Prodotti bio. Sai cosa stai comprando?
di Luciano Gianazza
La verità sugli alimenti biologici provenienti dalla Cina.
Pensare che il governo italiano faccia qualcosa per controllare efficacemente gli alimenti biologici provenienti dalla Cina è da ingenui. Nel caso che lo stesse facendo, e qualcuno ne fosse a conoscenza, mi informi, sarò felice di correggere questo articolo e di porgere le mie scuse.
Viene detto che non possiamo fare a meno dei prodotti cinesi per la nostra economia. Oggi è vero purtroppo, ma tutto è stato architettato di proposito perché arrivassimo a questa situazione. Siamo schiavi di un sistema che pianifica in anticipo come le cose devono andare per renderci sempre più schiavi, senza che il “cittadino medio” se ne accorga.
Parte di questo piano è accettare che la Cina inquini se stessa e il mondo intero, che violi i diritti umani, che ci venda merci con sostanze tossiche, tranne a natale, i giocattoli dei bambini proprio no eh… (non per senso di responsabilità, è fumo negli occhi, è una rappresentazione teatrale, sirene, irruzione nei capannoni pieni di merce contraffatta che odora di colla e benzene, ecc.) e altre cose deprecabili. Passato natale tutto torna come prima.
Cercando fra i documenti della Commissione europea, ho solo trovato una mezza pagina che contiene le solite parole vuote, scritte da qualche agenzia di Relazioni Pubbliche, che possiamo riassumere come segue: “A seguito dell’accordo dello scorso anno per un piano di cooperazione in materia di agricoltura, che ha già iniziato a produrre risultati concreti, credo che ci sia ancora un enorme potenziale di sviluppo a vantaggio di entrambe le parti. […] La visita mira anche a stimolare il dialogo sugli aspetti commerciali legati ai prodotti agricoli, nonché la disposizione UE-Cina sull’equivalenza degli alimenti biologici e l’accordo sui prodotti alimentari di qualità”. (Fonte: Strengthening EU-China cooperation in the field of agriculture)
Il solito nulla di fatto, grondante di ipocrisia. Molte pratiche permesse in Cina per questa categoria di prodotti, sono infatti addirittura opposte alla cultura bio: di fatto viene solo limitato (ma non abolito) l’uso di pesticidi e fertilizzanti. In Cina esiste una normativa che potremmo dire copiata da quella europea e statunitense, mondata dalle norme impegnative, giusto per avere un modello copia-incolla, e non esiste, inoltre, un accordo bilaterale tra UE e Cina per il mutuo riconoscimento del marchio biologico e la certificazione viene fatta da enti autorizzati cinesi.
Dal sito della Ecor, si legge: La certificazione del prodotto biologico è un’ulteriore garanzia per il consumatore. Essa viene effettuata da Organismi di controllo autorizzati dal Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, in base al Regolamento dell’Unione Europea, attraverso tecnici specializzati e analisi mirate. Il codice dell’Organismo di controllo che ha effettuato la certificazione del prodotto biologico, si deve trovare sull’etichetta dei prodotti.
Ma cosa significa in realtà? Che è certo che un prodotto bio cinese certificato è realmente bio come lo intendiamo noi? No. In Italia, gli organismi di controllo effettuano ispezioni presso le aziende associate con cadenza almeno annuale. La valutazione consiste nel sopralluogo di un ispettore che controlla il rispetto delle normative e delle procedure, la tenuta dei registri e se necessario, in presenza di sospette violazioni, preleva campioni da sottoporre ad analisi.
Ma ai prodotti di importazione questa procedura non si applica. Si accetta la documentazione fornita dallo stato da dove i prodotti vengono importati. Nessuna analisi, nessun ulteriore controllo. Qualora sorgessero dei problemi c’è la risposta scarica barile: “Abbiamo concesso la certificazione in quanto i dati dichiarati nella documentazione fornita corrispondevano ai requisiti necessari. Faremo le nostre rimostranze al governo dello stato estero in questione.”
Problemi di sicurezza per gli alimenti biologici provenienti dalla Cina
Sono rimasto sorpreso nell’apprendere quanti alimenti importati dalla Cina siano in vendita nei negozi bio. La sicurezza alimentare è un problema critico per quanto riguarda le importazioni cinesi, non esistono soluzioni semplici per affrontare i rischi di sicurezza in tutti gli anelli della catena di distribuzione. Quando esaminate da enti appositi statunitensi, secondo un rapporto dagli stessi emanato, in tali merci è stata riscontrata la presenza di additivi pericolosi, residui di farmaci veterinari ed etichettatura falsificata, oltre a comune sporcizia. Non sono riuscito a trovare fonti europee o italiane in proposito, ma questo non significa che non esista il problema, semplicemente potrebbero non essere state fatte le verifiche necessarie. Sporcizia e additivi pericolosi sono le violazioni più comuni nelle importazioni cinesi e la lettura di ciò che costituisce “sporcizia”, in questo contesto, è consigliato solo a chi ha lo stomaco forte.
Ciò che questo rapporto ha reso evidente, è che l’inquinamento in Cina è così prevalente che anche la più stringente regolamentazione è improbabile che possa produrre miglioramenti nella qualità degli alimenti, biologici inclusi. In Cina, i prodotti chimici agricoli vietati in Europa sono ancora in uso e anche quando non vengono usati, ad esempio, in coltivazioni campione per ottenere certificazioni, sono comunque presenti nel suolo e nell’acqua. Molte aziende si trovano in regioni industriali in cui si concentra l’inquinamento dell’aria, dell’acqua e del suolo, soprattutto in termini di livelli di cadmio e di piombo. Rifiuti animali e umani, poi, rovinano l’acqua; molti lavoratori non hanno la consapevolezza dell’igiene e la tenuta fraudolenta dei registri, è prassi comune.
L’inquinamento in Cina
In termini di inquinamento, solo il cinque per cento delle acque di scarico delle famiglie e il 17 per cento delle acque reflue industriali, in Cina viene trattato correttamente. Uno studio del governo cinese ha rilevato che il 90 per cento delle acque sotterranee cinesi è inquinato. La Cina è il più grande consumatore mondiale di fertilizzanti chimici e uno dei maggiori produttori e utilizzatori di pesticidi.
Una cosa che rattrista è che i contadini cinesi tradizionalmente da sempre hanno utilizzato il metodo di coltivazione biologico, metodo che supererebbe senza esito anche i nostri più severi esami per una certificazione bio. Quando, però, i terreni agricoli sono stati socializzati nel 1960, sono stati costretti da parte del governo cinese a utilizzare le nuove tecniche agricole, fertilizzanti e pesticidi. Dopo decenni di utilizzo pesante di tali prodotti chimici, la qualità del suolo è deteriorata a tal punto che è quasi impossibile coltivare prodotti veramente biologici in Cina. In alcune area della Cina, le api sono state distrutte dal PCB e i fiori vengono addirittura impollinati a mano.
Certificazione Biologica in Cina
La Cina sta per diventare il più grande mercato del biologico nel mondo. I problemi di salute della popolazione cinese a causa del cibo e dell’inquinamento sono sempre più evidenti e l’attenzione sulla sana alimentazione con cibi biologici lo sta facendo diventare un mercato redditizio. I nuovi ricchi della Cina (sono circa 600 milioni i cosiddetti benestanti) che hanno iniziato a documentarsi sugli alimenti biologici e il mantenimento della salute con metodi naturali, sono disposti a pagare il 300% in più per la carne bio e in generale da 5 a 10 volte in più per la frutta e la verdura biologiche. Questo tipo di profitto spinge a pratiche senza scrupoli.
La certificazione biologica in Cina è diversificata quanto la flora e la fauna della giungla. Il Centro di Certificazione Cinese dell’Alimentazione biologica (COFCC – Chinese Organic Food Certification Center) è l’organo di controllo e certificazione governativo, ma certifica meno del 30 per cento dei prodotti biologici. Il rimanente viene certificato tramite terzi, imprese private, singoli ispettori e aziende internazionali.
Come ho detto prima, non ho trovato alcun accordo tra la Cina e l’Europa, per far rispettare le norme europee per quanto riguarda ciò che deve essere definito biologico certificato. Persino gli stessi nebulosi standard di certificazione cinesi, sono scarsamente applicati. In Cina, non esiste alcuna autorità trasparente, la falsa etichettatura è comune e molti produttori continuano ad applicare le etichette con il marchio bio sui loro prodotti, anche dopo che hanno perso la certificazione o è scaduta. Alcune aziende del biologico in Cina non so nemmeno produttori, ma subappaltano ad altri. Alcune aziende etichettano tutti i loro prodotti come biologici, quando solo una piccola parte della loro produzione proviene da agricoltura biologica.
Quando chiedo a un negoziante: “Ma come fai ad essere sicuro che i prodotti cinesi che vendi siano veramente bio?” quasi sempre la risposta è più o meno questa: “Ah, ma questa è un’azienda seria, manda spesso i suoi rappresentanti in Cina, fanno le dovute verifiche prima di importare un prodotto!” C’è sempre un pezzo di verità nelle favole, mi viene in mente la rana del proverbio, anch’esso cinese, che dal fondo di un pozzo guarda in su e crede che quel che vede sia tutto il cielo. I campioni che ispeziona il rappresentante potrebbero infatti arrivare da chissà quale altra parte della Cina.
I negozianti che conoscono la situazione e non desiderano trattarti da imbecille, alzano le spalle e dicono: “Che ci vuoi fare, le cose stanno così. In passato giravo le aziende locali, ma il problema è che dovrei girare tutta la regione per poi chiedere ad ognuno i prodotti specifici che coltivano, le grande aziende del biologico sono organizzate e basta che ordini quello che ti serve e te lo spediscono il giorno dopo. Se vado in giro a cercare i prodotti, non ho più tempo per stare in negozio a vendere. Come le erboristerie: quasi nessun erborista prepara più le miscele di erbe, ordinano alle grandi aziende specializzate quello che serve per riempire gli scaffali.”
Magari mi sbaglio, ma mi piacerebbe comunque che un chimico con tutto l’occorrente per fare un’analisi, comprasse, ad esempio, a casaccio un pacchetto di grano saraceno di importazione dalla Cina in un negozio bio, e dopo averlo analizzato per presenza o meno di pesticidi e metalli pesanti e qualsiasi altro elemento nocivo, esponesse poi i risultati.
Gli enti preposti concedono la certificazione a prodotti importati, solo sulla base di documenti cartacei e non controllano in loco per verificare se le condizioni stabilite sono veramente osservate nella pratica. Basti dire che le agenzie governative della Cina non sono in grado di far rispettare nemmeno le proprie leggi in materia, figuriamoci le nostre normative…
Ho comprato un pacchetto di grano saraceno della Ecor. Sul retro della confezione si legge sotto il marchio bio con le stelline allineate che formano la fogliolina verde:
marchio foglia verde bio
IT-BIO-014
Agricoltura Cina
Organismo di controllo autorizzato
dal MiPAAF IT-BIO-014
Operatore controllato N. 07784
Poi sotto le informazioni su come effettuare la raccolta differenziata del sacchetto di plastica, tutto scritto in grassetto, pare che sia la cosa più importante! Sul grano saraceno di altre aziende c’è scritto solo “prodotto non EU”.
La corruzione in Cina
Il governo centrale è lontano… la Cina è davvero grande. Ammesso che voglia far rispettare gli accordi, i governi locali coprono ogni scandalo, per loro è normale e doveroso. Questi governi locali sono strettamente legati ai produttori agricoli ed è nel proprio interesse economico aumentare la produzione in ogni modo possibile, anche per allentare la pressione da parte del governo centrale.
Il sistema giudiziario ha legami con i produttori agricoli, e le notizie dei media sono controllate dal governo cinese. Le tangenti per le licenze sono comuni e l’etica non è molto considerata nel settore alimentare in Cina. Stiamo parlando di un regime in cui le minoranze e le opposizioni vengono sistematicamente incarcerate e spesso costrette a lavorare con orari massacranti e senza alcun tipo di tutela o remunerazione, in piena violazione dei diritti umani. Prodotti coltivati da tale mano d’opera, vittime dell’oppressione, anche se fossero materialmente biologici, conterrebbero dolore e ingiustizia.
L’uso di additivi per migliorare l’aspetto e il gusto prevale, inoltre, sulla tutela della salute. Gli agricoltori cinesi di oggi non scelgono volontariamente di coltivare prodotti biologici, ma viene loro imposto. I capi villaggio hanno il compito di gestire le cooperative agricole e sono i guardiani che tengono a bada i rappresentanti “troppo curiosi” delle agenzie di certificazione estere. La norma è che a un rappresentante vengano mostrati campioni di prodotti di agricoltura biologica, piuttosto che tutte le fasi dei metodi di coltivazione all’interno delle cooperative degli agricoltori e molti di questi capi villaggio non sanno cosa significhi biologico o non conoscono nemmeno i processi della coltivazione biologica.
Vengono organizzati dei tour per far visitare le aziende agricole ai rappresentanti delle agenzie di certificazione (rari) e ai rappresentanti (che sono per lo più) del tipo “l’uomo belmonte ha detto sì” delle aziende che intendono importare i prodotti (e che presenteranno poi la documentazione ed eventualmente i campioni – ma sappiamo che i campioni possono non corrispondere alla produzione reale – all’organismo di controllo del proprio paese per la certificazione bio). I funzionari locali spesso disturbano, fanno perdere tempo o ingannano questi rappresentanti.
L’etichettatura fraudolenta è molto comune nella preparazione degli alimenti, e non solo in Cina ma anche in EU, e dato che tanti dipartimenti e agenzie sono coinvolti in questa catena, ci sono molti modi per aggirare norme e leggi. La crescente domanda di alimenti biologici e il profitto maggiore ottenibile importandoli dalla Cina, sta rovinando la produzione in Europa.
Le piccole aziende sono state divorate dalle grandi imprese e l’agricoltura biologica con il contadino con in mano la zappa sta scomparendo, per diventare un’agricoltura biologica industriale. Per vedere chi possiede il tuo marchio biologico preferito, controlla sulle pagine delle grandi aziende. Per esempio, nella sezione “I marchi parlano di noi!” della Ki troverai 13 pagine piene di marchi, bio e non, circa 200. La verità è che non esiste uno standard perfetto. Ma, in generale, gli alimenti biologici sono di qualità superiore rispetto a quelli convenzionali.
Mi sento comunque di raccomandare di non comprare alimenti provenienti dalla Cina, che siano biologici o meno. La loro produzione non è affatto trasparente. Consiglio anche di fare la spesa nei mercatini degli agricoltori locali, di stabilire rapporti di amicizia con loro, di chiedere come producono i prodotti, cosa usano o non usano. Ne ho conosciuti di sinceri, intenzionati a produrre qualcosa di veramente sano, non interessati al solo profitto. Acquistare nella zona dove si risiede o presso un’azienda biologica di proprietà di un singolo o di una famiglia che non lavori per i grossi gruppi offre, generalmente, più garanzie per tutti gli alimenti, non solo quelli biologici.
Riassumendo:
– I prodotti cinesi, sia biologici che da agricoltura che utilizza pesticidi e diserbanti, stanno diventando una fonte comune di approvvigionamento alimentare per l’Italia.
– L’inquinamento ambientale in Cina rende qualsiasi cibo coltivato pericoloso per la salute o carente di nutrienti.
– La certificazione biologica degli alimenti cinesi è una barzelletta.
– La corruzione è comune in Cina e in modo marcato nel settore agricolo.
– I regolamenti sulla certificazione in tutto il mondo sono gravemente compromessi da interessi corporativi.
– È meglio conoscere la persona che produce e vende i propri prodotti, visitare la sua proprietà, osservare, piuttosto che contare sulle certificazioni biologiche.
– Leggere bene le etichette è importante: è possibile trovare ancora prodotti italiani, anche se stanno scomparendo.
Articolo di Luciano Gianazza
Fonte: https://www.medicinenon.it/prodotti-bio-sai-cosa-stai-comprando
Articolo illuminante ed estremamente -tristemente- interessante. Grazie infinite. Da questo momento in poi controllerò attentamente che i prodotti bio che acquisto non provengano dalla Cina e che siano preferibilmente italiani/europei.
Chissà per quale motivo la popolazione che si vuole informare veramente è costretta a ricorrere ad internet. Alimentazione così come guerre, vaccini… L’informazione, quella vera, ormai è morta e sepolta sotto tonnellate di soldi…