Lo spirito che guarisce
di Piero Cammerinesi
E’ proprio così, oggi i neuroscienziati hanno fatto una grande scoperta: lo spirito può guarire il corpo. Essi raccontano stupefatti, e ancora increduli, di come lo spirito possa modificare la struttura biologica del corpo, aiutandola a superare la malattia.
Vale a dire di come qualcosa di non misurabile, pesabile, visibile, possa in qualche modo modificare il visibile, pesabile, misurabile. Meditare, fare Yoga e pensare positivamente – si legge su “Der Spiegel”, uno dei più diffusi e autorevoli settimanali tedeschi (maggio 2013) – conquistano ora anche la medicina ufficiale. Quello che decine di tradizioni sapienziali, centinaia di ricercatori indipendenti, e migliaia di persone praticano quotidianamente e hanno sempre saputo e sostenuto, oggi è finalmente verità scientifica!
Qui di seguito i risultati di alcune interessanti ricerche su questo argomento:
Iniziamo da due autorevoli psicologi, Vladimir Bostanov e Philipp Keune, i quali avrebbero scoperto l’azione guaritrice dello spirito sul corpo umano, mediante esame neurologico (misurazione dell’attività elettrica delle cellule cerebrali) del cervello dei soggetti sotto indagine, prima e dopo un corso di meditazione.
I risultati di questo studio hanno evidenziato come il cervello, dopo il corso di meditazione di otto settimane, abbia significativamente incrementato la propria reattività. Il cervello dei soggetti che lavoravano meditativamente aveva imparato a non rimuginare continuamente, indirizzando le risorse di attenzione liberate concentrandosi sul test. “Meditare aiuta i pazienti a controllare la propria attenzione e li rende meno inclini a perdersi in pensieri negativi”, ha dichiarato il Dr. Keune.
Allo stesso modo di Keune anche la psicologa Bethany Kok, sta indagando il potere di guarigione della mente. La scienziata americana studia in particolare il nervo vago. Insieme ai colleghi della University of North Carolina, la Kok ha portato avanti un interessante esperimento: per nove settimane, 65 donne e uomini, ogni sera, dovevano annotare in un questionario i sentimenti e le esperienze sia positivi che negativi della giornata. La metà del gruppo partecipava poi a un corso di meditazione dove si imparava ad esprimere emozioni come amore, gentilezza e compassione. Bethany Kok ha presentato il risultato della ricerca sulla rivista “Psychological Science”: ebbene, il tono del nervo vago di coloro che meditavano era aumentato in modo significativo.
“Chi alimenta buoni sentimenti migliora il tono del proprio nervo vago, conclude la Kok – che oggi lavora al Max Planck Institute for Human Cognitive and Brain Sciences di Lipsia – e questo a sua volta è collegato ad una buona salute e probabilmente ad un allungamento della vita”. Questo nervo, da sempre poco studiato, potrebbe rappresentare il collegamento decisivo tra sentimenti positivi e salute fisica. “Le conoscenze acquisite rendono molto verosimile che il nervo vago sia proprio la struttura di collegamento tra corpo e anima” afferma anche il Dr.Thomas Schlaepfer dalla Clinica di Psichiatria e Psicoterapia dell’Università di Bonn. “È lo spirito ad edificare il corpo” scriveva già Friedrich Schiller. Ed ecco che oggi la neuroscienza riconosce quello che il poeta, che peraltro era anche medico, sosteneva oltre due secoli or sono: vale a dire che lo spirito può cambiare il corpo.
In molti ospedali universitari, oggi, psicologi e medici stanno lavorando per abbinare tecniche meditative ricavate da Buddhismo e Induismo alla medicina moderna. Nel suo libro “La meditazione per gli scettici” Ulrich Ott vom Bender, dell’Institute of Neuroimaging dell’Università di Giessen, illustra il sentiero della meditazione, utile “ad ampliare la coscienza ed a liberarsi dagli stereotipi di pensiero e comportamentali acquisiti”.
Anche al Massachussetts General Hospital di Boston, è recentemente stata eseguita una ricerca su 15 pazienti, inizialmente molto agitati, con sonno disturbato e pieni di preoccupazioni. La diagnosi: disturbi d’ansia generalizzata. Per otto settimane hanno frequentato un corso di meditazione, al termine del quale erano in grado di controllare meglio le loro paure e avevano ricominciato a dormire bene. L’indagine ha rivelato che il loro cervello, meditando, aveva subito una modificazione positiva; zone della corteccia prefrontale (deputata alla coscienza di sé) registravano una irrorazione sanguigna superiore, così come le aree deputate alla regolazione del sentimento. Inoltre si evidenziava una maggiore connessione tra la corteccia prefrontale e l’amigdala, il centro della paura nel cervello, rispetto ai pazienti che non avevano meditato.
“Nell’essere umano vi sono elementi chiave per la guarigione – sostiene Winfried Rief, del Dipartimento di Psicologia Clinica e Psicoterapia dell’Università di Marburg – egli, se vuole, può influenzare il proprio recupero anche nel caso di gravi malattie fisiche”. “Per guarire con lo spirito si ha bisogno della connessione tra anima e corpo“, dice lo psicologo Manfred Schedlowski, dell’Istituto di Psicologia Medica e Immunobiologia Comportamentale dell’Università di Essen. “Sia che io mediti o che il mio medico susciti un’aspettativa positiva in me, produco dei cambiamenti biochimici che raggiungono i miei organi attraverso il sangue e i nervi”.
Che un atteggiamento positivo verso la vita e la salute siano collegati, viene confermato anche dagli studi epidemiologici. Negli Stati Uniti, i ricercatori hanno studiato fotografie di 196 giocatori di baseball, a partire dal 1952, individuando quelli che sorridevano. Poi hanno ricercato quelli ancora in vita nel 2009. Il risultato: coloro che ridevano avevano avuto un grado di mortalità molto più basso! Ma non è tutto. Alla Duke University Medical Center, hanno scoperto che anche la fede garantisce maggiore serenità. In uno studio su 3851 anziani in North Carolina, si è evidenziato che coloro che pregavano o meditavano, avevano avuto una vita più lunga.
La psicologa Julianne Holt-Lunstad ha analizzato 148 studi di questo tipo, con dati provenienti da oltre 300.000 persone. Il risultato è stato che vive più a lungo chi ha legami sociali, e con un tasso di sopravvivenza maggiore del 50%! In altre parole, essere soli è nocivo quanto fumare, non fare esercizio fisico ed essere in sovrappeso. Di grande importanza ed efficacia naturalmente anche il rapporto medico-paziente; da molte ricerche condotte negli ultimi anni, si è visto come un rapporto di fiducia nei confronti del medico, possa aiutare enormemente il paziente ad attivare le forze di guarigione latenti in lui.
Infine, alcuni ricercatori statunitensi hanno recentemente riconosciuto come cuore e spirito siano strettamente legati. Hanno studiato 201 uomini e donne con problemi coronarici, la metà dei quali praticava la meditazione trascendentale. Il risultato fu che coloro che meditavano avevano visto ridursi lo stress, rinforzarsi il cuore e subìto un minor numero di attacchi di cuore e ictus, quindi con un’aspettativa di vita più lunga.
Insomma – concludono gli scienziati giustamente affascinati da questa straordinaria capacità dell’essere umano – la meditazione agisce sul cervello come una fontana di giovinezza. Essa incrementa la materia grigia nelle regioni del cervello che sono collegate all’attenzione, alla concentrazione e alla memoria. In questo modo, contrasta attivamente stati di tensione e di esaurimento. Inoltre, non rafforza solo il cervello, ma anche i processi vitali del corpo. Il sistema immunitario funziona meglio, la pressione sanguigna diminuisce e aumenta l’attività degli enzimi. Inoltre, e non ultimo, meditare potrebbe anche aiutarci a capire meglio il mondo e noi stessi...
Articolo di Piero Cammerinesi (corrispondente dagli USA di Coscienzeinrete Magazine e Altrainformazione)
Fonte: http://www.coscienzeinrete.net/spiritualita/item/1330-lo-spirito-che-guarisce
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