Che timbro aveva la Voce di Gesù Cristo?
di Daniel Meurois-Givaudan
La sua voce non si avvicinava al Verbo, Lo incarnava davvero, pur tenendo conto dei limiti della natura vibratoria di questo nostro mondo.
La sua voce, era caratterizzata da due aspetti: il timbro e il ritmo. Vi parlerò prima del timbro. In esso la legge degli armonici era costantemente evidente, sebbene in modo sottile. Alcuni dei suoni che uscivano dalla gola del Maestro, se ci si prestava attenzione, erano perfettamente costruiti come gli armonici. Lasciavano dunque sull’anima un’impronta che invitava a un ascolto e a una ricettività davvero speciali. Oggi, si potrebbe pensare a una forma di ipnosi ma, in realtà, eravamo lontanissimi da questo!
Tutti sanno che l’ipnosi decurta il destinatario della propria volontà, o per lo meno di una parte di essa, ma le specificità armoniche della voce del Cristo non erano così: non soltanto di fronte ad esse restavamo liberi, ossia autonomi, e dunque capaci di estraniarcene, rifiutando di riceverle, ma avevamo inoltre la percezione costante del fatto che esse coltivassero e stimolassero in noi la libertà. Non ci catturavano, ma ci risvegliavano.
Lo straordinario equilibrio che emanava dalla voce del Maestro, con i toni bassi e gli acuti che vi si sposavano in continuazione, aveva la funzione, invece, di estrarci dal nostro stordimento. Bisogna capire che questo avveniva al di là del significato di quello che diceva. La vibrazione della voce del Cristo aveva, da sola, l’impatto di un insegnamento intensissimo…
Quanto al ritmo, non faceva che accentuarne la potenza. Un ritmo traduce la qualità e l’intenzione di un respiro, trasmette la cadenza della respirazione profonda della persona. Quando il Cristo e il Logos vivevano pienamente nel cuore del Maestro, il ritmo della sua elocuzione si modificava dunque totalmente. In base ai miei ricordi, a questo punto Jeshua cominciava a parlare più rapidamente, con un fuoco più ardente, come se in lui qualcosa non potesse fare a meno di cantare.
Si potrebbe forse dire che quello era uno stato di trance? Direi di sì, ma soltanto nella misura in cui si spogli questo termine da ogni connotazione sciamanica. Ho il massimo rispetto per le tradizioni sciamaniche autentiche, le quali sono certamente le più antiche a essere state rivelate in questo mondo, ma la modalità di azione del Cristo non si rifaceva agli stessi principi.
Oggi, tenderemmo a parlare di “canalizzazione”, ma non era neppure questo. Il fenomeno dell’adombramento cristico si rifà a un essere che viene integralmente investito, sul piano più alto. In tal caso, è logico che i suoni emessi dalla gola del Maestro trasmettessero il Soffio divino, e che dunque, riassumendo la cosa, fosse possibile captare in essi tutta la vastità delle declinazioni del Verbo.
Quando sappiamo che “Verbo” si riferisce al Suono primordiale emesso della Presenza Eterna assoluta, il Campo di Coscienza del Divino, possiamo immaginarci quale impatto creativo e innovativo avessero le Parole pronunciate dal Cristo, anche soltanto sul piano più semplice della coscienza di chi le udiva. Volutamente parlo, qui, di “udito” e non di ascolto, perché sappiamo bene che si può udire senza ascoltare. Mi sono spesso trovato in mezzo a folle riunite davanti al Maestro, e avevo allora l’occasione di constatare come molti dei presenti fossero, ahimè, solo spettatori.
Trovai la cosa terribile e frustrante solo fino al giorno in cui non mi resi conto che coloro che non ascoltavano la sua Parola, ossia non la comprendevano – ma se non altro riuscivano a udirla – entravano, ciò malgrado, a poco a poco, in uno stato di metamorfosi. All’epoca, in mancanza di concetti che oggi invece ci sembrano ovvi, non riuscii a cogliere la ragione di quel fenomeno. Com’era possibile che un insegnamento che “entrava da un orecchio e usciva dall’altro” potesse lasciare comunque una traccia? Semplicemente grazie alla qualità dell’onda vibratoria su cui viaggiava. L’impatto dell’insegnamento è naturalmente inconscio quando viene captato in questo modo: non nutre, cioè, la mente ordinaria della persona, ma va a radicarsi direttamente in un’insospettabile profondità della sua mente, e probabilmente anche nelle cellule.
Così, molti contemporanei del Maestro ebbero il privilegio di mutazione senza nemmeno accorgersene. Con il passare degli anni, e mentre ci si spostava attraverso la Palestina, mi accadde spesso di ritrovare, qui e là, persone che inizialmente erano state ben poco interessate ai discorsi del Maestro… e posso dire di averle perlopiù viste cambiare, affinarsi, purificarsi, diventare esseri umani più belli, senza che riuscissero neppure ad accorgersi di che cosa era avvenuto in loro.
Ne ho visti anche negare categoricamente la realtà del proprio cambiamento, forse perché non comprendevano il fenomeno, ma soprattutto per orgoglio. Fra loro c’erano parecchi sadducei, ma anche gente comune. Questo mi permise di capire che il livello culturale importa ben poco nell’accettare il processo di comprensione e integrazione di un insegnamento di natura divina. Sono gli ostacoli costruiti dall’aridità del cuore e l’altezzosità della personalità incarnata, a opporsi al semplice fatto di dire “sì”.
Sono d’altronde convinto che quel “no” superficiale pronunciato da alcuni contemporanei del Cristo di fronte alla sua Parola corrispondesse, malgrado tutto, a un “sì” segreto o inconfessato, che deve aver finito per sbocciare nella vite successive. Una cellula che sia toccata da una vibrazione indicibile d’Amore non può che esserne segnata per sempre; viene scossa fino al nucleo denso, e prima o poi i suoi riflessi di autoprotezione vanno in pezzi. Perché questo accada possono volerci molte vite, ma è ben poca cosa nella storia della mente che impara a riconoscere se stessa!
Gli impatti della voce e dello sguardo del Cristo, come potete immaginare, erano soltanto le manifestazioni più tangibili di Ciò che faceva di lui l’Essere che oggi sappiamo… In realtà, naturalmente, in Lui tutto emetteva un’onda sconvolgente; fu per certo questa “emanazione divina” a esacerbare le personalità che avrebbero finito per condannarlo alla crocifissione.
Quando un essere, quale che sia, si mostra troppo diverso dagli altri, diventa insopportabile per la comunità, che cercherà mille ragioni per sbarazzarsene in un modo o nell’altro: condanna a morte, prigionia, messa al bando, voci di corridoio e pettegolezzi infanganti di ogni genere.
Tratto da: “I Primi Insegnamenti del Cristo” di Daniel Meurois-Givaudan
Fonte: http://www.fratellanzadiluce.com/2012/01/gesu-cristo-aveva-una-bella-voce.html
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