Cooperare: ce lo insegnano le nostre cellule
Per Bruce Lipton l’evoluzione umana compie dei salti, non è un evento casuale… (contrariamente a quanto sostenuto dal culto darwinista). Lipton afferma che a periodi di stabilità seguono dei salti evolutivi, e che questi hanno a che fare, o sono la diretta conseguenza, della capacità di singole entità di unirsi in comunità. Ogni comunità si trasforma poi, essa stessa, in una nuova entità.
Il primo esempio di questo concetto, sono i batteri che hanno imparato a riunirsi in comunità e che la scienza chiama eucarioti. Dopo un periodo monocellulare, il salto successivo nell’evoluzione è quello in organismo multicellulare, ovvero un essere formato da multi comunità di amebe. Ed eccoci a noi, all’essere umano: “una comunità multicellulare di 50 trilioni di amebe, che a loro volta sono una comunità di batteri” (B.Lipton).
Nel suo libro “Evoluzione spontanea – come raggiungere il futuro positivo che ci attende“ Bruce Lipton sostiene che siamo circondati dalla prova che stiamo per compiere un grande balzo in avanti nella crescita della nostra specie: “Siamo qui su un pianeta di 6.5 miliardi di persone, che si distruggono l’un l’altra e che distruggono il pianeta in cui abitano, e pensiamo che la causa sia la sua popolazione che sta andando fuori controllo e altre cose del genere… Dunque, ci vediamo come singole entità individuali, questa è la mia percezione. Ma non siamo un singolo niente. Ognuno di noi è una comunità, abbiamo una comunità di 50 trilioni di cellule sotto la nostra pelle. Ed ogni cellula è un equivalente funzionale biologico di una persona in miniatura“.
“Ogni cellula, infatti, ha nel suo interno ogni funzione del nostro corpo. Ogni cellula è, per così dire, un umano in miniatura, (non vi dice niente il vecchio adagio esoterico che recita: “come sopra così sotto”?), quindi sotto la vostra pelle avete 50 trilioni di cittadini. Ognuno ha un lavoro, svolge una funzione per la salute dell’intero organismo, ognuno riceve dei nutrimenti, le scorie vengono espulse, e tutti vivono in una società armoniosa, dove se tutto è ok, state veramente bene. Vi rappresentate come entità… ma in realtà ci sono 50 trilioni di cellule che vivono in voi, armonicamente”.
Lipton poi estende questo concetto “biologico” alla società, che definisce anch’essa un “unicum”: “Se potete vivere in armonia con 50 trilioni di cellule dentro di voi, perché una società di 6,5 miliardi di persone (costituite tutte delle stesse cellule), non può immaginarsi e creare un modo per vivere in pace? Loro (i vostri 50 trilioni di cellule) vivono in una società che ha regole e ordinamenti, e sono esistite per un miliardo di anni, prima che ci fossimo noi”.
“Se avete capito le dinamiche di come l’energia viene scambiata in questo sistema, di come le cellule fanno il loro lavoro e le regole che le tengono unite in questa comunità meravigliosa, cooperativa, sana, crescente e amorevole, proprio quella che trovate in un corpo umano sano; se guardate a quella popolazione ed osservate come si comportano, non si capisce perché 6,5 miliardi di persone non possano vivere ugualmente nell’armonia, esattamente come avviene in un corpo sano”.
“Come sarebbe se la vita si basasse sulla cooperazione piuttosto che sulla competizione? C’è un credo darwiniano che sostiene che la vita e l’evoluzione siano basate sulla sopravvivenza del più adatto; cosa che evidenzia una competizione interna ed una battaglia per l’esistenza che andrebbe avanti in eterno. La nuova scienza, invece, mostra che questo non è corretto, e che l’evoluzione non è basata sulla competizione, quanto piuttosto sulla cooperazione. Questa è una profonda differenza che ci dice che se vogliamo evolvere come specie, dobbiamo smettere di competere ed iniziare a comprendere che ci siamo evoluti per vivere armoniosamente su questo pianeta in una comunità di persone chiamata umanità. Dobbiamo imparare a cooperare“.
Tratto da: Evoluzione spontanea – come raggiungere il futuro positivo che ci attende, di Bruce Lipton
Traduzione di Cristina Bassi
Commenti
Cooperare: ce lo insegnano le nostre cellule — Nessun commento