Il dio Scienza e i suoi comandamenti
Rupert Sheldrake, uno degli scienziati più innovativi a livello mondiale, ci spiega perché i dogmi della scienza sono limitanti e quindi un potenziale pericolo per il futuro dell’umanità.
Il credo materialista, professato da scienziati che hanno assunto l’autorità di un nuovo sacerdozio, ha trasformato la scienza da un metodo d’indagine aperto e flessibile a un massiccio sistema di convinzioni. Sheldrake ci invita a porci con coraggio nuove domande, offrendoci al contempo la possibilità di scoperte inimmaginabili e una nuova visione del reale, e di ciò che è possibile.
I comandamenti della scienza sono scolpiti nella materia meccanica, da corpi inerti e menti limitate alla massa cerebrale. Imponenti nella loro autorevolezza sono tali da influenzare, alla base, la visione dell’universo, della vita sulla terra, della mente, della coscienza, della medicina… Megafonati dai media, infiltrati in strumenti come Wikipedia, pubblicati in ogni bibbia scientifica, nei testi scolastici e universitari, rappresentano a tutt’oggi il sapere della scienza e, a seguire, della visione/cultura materialista della nostra civiltà.
Nessuno nega che abbiano fornito ingenti miracoli al progresso tecnologico, e tuttavia è altrettanto evidente come oggi stiano franando. Gli scienziati del dogma, non tengono più il passo con la vera scienza. Negando la coscienza, si rischia di negare la vita e il suo movimento. La scienza – ci mostra Rupert Sheldrake, uno degli scienziati più innovativi a livello mondiale – è diventata più dogmatica che scientifica. Il suo libro, intitolato nella versione italiana “Le illusioni della scienza”, dovrebbe circolare in tutte le scuole superiori e le università, per stimolare di nuovo l’indagine, la ricerca in aree inesplorate, lo spirito vitale del metodo scientifico. La Scienza crede ormai di aver scoperto e spiegato quasi tutto. Quindi da tempo, si è seduta sulle parole di alcuni suoi insigni rappresentanti, dichiarati ed acclamati come punti d’arrivo, capolinea. E così a un capolinea siamo arrivati davvero, quello della scienza meccanicistica stessa, quello della moribonda ideologia materialista, quello dell’autorità di una medicina solo chimico-chirurgica. Può sembrare una disamina eccessiva, eppure la realtà sembra questa.
Ecco un estratto di un’intervista al biologo di fama mondiale Rupert Sheldrake (a cura di Elsa Masetti):
D: Sembra essere un condizionamento quasi universale: “Se la scienza dice che è vero, deve essere così”. Da dove deriva questa fede nella scienza?
R: La scienza possiede un’autorità enorme perché i suoi risultati tecnologici sono impressionanti. I computers, internet, i telefoni cellulari, i jet, impressionano tutti, e a ragione. Sono nuovi nella storia dell’umanità e la scienza li ha resi possibili. Allo stesso modo, tutti sono giustamente impressionati dai trionfi della medicina moderna, come gli antibiotici e più recentemente la chirurgia mininvasiva. Questo rende la scienza estremamente importante nel mondo contemporaneo. E da quando la scienza moderna è iniziata – nel XVII secolo – si è sempre basata sullo slogan di Francesco Bacone, il principale profeta della scienza: “la conoscenza è potere”.
Nel XIX secolo essa è diventata il principale interesse dei movimenti sociali che volevano stabilire una nuova agenda politica, come il comunismo, che si dichiarò scientifico. Questi movimenti sociali impostarono la scienza come fonte di autorità che rivaleggiasse con la religione. Erano spesso antireligiosi e vedevano gli scienziati come una nuova forma di sacerdozio. Ed è andata avanti così. Con ogni nuovo trionfo della scienza e della tecnologia il prestigio è aumentato, almeno fino ai tempi odierni. Tuttavia, oggi la scienza è diventata un sistema di credenze dogmatico, e quindi molti ne mettono in discussione i suoi presupposti. E siccome gli effetti nocivi, suoi e della tecnologia globalizzante, diventano sempre più evidenti – ad esempio, attraverso il fenomeno del cambiamento climatico – ancora di più diventa importante porsi domande su ciò che accade.
D: La realtà è materiale? Se non lo è, le dispiacerebbe spiegare a nostri lettori la sua conoscenza diretta di ciò?
R: Naturalmente parte della realtà è materiale, fatta di materia. Nessuno sarebbe in disaccordo su questo. La filosofia del materialismo, però, afferma che tutto è, in ultima analisi, materiale, anche la coscienza. Le nostre menti, perciò non sarebbero altro che il prodotto del cervello. L’attività mentale è attività cerebrale e niente più.
Non è questo, però, il presupposto con cui la scienza moderna ha avuto inizio. Nel XVII secolo si basava su una netta dualità tra mente e materia. Cartesio pensava che tutta la materia fosse incosciente e meccanica, i corpi umani erano inconsci e meccanici, a parte l’interazione con la mente conscia in una piccola regione del cervello. Le uniche menti coscienti nell’universo erano quelle degli esseri umani, degli angeli e di Dio. Questo estremo dualismo permetteva alla scienza meccanicistica di coesistere con la religione, e concedeva agli scienziati di rimanere religiosi pur trattando la natura come meccanica. C’è stato, però, un cambiamento nel XIX secolo, quando coloro che si opponevano al dualismo cartesiano provarono a sostituirlo con un monismo di un tipo o dell’altro. Gli idealisti cercarono di sostenere che tutto era mente, e i materialisti che tutto era materia. Alla fine, i materialisti trionfarono e nel tardo XIX secolo il materialismo divenne la visione del mondo di default, predefinita delle scienze.
Ci sono però due problemi fondamentali con quest’atteggiamento. Il primo è che la fisica stessa ha trasceso il materialismo, perché la materia non è più il suo ultimo principio esplicativo. La materia stessa è spiegata in termini di campi e di energia. Un elettrone è una vibrazione all’interno di un campo di elettroni, un atomo è un modello vibratorio di attività all’interno dei campi quantistici di nuclei ed elettroni. La materia è diventata un processo piuttosto che una cosa.
In secondo luogo, il materialismo non fornisce alcuna spiegazione riguardo alla coscienza, e infatti da un rigoroso punto di vista materialistico, la coscienza non dovrebbe esistere. Tuttavia esiste, almeno negli esseri umani (ma molti sostengono che vi sia in ogni essere vivente). Nel campo degli studi sulla coscienza, vi è ora un vivace dibattito sulla filosofia materialista, e un numero crescente di ex-materialisti stanno adottando una diversa filosofia della natura, il panpsichismo, secondo il quale vi è un qualche aspetto della mente a tutti i livelli della natura, nei sistemi di auto organizzazione, anche negli elettroni e negli atomi.
D: Nella sua esperienza scientifica esiste la coscienza? Se sì, come lo sa?
R: La scienza stessa è basata sulla coscienza. Nella teoria quantistica è generalmente riconosciuto che tutte le osservazioni richiedono degli osservatori e quindi le menti dei fisici. Ma questo è vero per qualsiasi tipo di osservazione. Osservare richiede degli osservatori e quindi delle menti. La Scienza nasce dall’esperienza umana, e questa non può essere spiegata semplicemente in termini di scienza materialista. Questo è un punto logico semplice ed evidente. La scienza presuppone la coscienza, ma non è in grado di spiegare ciò che essa stessa presuppone.
D: Potrebbe sembrare, dalle sue parole, che mente e coscienza siano la stessa cosa, è così?
R: Non penso che la mente sia uguale alla coscienza, perché, naturalmente, molta della nostra mente è inconscia. Credo che gli aspetti abituali della mente siano ampiamente inconsci, come le abitudini in generale. La nostra coscienza riguarda in gran parte azioni potenziali, il futuro e le scelte tra più possibilità.
D: Qual è secondo lei il tabù della scienza più duro a morire?
R: Come mostro nel mio libro, “Le illusioni della scienza”, ci sono dieci dogmi fondamentali e ognuno di essi è protetto da tabù. Mettere in discussione uno di questi dogmi provoca in automatico attacchi dai difensori dell’ortodossia. Molti, del resto, non sono consapevoli della maggior parte di questi tabù. Per esempio, l’idea che la memoria sia immagazzinata nel cervello è data per scontata da molte persone, così come tra gli scienziati stessi, solo perché non riescono ad immaginarsi dove altrimenti potrebbe trovarsi. Un altro tabù di cui molti sono coscienti, e anche il più fortemente combattuto, è quello contro i fenomeni psichici. I materialisti credono che la mente sia nient’altro che il cervello, e che perciò essa si trovi dentro la testa. Per questa ragione i fenomeni come la telepatia dovrebbero essere inesistenti, perché la mente non può avere effetti a distanza. Le organizzazioni dei cosiddetti scettici cercano di difendere una sorta di materialismo ortodosso, negando l’evidenza di qualsiasi fenomeno psichico, respingendone le prove scientifiche come imperfette o fraudolente. Ho avuto molte discussioni con i cosiddetti scettici e la cosa che è diventata più chiara è che la maggior parte non sa nulla di ricerca sui fenomeni psichici. Essi credono di sapere in anticipo che questi fenomeni sono impossibili, quindi non c’è bisogno alcuno di cercarne le prove. Questo è un perfetto esempio di pregiudizio, che, a mio parere, è anti-scientifico, non scientifico: inibisce l’indagine e l’esplorazione, chiudendo la scienza entro limiti dogmatici ristretti.
D: Se il potere non è nella conoscenza – come ha affermato Bacone – dove, a suo avviso, dovrebbe risiedere?
R: Non c’è dubbio che il potere sia confermato da un certo tipo di conoscenza. La conoscenza dalla quale dipendono le tecnologie conferisce un potere enorme sugli umani. Ci sono, però, ovviamente molti atri generi di potere. I leader carismatici non derivano il loro potere dal fatto di conoscere più di altri, ma da una qualità che convince e attrae. Il potere di grandi leader spirituali può dipendere da una certa conoscenza, ma è evidente che sia possibile essere un santo senza essere un filosofo o un teologo.
D: Possono degli scienziati che vivono nel quotidiano credendo di essere il loro corpo (materia) – come quasi ognuno di noi crede – lasciare davvero andare una visione meccanicistica della scienza? Così il punto sembra sia a monte della scienza, ovvero in un’identità fuorviante…
R: Molti scienziati sono materialisti e quindi negano il libero arbitrio. Credono anche che la loro mente sia confinata al cervello. In pratica, però, questo non è il loro modo di vivere. Il sistema di convinzioni dei materialisti, dovrebbe significare che la loro stessa credenza nel materialismo sia solo una conseguenza dell’attività fisica del cervello. A loro piace credere, però, di aver scelto la loro fede sulla base della scienza, della ragione e della prova. Essi non si limitano a crederci perché il cervello impone loro di farlo. Questa è di per sé una contraddizione. Così i materialisti fanno un’eccezione per loro stessi e per quelli che conoscono bene. Questa filosofia è, di fatto, estremamente fuorviante, perché non riceve vero credito da coloro che affermano di crederci. Le loro stesse convinzioni sono solo determinate dal cervello e potrebbero non avere nulla a che fare con la verità, ma semplicemente con il condizionamento.
D: La risonanza morfica che cosa ha da insegnare a un paradigma scientifico obsoleto? E al regno della spiritualità?
R: La risonanza morfica è un principio generale di memoria in natura. È rilevante per molti dei dogmi della scienza. Il dogma che le leggi della natura siano fisse, e siano le stesse dal “Big Bang”, è una sbornia derivante dal vecchio presupposto che la natura sia governata da una specie di ordine matematico platonico, un assunto che fu più teologico che filosofico. Alla luce della risonanza morfica, però, nel nostro universo evolutivo le leggi non hanno bisogno di essere fisse dagli albori, ma si evolvono. E, in effetti, è meglio pensare a esse come abitudini più che come leggi, così tutta la natura può avere una sorta di memoria.
La risonanza morfica getta anche nuova luce sul presupposto standard nella biologia, che l’ereditarietà sia interamente materiale e portata dai geni, da modificazioni epigenetiche dei geni e dall’eredità citoplasmatica. Essa suggerisce che molto di quello che abbiamo ereditato arrivi attraverso essa e non tramite i geni. Come illustrato nel mio libro, c’è oggi una crisi al cuore della biologia, a causa del cosiddetto problema dell’ereditabilità mancante, in cui i geni si prestano a spiegare molto meno di ereditarietà, rispetto a ciò che si è abituati a credere. Penso che sia perché gran parte del patrimonio della forma e del comportamento dipende dalla risonanza morfica. Sappiamo cosa i geni fanno: essi codificano la struttura primaria delle proteine. Non codificano però le forme dei volti o gli istinti degli animali. I geni spiegano, quindi, una parte dell’ereditarietà, ma solo una relativamente piccola.
La risonanza morfica getta anche una nuova luce sulla natura della memoria. Il dogma che i ricordi siano immagazzinati all’interno del cervello è generalmente dato per scontato, ma le prove a suo favore sono sorprendentemente scarse. Penso che il cervello sia più simile a un ricevitore TV che a un videoregistratore, ed è un sistema di accordatura che consente alle memorie di essere recuperate dalla risonanza morfica. La memoria individuale e quella collettiva, da questo punto di vista, sono diverse solo in scala, e sono aspetti differenti dello stesso fenomeno. Anche nel regno spirituale ci sono campi, o abitudini, o modelli nei rituali e nelle pratiche tradizionali. Penso che questi sintonizzino i praticanti odierni con quelli che hanno praticato gli stessi rituali o pratiche spirituali in passato, portando a collegamenti attraverso il tempo entro le tradizioni spirituali.
D: In medicina, la scienza spesso mostra il suo punto di vista cieco e a breve termine. Recentemente mi sono trovata a leggere un libro di Michel Odent, un ostetrico francese che ha dedicato la sua pratica e ricerca alla nascita. Egli è arrivato a capire – attraverso studi e indagini campione – che la capacità di amare, noi stessi e gli altri, si giochi nella prima ora di vita, e include il rilascio naturale del feto dal grembo materno. La scienza medica, forte della tecnologia, sta scoprendo la facilità e la convenienza del parto cesareo programmato. Le statistiche sono positive: meno dolore e soprattutto meno rischio per la madre e il bambino. Sembra si tratti dell’abitudine umana a preferire la comodità all’amore. Le va di commentare?
R: La medicina meccanicistica parte da un punto di vista molto limitato, poiché si basa sulla teoria che il corpo non è altro che una macchina e che la medicina dovrebbe funzionare fisicamente o chimicamente, mediante la chirurgia o i farmaci. Tutti sanno che molto di più vi è coinvolto. Anche la medicina convenzionale ha rilevato il potere dell’effetto placebo, che dipende da credenze, speranze e aspettative, nessuna delle quali è materiale. Non ho studiato le ricerche di Michel Odent, mi sembra tuttavia una questione empirica, non ideologica. Se uno studio su persone nate da parti cesarei programmati mostra che, in media, questi presentano diversità da quelli nati da parto naturale, allora ciò potrebbe dirci qualcosa circa gli effetti a lungo termine del processo di nascita. Se si scopre che i parti cesarei portano problemi, più tardi nella vita, allora questa sarebbe una buona evidenza scientifica per non farli, malgrado la convenienza delle madri, la maggior sicurezza e la comodità dei medici. Naturalmente in alcuni casi i parti cesarei sono necessari, ed è importante non peggiorare la situazione raccontando a chi è nato in questo modo che sarà, in qualche modo, danneggiato per la vita. Inoltre, la natura non depriva nessuno del suo supporto, quindi i bambini nati da cesareo possiedono sicuramente risorse che gli altri non hanno… e anche questi aspetti andrebbero studiati.
Penso che il modo migliore di procedere nella ricerca medica sia attraverso l’indagine comparativa dell’efficacia, ovvero scoprire ciò che funziona indipendentemente dalla teoria o dall’ideologia. Quando le persone sono malate e chiedono di essere curate, vogliono sapere che cosa funziona, e non importa loro molto delle teorie. Non c’è dubbio che la medicina meccanicistica rappresenti un grande successo in alcune aree… ma ovviamente ne ha di meno in altre aree: quelle che riguardano i pensieri, le idee, le credenze, le abitudini, i problemi spirituali o i modelli familiari ereditati. Altre sono le forme di terapia utili in questi campi e sicuramente più efficaci. Per aiutare le persone a condurre una vita sana, in modo da ammalarsi di meno e avere meno problemi di salute, esistono pratiche che promuovono la salute piuttosto che limitarsi a curare la malattia.
Chi è Rupert Sheldrake:
Rupert Sheldrake è un biologo, autore d’innumerevoli pubblicazioni scientifiche e di ben dieci libri. Ha anche credenziali impeccabili come biochimico, a Cambridge e a Harvard. Ricercatore molto innovativo e amante di un approccio scientifico autentico – che continua a indagare liberamente – vanta scoperte, studi e ricerche di ineccepibile rigore, nonostante gli ortodossi vogliano tacciarlo come eretico per la sua teoria sulla risonanza morfica e la ricerca sulle capacità psichiche naturali.
Il campo morfogenetico o morfico (dal greco morphe, forma, e genesis, messa in essere, che genera), è nell’ipotesi di Rupert Shaldrake, un vero e proprio campo di memorie. Questo significa che, in ogni sistema, esso esercita la sua influenza sui sistemi successivi, mediante un processo chiamato risonanza morfica, una sorta di telecinesi-trasmissione di memorie. Per fare un esempio, tale campo informato spiega il motivo per cui una cellula di una pianta si differenzia in quella di una foglia, piuttosto che in una di radice. Essa si sintonizza, per così dire, attraverso la risonanza morfica, con i campi morfogenetici di tutte le foglie precedenti della stessa specie. Questo processo si determina per tutti i sistemi riscontrabili in natura, compresi i campi che sottendono le relazioni umane. Si tratta di un fenomeno empirico, del quale è riscontrabile l’effetto. Inoltre, tale campo di memoria non è memorizzato nel cervello, ma è un campo di informazioni al quale si può accedere mediante il cervello. (www.sheldrake.org)
A cura di Elsa Masetti – Tratto dal numero 47 di “Scienza & Conoscenza” – (www.scienzaeconoscenza.it/riviste/rivista-47.php)
Fonte: http://www.disinformazione.it/Rupert_sheldrake.htm
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