Una nuova Ricerca fa luce sulla “Mente” delle Piante
di Patrik Jonsson
Alcuni scienziati affermano che le piante analizzano con attenzione il loro ambiente, speculano sul futuro, conquistano il territorio ed i nemici e sono spesso capaci di preveggenza-rivelazioni che potrebbero interessare chiunque, dai giardinieri ai filosofi.
Questo è un articolo di consenso a due amici che hanno sfidato il paradigma, e sono stati odiati molto per averlo fatto. Molti lettori di Schwartreport.net possono ricordarsi il loro libro, “La vita segreta delle piante”. Il ricercatore principale e co-autore fu Christopher Bird e l’altro coautore fu Peter Tompkins. Vivevo a Washington quando questo libro fu scritto ed ebbe anche un articolo di successo su Harper’s.
Entrambi gli autori, in particolare Chris che era un esperto biologo di Harvard, capirono quanto fossero rivoluzionarie le loro idee – erano entrambi davvero dei ribelli e felici di poter sfidare il paradigma. Tuttavia, furono storditi dalla cattiveria con cui gli scettici li attaccarono, dalla disonestà delle loro argomentazioni e dalla superficialità del loro pensiero.
Chris e Peter scrissero anche un secondo libro, “I segreti del suolo” che portò a logica conclusione le tematiche sviluppate con il loro primo libro. Entrambe le pubblicazioni erano ben in anticipo sui tempi, e la loro storia è un esempio di cosa accade a chi supera il paradigma e di quanto può essere disgustosa la condotta professionale degli scettici, a discapito dell’informazione (ringrazio la lettrice Schwartzreport, Rosmarie Pilkington, per avermi dato notizia di questa storia).
La piccola “strangleweed”, una pianta parassita, pallida, appena articolata, può percepire la presenza di amici, nemici e di cibo, e prendere decisioni intelligenti su come avvicinarli. L’erbaccia della senape, una pianta comune con un ciclo di vita di sei settimane, non trova i passaggi quando la punta della sua radice “statolith” – “un cervello” amidaceo che comunica con il resto della pianta – è tagliata. Il “mayapple”, una varietà di pianta di melo, progetta la sua crescita in anticipo di due anni, basandosi su calcoli meteorologici. Molti tra coloro che visitino le foreste rosse del nord-ovest vengono colpiti dalla vita millenaria degli alberi – un viaggio che, per alcuni alberi, è iniziato prima del Partenone.
In seguito al numero di scoperte che scienziati abili con gli strumenti adatti stanno portando alla luce, anche gli scettici del nuovo paradigma dell’ “intelligenza delle piante” acconsentono ormai all’idea che la più semplice magnolia è dotata della stessa “intelligenza” di una foresta. Alcuni scienziati affermano che le piante analizzano con attenzione il loro ambiente, speculano sul futuro, conquistano il territorio ed i nemici e sono spesso capaci di preveggenza o rivelazioni che potrebbero interessare chiunque, dai giardinieri ai filosofi.
Questi nuovi straordinari risultati su come le piante analizzano e rispondono al loro ambiente, stanno alimentando un dibattito crescente sulla natura stessa dell’intelligenza. “L’atteggiamento della gente sta cambiando in modo sostanziale”, dice Anthony Trewavas, biochimico delle piante all’università di Edinburgo in Scozia e tra i principali esperti di intelligenza delle piante. “Il concetto di intelligenza sta passando da una visione ristretta, limitata solo agli esseri umani, a una visione allargata che estende l’intelligenza alla vita in genere”.
In questa visione, non ci sono tracce del pensiero socratico o shakespeariano e il tema del “cervello” delle piante sta suscitando discussioni accese nei congressi di botanica. Gli scettici controbattono dicendo che le piante non si innamorano, non cucinano soufflé, non pensano in modo poetico: può una semplice reazione al proprio ambiente essere classificata come ragionamento attivo e intenzionale?
Il premio Nobel Barbara McClintock, genetista delle piante, ha chiamato le cellule delle piante “premurose”. Darwin ha scritto di “cervelli” nelle punte delle radici. Le piante, affermano oggi gli scienziati, possono comunicare tra loro e con gli insetti per mezzo di codici basati su esalazioni gassose, ed effettuare calcoli di geometria euclidea, grazie alle loro cellule, e ricordarsi delle più piccole trasgressioni per mesi.
Per un numero crescente di biologi, il fatto oggi noto che le piante sfidano ed esercitano il potere su altre specie, prova l’esistenza di un intelletto di base. “Se l’intelligenza è la capacità di acquistare ed utilizzare conoscenza, allora, sicuramente, le piante sono intelligenti”, afferma Leslie Sieburth, biologo dell’università dell’Utah di Salt Lake City.
Per i filosofi, uno dei risultati chiave è che due parti, o cloni, presi dalla stessa “pianta madre” si comportano diversamente, anche quando vengono fatti crescere in condizioni identiche. “Sappiamo, oggi, che nelle piante esiste una abilità di auto-riconoscimento, altamente insolita e straordinaria” dice il Dott. Trewavas. “Come mai nessuno si è mai cimentato nello studio di questa abilità? Fra i biologi delle piante, l’idea dominante è tuttora quella che si tratta di organismi semplici, che crescono in vasi per fiori”.
Ma, qui, nei laboratori del Campus dello stato del Nord Carolina, in cui si custodiscono segreti genetici, e microscopi laser analizzano i processi interni delle piante, c’è ancora scetticismo sull’abilità delle piante domestiche di intellettualizzare il loro ambiente. La maggior parte dei biologi delle piante stanno ancora studiando il mistero della “comunicazione del segnale,” e di come gli ordini genetici, chimici ed ormonali che danno vita a comportamenti complessi vengono inviati.
Gli scettici affermano che non sono tanto il prodotto dell’intelligenza quanto di istruzioni meccaniche; più genetica che genialità, insomma. Alcuni vedono l’attribuzione di intelligenza alle piante come relativa – una ipersemplificazione di un tratto complesso e umano. E, nonostante l’intensificarsi della ricerca, restano avvolte nel mistero le modalità attraverso le quali vengono formulate ed eseguite le funzioni complesse nelle piante. “C’è ancora molto che non sappiamo sul modo in cui funzionano le piante, ma gran parte dell’intelligenza è costituita dall’autoconsapevolezza e le piante non ce l’hanno” dice Heike Winter Sederoff, biologo del Nord Carolina.
Inoltre, la NASA ha concesso nuove sovvenzioni per studiare gli effetti della forza di gravità sulle piante da raccolto, perché sono state effettuate nuove scoperte secondo le quali le piante hanno neurotrasmettitori molto simili a quelli dell’uomo, capaci, forse, di offrire indizi sugli effetti della gravità sugli esseri dotati di maggiore sensibilità.
La National Science Foundation ha stanziato 5 milioni di dollari per sostenere la ricerca per individuare l’orologio biologico molecolare attraverso il quale le piante sanno quando crescere e quando fiorire. Il dibattito sta rapidamente andando oltre la teoria. Nello spazio, le piante “intelligenti” potrebbero fornire non solo cibo, ossigeno ed aria pulita, ma anche una valida compagnia per i viaggiatori spaziali solitari, dicono alcuni – un sostegno per gli astronauti americani diretti su Marte, ad esempio. La ricerca condotta sulle piante della senape, potrebbe portare un giorno a produrre granturco anche in una situazione gravitazionale pari al 37,5% della gravità della terra.
Nel frattempo, i contadini, sperano nella possibilità di comunicare con le piante al fine di regolare gli innaffiamenti necessari alla loro crescita. Un nuovo gene, il “Bypass -1”, scoperto dai ricercatori dell’Università dello Utah, potrebbe forse renderlo possibile.
Articolo di Patrik Jonsson – corrispondente di “The Christian Science Monitor”
Traduzione: Ulisse Di Corpo
Fonte originale: http://www.schwartzreport.net/
Fonte: https://www.coscienza.org/una-nuova-ricerca-fa-luce-sulla-mente-delle-piante/
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