Vivere come esseri immortali
di Carmen Di Muro
La chiave dell’immortalità è nella vita stessa, nella sua profondità che chiama a esistere e a gioire quotidianamente.
“Ogni anima è uno specchio vivente dell’universo”: è con queste celebri parole di G. W. Leibniz che prende forma uno degli interrogativi di fondo che appartiene inscindibilmente alla natura stessa dell’uomo e al senso dell’esistenza di ognuno.
Siamo esseri immortali che pur raggiungendo la morte fisica non avranno mai fine, ma una parte di noi continuerà a esistere infinitamente, oppure siamo destinati verso il totale annichilimento e scomparsa di tutto ciò che siamo stati?
La trappola della società del fare
Chi di noi, almeno una volta, non si è posto questa domanda fondamentale sul destino ultimo della propria vita, di quella dei propri cari e sul senso profondo dell’esistenza umana?
Nel corso dei secoli, dai vari ambiti e prospettive del sapere il tema dell’immortalità dell’anima è stato da sempre oggetto di indagine e di dibattito, in quanto l’uomo ha sempre avvertito in sé un anelito di immortalità, cercando di trovare risposta a questo intrinseco bisogno naturale.
Oggi più di ieri, la ricerca forsennata verso l’insaziabile necessità interiore di comprensione profonda e di certezza dell’esistenza di una realtà immanente del “poi”, si scontra con la visione dominante dell’epoca attuale, robotizzata e informatizzata, in cui la civiltà dei consumi ha abolito la decodifica e la percezione di un sapere sottile, ponendo l’attenzione soltanto su ciò che dell’essere umano è materiale e può cogliersi nella sua concretezza, dirottandoci in una quotidianità centrata sempre più sul “fare” piuttosto che sull’“essere”.
Coscienza, anima e nuova fisica
Ma noi siamo fatti solo di materia? O siamo molto di più di ciò che cogliamo attraverso il nostro sguardo? Esiste l’anima, quell’anelito vitale che ci muove dall’interno, indipendente dal cervello o dal resto del corpo che può sopravvivere alla morte fisica?
Fino a qualche decennio fa, questi interrogativi erano leciti solo nell’ambito di una riflessione teologica. Oggi, invece, entrano a pieno diritto nelle domande fondamentali della fisica teorica che ha iniziato a interessarsi e ad approfondire pionieristicamente questioni come la coscienza umana, l’immortalità dell’anima e la vita dopo la morte.
Prima dell’avvento della fisica quantistica, tutto ciò che travalicava i confini del visibile era tema di ricerca della metafisica, ovvero quella disciplina che indaga sulle cose “al di là” del fenomeno per cercare di cogliere le strutture fondamentali dell’essere. Oggi, invece, all’indomani della scoperta del bizzarro mondo dei quanti, ciò che non è visibile e che non è determinabile è diventato oggetto di studio specifico, aprendo nuovi scenari circa la comprensione dell’energia profonda che anima ogni essere umano rendendolo vivo.
Da qui si dischiude uno scenario nuovo e insolito che mette in luce grandi verità sulla nostra natura multidimensionale. Nell’essenza del nostro corpo fisico siamo costituiti da atomi, i quali, a loro volta, sono formati da protoni, neutroni e quanti. Il quanto è pura energia e quindi l’uomo è pura energia.
Il suo corpo fisico rappresenta la vibrazione più densa dell’energia. È un involucro che protegge l’essenza dell’energia, ciò che Platone definì Anima, la nostra componente immortale, ma che la scienza è solita indagare con il termine di Coscienza.
“La coscienza non è una cosa tra le cose, ma è l’orizzonte che contiene ogni cosa” – affermava in maniera lungimirante Edmund Husserl, noto filosofo e matematico di metà ‘800, padre della moderna fenomenologia. Per questo straordinario pensatore la coscienza non ha nulla a che fare con le cose, con lo spazio e il tempo: sono i singoli fenomeni che iniziano a manifestarsi e che finiscono di manifestarsi, ma la coscienza non nasce e non muore. Ma Husserl era andato già molto oltre.
Oggigiorno il lavoro di ricerca sullo spettro della coscienza viene attuato a partire da ciò che è dimostrabile e verificabile empiricamente, e procede dal presupposto che la mente cosciente sia il risultato dell’attività biologica dei neuroni cerebrali.
La ragione di ciò è che la maggior parte degli scienziati tradizionalisti considera la coscienza come un epifenomeno, ovvero come la risultante di numerosi processi elettro-chimici microscopici che avvengono nel cervello. Tale visione meccanicistica della coscienza, secondo cui sarebbe la nostra macchina cerebrale a generare la nostra anima, la nostra vita cosciente, ciò che ci permette di essere presenti nel “qui ed ora” dell’esperienza materiale e non viceversa, è principalmente il prodotto di tre secoli di ricerca scientifica dedicata all’analisi della materia macroscopica, da cui appare difficile disancorarsi per essere pronti ad accogliere nuove scoperte illuminanti.
La coscienza oltre il cervello
Eppure la coscienza non è creata dal cervello e non è semplicemente il risultato di una reazione molecolare e di processi chimici, ma è il nucleo essenziale della natura, è ciò che i fisici quantistici chiamano Campo Unificato.
La teoria del Campo Unificato identifica un singolo campo di intelligenza alla base di tutto: mente e materia. Questo campo è immateriale, in quanto è pura energia: lo sostiene John Hagelin, noto fisico statunitense, direttore dell’Istituto della Scienza, Tecnologia e Politica e Professore di Fisica alla Maharishi University of Management di Fairfield, nonché considerato dalla comunità scientifica come uno dei maggiori ricercatori viventi.
Hagelin un’intervista asserisce: “Pianeti, alberi, animali e persone sono tutte onde di vibrazione di questo campo unificato fondamentale di energia. Tutto è unito. Noi individualizziamo la nostra coscienza attraverso il filtro del nostro sistema nervoso, ma la coscienza in sé stessa, il nostro sé, è universale. […] Chiunque sia cresciuto in un mondo scientifico è abituato all’idea che noi viviamo in un universo materiale […] eppure più si va in profondità nella struttura della legge naturale, meno l’universo sarà materiale e morto. Esso diviene più vivo e cosciente. Il campo unificato è semplicemente un campo di puro essere, pura intelligenza, perché questa è la sorgente di tutte le leggi della natura. Intelligenza materiale, dinamica e autocosciente”.
Stando a ciò, i fisici teorici che da sempre hanno cercato di comprendere e di afferrare la sostanza della realtà fisica, cercando i costituenti fondamentali della vita, hanno notato che quanto più si spingevano nello studio profondo dell’universo, tanto più questo appariva astratto, puro essere, pura potenzialità, pura coscienza astratta consapevole di sé che s’innalza in onde di vibrazione per dar vita alle particelle, alle persone, alle cose osservabili e a tutto ciò che ci circonda.
Ciò significa che tutto ciò che esiste in natura fa parte della stessa fonte dell’esistenza, dell’Uno, da cui tutto si genera e prende avvio.
La meraviglia della teoria Orch OR
La coscienza esiste al di fuori degli usuali vincoli dello spazio/tempo e sfugge alla tradizionale comprensione delle leggi della fisica classica. Essa è energia non locale e il suo campo d’azione non va concepito entro i confini del corpo fisico, ma al contrario, in modo esteso all’infinito, non esaurendosi a livello dell’interno, ma trovandosi ovunque.
Tale principio è ciò che anima le avveniristiche concettualizzazioni di “neurodinamica quantistica” di due scienziati di fama mondiale, lo studioso americano Stuart Hameroff e il fisico inglese Roger Penrose, i quali partendo dalla visone del nostro cervello come un computer biologico, equipaggiato da una rete di informazione sinaptica composta da più di 100 miliardi di neuroni, sostengono che la nostra esperienza di coscienza sia il risultato di vibrazioni quantiche che avvengono nei microtubuli, ovvero strutture intracellulari che costituiscono l’ossatura dei nostri neuroni e che governano le funzioni cerebrali, collegando i processi neuronali ai processi di auto-organizzazione nella struttura quantica proto-cosciente della realtà.
Tale processo è stato definito con il nome di “riduzione obiettiva orchestrata” (o teoria Orch OR, da orchestred objective reduction) e spiega come si genererebbe un atto di coscienza sulla base di informazioni quantistiche.
Questo starebbe a indicare che con la morte fisica i microtubuli perdono il loro stato quantico, ma le informazioni in essi contenute non vengono distrutte. In parole povere, quando il cuore smette di battere, l’informazione quantistica contenuta all’interno dei microtubuli non viene annullata, ma riconsegnata al cosmo, a quel Campo Unificato di Coscienza, a quella matrice che tesse le trame di un legame spirituale tra tutte le cose dell’universo, essendo tutti parte di quest’unica fonte di Intelligenza e Informazione Divina.
Non esiste nulla nello spettro del reale che non sia contemporaneamente, informazione, materia ed energia. Esse sono tutte collegate a cascata. È l’informazione che determina come si deve comportare la materia, essa è la matrice dell’universo, l’essenza prima alla base di tutta la realtà che esperiamo.
L’anima di ognuno di noi (definita scientificamente coscienza) è perciò molto più che il prodotto della semplice interazione dei neuroni nel cervello, ma è della stessa composizione vibrazionale dell’universo, una formazione naturale presente fin dall’inizio nella materia che arriva alla sua piena e completa essenza nell’uomo, acquistando sempre più ordine e informazione, nell’interazione continua e costante con la sorgente della creazione a cui appartiene.
La vita oltre la vita
Per esempio, quando un paziente ritorna in vita dopo un’esperienza di coma o di arresto cardiocircolatorio o respiratorio, l’informazione quantistica torna a legarsi ai microtubuli, facendo avvertire alla persona le famose esperienze di premorte, meglio note in termini scientifici come Near Death Experience (NDE).
Trascurate nel secolo scorso e archiviate come fenomeni pseudo paranormali o afferenti a patologie psichiatriche, oggigiorno suscitano sempre più interesse a livello scientifico a causa della moltitudine di elementi esperienziali comuni che si possono rintracciare nella casistica di chi le ha vissute.
Dobbiamo per esempio al noto medico americano Raymond Moody, autore di numerosi libri – tra cui “La vita oltre la vita”, best seller di fama mondiale – lo studio e l’esame sistematico delle testimonianze di NDE di numerosissimi pazienti morti e poi tornati indietro, come nel caso di Eben Alexander.
Neurochirurgo e professore alla Medical School dell’università di Harvard, che sulla base della sua formazione medica non crede nell’esistenza di una vita oltre la morte, nel 2008 Eben Alexander contrae una rara forma di meningite che lo conduce in uno stato di coma profondo, azzerando completamente l’attività della sua corteccia cerebrale per sette giorni. Al suo risveglio il dottor Eben è un uomo diverso, costretto a rivedere le sue posizioni profondamente razionali sulla vita e sulla morte: esiste una vita oltre la vita, esiste il Paradiso ed è un luogo d’amore e meraviglia dove lui in quei sette giorni intraprende un viaggio sorprendente. Il suo libro “Milioni di farfalle” e il DVD “Conversazioni sull’aldilà” , sono la testimonianza di questa esperienza straordinaria.
Alexander racconta con dovizia di particolari il suo straordinario viaggio oltre il corpo fisico, verso una luce calda e accogliente, il Paradiso, una realtà vibrante in cui si sente parte e tutto con un Essere Divino e Onnipotente, con l’amore puro, fondamento e legame indissolubile di quella sorgente dell’esistenza a cui tutti apparteniamo. Energia primaria di cui siamo scintillio infinitesimale e manifestazione e che ci anima al di là del corpo, della realtà e del mondo fisico, e che lui, una volta sveglio, cerca di afferrare attraverso lo studio e l’approfondimento dei temi della fisica e della meccanica quantistica, che offrono importanti appigli per comprendere quell’universo affascinante di pura Coscienza ed energia in cui realmente si è trovato e ha fatto esperienza.
Un mondo sorprendente di “ondate di energia di amore puro” come lui stesso le definisce, in cui non esiste separazione, ma soltanto unione in quella vibrazione ancestrale e onnisciente, che i fisici chiamano Campo Unificato, ma che nel linguaggio comune possiamo rendere con l’unica parola fondamentale: Amore.
Questa la vibrazione prima, l’elemento di base che penetra il tutto rendendoci parte inscindibile di quell’Uno da cui tutto prende forma e si genera. L’amore è l’essenza della nostra anima, il flusso di fondo che permea tutto l’universo permettendogli di realizzarsi e manifestarsi in modo armonico e reale. Ed è proprio questo l’anelito fondamentale della nostra vita, quel legame potentissimo con la fonte stessa della creazione che ci conferisce quella scintilla di immortalità che non si spezza con la dipartita materiale, ma che continua ad esistere e a realizzarsi oltre lo spazio e il tempo, seppur in una forma e su un piano dimensionale completamente diverso da quello concreto.
L’immortalità è racchiusa in ognuno di noi, manifestandosi costantemente, e possiamo godere della sua luce nel momento in cui ci voltiamo alla gioia. Gioia perché la vita è questo, gioia che è il continuum tra il qui e il lì, dove non esistono separazioni spazio-temporali, ma solo unione nell’energia di questa vibrazione che è l’amore. Riscoprendo l’amore in noi, vivendo e gioendo nell’interno del nostro essere noi riscopriamo Dio, il nostro divino io, dove io sono, mi colloco, opero e produco, godendo del paradiso in terra che ci viene concesso adesso e non soltanto dopo, una volta avvenuta la morte del corpo fisico.
La vita come chiave dell’immortalità
La chiave dell’immortalità è nella vita stessa, nella sua profondità che chiama a esistere e a gioire quotidianamente. Solo riscoprendo quest’essenza, questa valvola in cui è contenuto ogni senso, noi riscopriamo quell’anelito interiore che ci collega alla fonte della creazione conferendoci le sue stesse proprietà trasformative e creatrici di abili artigiani del nostro destino. Ritornando a questa vibrazione assoluta noi capiamo che la bellezza del mondo ci viene data, venendoci incontro spontaneamente e che gli eventi giornalieri non sono minacciosi, ma motivo di crescita ed evoluzione verso il poi.
Questa è la gemma più preziosa per cui esultare e per cui continuare a lottare: la vita. Vita che va vissuta pienamente senza paura, senza resistenze, ma nella pienezza e nella libertà della propria anima, laddove il cuore ci parla e ci conduce, laddove non esistono catene né impedimenti, ma soltanto la massima espressione di noi stessi e di ciò che realmente siamo: Esseri divini e immortali di pura gioia.
Vivere pienamente come esseri immortali significa voltarsi a questo grande obiettivo di vita, ciascuno nel proprio e secondo gli strumenti e i talenti a disposizione, strumenti che sono differenti per ognuno, ma che ci portano in una direzione comune, ovvero l’amore.
Esiste una netta linea di confine tra il nostro corpo e la realtà esterna, solo in virtù della nostra parte razionale e delle nostre convinzioni radicate, di quel velo di Maya che ancora ci separa dalla verità delle cose. E quella verità è ciò che ci rende liberi e immortali, che ci guida in ogni attimo del nostro procedere e che viene dall’interno, da quel posto che ci fa entrare in un tutt’uno armonico con l’essenza della natura stessa.
La vera morte è il non scegliere di aprirsi e di godere della vita nel “qui e ora”. La vita è vibrazione di Amore e l’amore è energia divina che non muore mai.
Articolo di Carmen Di Muro
Articolo pubblicato su fisicaquantistica.it per gentile concessione dell’autrice
Articolo tratto da Scienza e Conoscenza – N. 51 – http://www.scienzaeconoscenza.it
Fonte: http://www.macrolibrarsi.it/speciali/vivere-come-essere-immortali.php
Carmen Di Muro, Psicologa clinica, psicoterapeuta specializzata in psicoterapia Cognitivo Post-Razionalista (IPRA), ISTDP (Intensive Short Term Dynamic Psychotherapy), Practioner in Psicobiologia Emotivo-Comportamentale Integrata, Quantum Trainer è, inoltre, giornalista pubblicista, iscritta all’albo dei Giornalisti della Regione Puglia. Aperta alla più ampia visione integrata dell'essere umano nella sua inscindibile unità di psiche-soma, unisce la formazione accademica con i suoi interessi nel campo della biologia, delle neuroscienze, della medicina, della meccanica e fisica quantistica che le hanno consentito di sviluppare un personale metodo di lavoro interdisciplinare quantico-emozionale©.
Da sempre attratta dal mondo spirituale dell'uomo e dall'essenza profonda dell'esistenza, orienta i suoi studi e le sue indagini scientifiche verso un tema speciale: “La guarigione dell'anima”. È referente per la regione Puglia dell'EFP- Group di Milano e oltre a svolgere l'attività clinica, divulga il suo pensiero tenendo convegni e seminari in tutta Italia. È membro del comitato scientifico e autore per la Rivista Nazionale “Scienza e Conoscenza” di Macro Edizioni e autore di articoli e video per AnimaTV.
Libri di Carmen di Muro:
- Essere è Amore – Dal Pensiero alla Materia. Viaggio Scientifico nella Pura Essenza – Gagliano Edizioni;
- Anima Quantica – Nuovi orizzonti della psiche e della guarigione – Anima Edizioni;
- Spiritual Mind – Nuove prospettive di guarigione tra fisica quantistica e coscienza – Macro Edizioni;
- Light R-Evolution – Nati per accogliere la vita – Le otto dimensioni dello sviluppo evolutivo del Sé – Anima Edizioni;
- La Scienza del cuore. Nella saggezza cardiaca il codice della felicità – Macro Edizioni;
- Emozionarsi. Guarire le emozioni per tornare ad amarsi – Humus Edizioni;
Sito web: www.carmendimuro.com
Email: info@carmendimuro.com
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