gruppo sanguigno! Rispondono quindi ad altri antigeni, e spesso causano agglutinazione, non dei globuli rossi, ma di altre cellule. Il problema delle lectine esiste, ma c’entra poco o niente con il nostro gruppo sanguigno, tenendo conto che il nostro sistema di difesa riesce ad essere fortunatamente piuttosto efficace nel debellare le lectine. Questo diventa un problema significativo solo in quelle persone che hanno difficoltà nell’impedire l’agglutinazione, poiché mancano di strutture efficacemente difensive: parlo soprattutto dei casi di favismo e della celiachia. In altri casi, le lectine sono considerate addirittura antitumorali, poiché promuovono l’agglutinazione delle cellule maligne.
Conclusioni sulla dieta del gruppo sanguigno
Positivo è l’approccio nutrigenomico di questo modello, nel senso che questo medico è stato uno dei primi che ci ha fatto comprendere che non tutti i cibi vanno bene per tutti, perché ciascuno di noi ha un patrimonio genetico diverso, e su questa base, lo stesso alimento può avere effetti diversi su persone diverse.
Questo significa che le diete, e i regimi alimentari in generale, vanno personalizzati e devono tener presenti molti fattori diversi, a seconda della storia personale, dei vari polimorfismi genetici, e non solo del gruppo sanguigno.
Molti autori sostengono che il limite di questa dieta è quello di essere assolutamente “semplicistica”, poiché ridurre tutto l’universo della nutrizione al solo “polimorfismo” del gruppo sanguigno, è controproducente. Basterebbe allora dividere tutta l’umanità in quattro gruppi ed assegnare ad ogni gruppo i cibi della “lista” per essere tutti sani. Esistono migliaia di altri polimorfismi genetici da considerare, senza tener conto del senso di colpa che ci verrebbe ogni volta che ci viene voglia di un cibo che non fa parte della nostra “lista” del gruppo sanguigno!
Non dimentichiamo che questa è solo una teoria come tante, ma è ben lungi dall’essere una verità assoluta. Una teoria è sempre comunque valida di rispetto, ma rimane pur sempre una teoria, finchè non si riesce a dimostrare con assoluta precisione e sperimentalmente la sua validità. Molti antropologi non sono neppure d’accordo sul fatto che il gruppo 0 sia il più antico, e su queste basi come possiamo tener conto di queste tabelle? Solo questa informazione mette in discussione tutta la teoria di D’Adamo.
Non esiste nessun lavoro scientifico a supporto di questa teoria e non esistono studi epidemiologici a supporto, solo dati aneddotici. Quindi non evitate la pizza (ma, magari, mangiatela solo ogni tanto) se appartenete al gruppo 0!
Se vi fa piacere, potete però sperimentare se effettivamente vi sentite meglio eliminando o prediligendo determinati alimenti, secondo la teoria di D’Adamo. Sempre però con il dovuto buon senso, sapendo che non esistono prove certe a suffragio di questa teoria, e tenendo conto che ci sono una miriade di altri fattori che determinano il modo in cui il nostro organismo reagisce agli alimenti.
Articolo della Dott.ssa Daniela del Noce, Naturopata e operatrice di Medicina Quantistica
Fonte: http://www.naturopatia-blog.it/la-dieta-del-gruppo-sanguigno-bufala-o-realta
Mi rincresce per chi continua a parlare di mancanza di prove scientifiche.
Posso confermare che la dieta del gruppo sanguigno è verificabile, è una realtà ed è utile e funzionale.
Ho mia madre che ha ripreso il suo peso forma corretto grazie alle linee guida descritte nel libro del Dottor Mozzi, orientandosi verso gli alimenti più tollerati per lei.
Come scrive il dottor Mozzi nella sua prefazione (che dubito leggano in molti) bisogna imparare ad ascoltare il proprio corpo, capire se un dato alimento è ben digerito o provoca sintomi e/o disagi.
La stessa cosa vale per chi segue una dieta onnivora, vegetariana o vegana.
La qualità degli ingredienti, il fatto di consumare cibo di stagione (niente peperoni a dicembre o fragole a gennaio) e consumare il giusto dedicando poi tempo a sé stessi.
Buonsenso insomma.
A voi la scelta.
Saluti