Immortalità “natale”
L’io inconscio potrebbe essere quella parte di essenza immortale che abbiamo e che dirige l’io conscio mortale, con cui tutti noi abbiamo a che fare ogni giorno.
L’io conscio è il nostro riferimento con il corpo fisico e senza tale interazione non avremmo coscienza di niente, vivremmo come in un sogno inconsapevole e non avremmo coscienza lucida. Quindi l’io conscio è una creazione dell’io inconscio immortale ed è fondamentale per avere una comunicazione completa con il proprio corpo fisico.
Ma quando questo Io immortale si è unito al corpo fisico, creando in questa maniera l’io conscio, indispensabile per la vita organica? A questa domanda religiosi, scienziati e mistici hanno dato, nel tempo, risposte differenti; c’è chi afferma che l’anima entra nel corpo al momento del concepimento, altri durante la gravidanza, altri ancora, dopo la nascita. Ma a parte inquadrare il momento di questa “incarnazione”, diventa chiaro ai nostri occhi come ciò avvenga, osservando la fisiologia di un neonato che cresce fino a diventare adolescente.
Rudolf Steiner è stato un filosofo, esoterista, mistico e pedagogista austriaco. È il fondatore di una particolare corrente pedagogica chiamata ‘Waldorf’. Sono molte oggi in tutto il mondo le scuole Steineriane ispirate a questo personaggio. Per percepire la storia di questo ricercatore vissuto a cavallo del 1900, basti pensare che oggi l’intero sistema d’istruzione statale tedesco si rifà ai suoi insegnamenti.
Secondo le sue ricerche (basate su fatti concreti di scienza e sullo studio della spiritualità individuale), Steiner affermava che appena l’anima entra nel neonato, essa ed il corpo materiale non sono ancora completamente fusi insieme; il vero io immortale deve ancora prendere il comando completo del corpo: un po’ come quando ci si sveglia la mattina e si necessita per qualche istante di riprendere il completo controllo del fisico, appunto perché la notte, l’anima con l’io inconscio si scindono momentaneamente dal corpo, prova ne è lo stato di incoscienza del sonno stesso.
Quindi, da neonato un individuo non ricorda niente, appunto perché non c’è ancora il controllo dell’anima sul corpo e di conseguenza non c’è ancora la coscienza e quindi nemmeno la volontà e la memoria, le quali sono attributi fisici che nascono col corpo materiale per mezzo dei sensi. Pian piano, però, l’anima prende il comando del corpo incarnato: secondo Steiner ogni 7 anni c’è da parte dell’anima una “presa di coscienza” sul corpo, che avviene tramite dei segni visibili molto eloquenti, come ad esempio, la seconda dentizione, il cambio della voce o la prima mestruazione per l’aspetto sessuale, etc.
Tenendo conto che l’io originale esiste già da prima del concepimento, si può per logica affermare che un essere umano bambino non può dire “io” fino a quando non forma la coscienza propria dell’unione completa tra io inconscio e corpo fisico. Ogni genitore, infatti, percepisce che questo evento avviene nel bambino, in un determinato momento non a caso.
È noto che inizialmente i bambini parlando di sé dicano: “Carlo è bravo” o “Maria vuole questa cosa“. Ed è normale che parlino di se stessi come di altri, poiché non sono ancora consci del proprio essere autonomo e in essi non è ancora nata la coscienza del proprio “sé”.
La semplice e breve parola “io” è un’affermazione soggettiva che indica uno stato personale molto importante. Ogni altra parola infatti può essere adoperata e quindi giustificata da tutti; ognuno può chiamare “chitarra” la chitarra e “sedia” la sedia, ma non è così per il nome “io”. Nessuno può usarlo per indicare un’altra persona. Tutti possono chiamare “io” solo se stessi. Il nome “io” non potrà mai giungere al mio orecchio dall’esterno per indicare me stesso, ma solo dall’interno, cioè dall’io che si auto-designa appunto come “io”. Quando dunque il bambino chiama “io” se stesso, in lui comincia a parlare qualcosa che nulla ha a che fare con il mondo fisico che lo circonda. Col passare del tempo questo”‘io” acquista sempre maggior dominio sul corpo.
Ulteriore prova di un’anima preesistente a priori, viene dimostrata dal fatto che bambini nati da genitori dolci e tranquilli, presentano irruenze passionali selvagge che probabilmente provengono da esistenze precedenti. È vero che per l’aspetto caratteriale molto dipende dall’ambiente, dall’educazione etc., ma è anche vero che non è raro osservare due fratelli, che pur avendo vissuto sotto le medesime influenze di ambiente e di educazione, si sviluppano in due individui adulti completamente diversi tra loro. Questo prova che essi abbiano iniziato il cammino della vita con diverse disposizioni di base.
È noto a molti, che Mozart da fanciullo fosse capace di trascrivere a memoria un lungo brano di musica, dopo averlo udito una sola volta, fatto comprensibile solo se si ammette come possibilità che il piccolo Mozart avesse già in sé quelle notevoli qualità artistiche, ereditate da esistenze precedenti.
Se vogliamo spiegare l’esistenza di simili “geni”, che non sono stati pochi nel corso della storia antica e moderna, possiamo pensare al miracolo o alla presenza di facoltà fondate su disposizioni giunte nel corpo attraverso l’anima. Esse erano, cioè, già presenti prima della nascita del corpo nel mondo fisico. In sostanza, come l’uomo, quale membro della specie fisica, trasmette le sue qualità genetiche fisiche nell’ambito della specie, da genitore a figlio, così l’anima trasmette le proprie nell’ambito della sua esistenza.
Anche il pensiero è un attributo che il bambino impara nel tempo. Ci ricordiamo forse del primo pensiero che abbiamo avuto? No di certo, perché probabilmente l’io conscio che oggi ci fa parlare, camminare e relazionarci con gli altri, ancora doveva prendere il comando sul nuovo mezzo (il corpo umano).
Come si manifesta la presenza di questo Io che prende sempre di più “possesso” del corpo? In un primo momento il bambino si muove a carponi, si sa che gli serve molta fatica e notevole impegno per alzarsi in piedi e lo stesso vale per pronunciare le prime parole. Il piccolo nasce già con la capacità di emettere suoni, ma non di comunicare con i suoi simili adulti. Su questo aspetto, l’essere umano è l’unico su questo pianeta ad avere un deficit comunicativo nei primi tempi dopo la nascita. Riflettendoci, ciò è strano, tenuto conte della conformazione dell’apparato comunicativo umano, che in realtà è già completo alla nascita, e quindi teoricamente già in grado di emettere determinati suoni come lo sono le parole del linguaggio umano.
Alla luce di queste riflessioni, ci viene da chiederci perché l’uomo anche se è destinato a camminare eretto, a parlare e a pensare non lo faccia fin da subito, come sembra invece avvenire nella razza animale. Sono moltissimi gli esempi nel regno animale, in cui il nuovo nato dimostra incredibili intuizioni archetipe su certi atteggiamenti “adulti” rivolti al mondo esterno. L’uomo è sempre stato reputato superiore agli animali, ma al contrario di questi, nel suo primo periodo di vita, non risulta in grado di essere quello per cui è destinato ad essere, anche grazie alla sua evoluzione naturale.
Parliamo di evoluzione naturale umana, perché l’essere umano per propria conformazione è l’unico essere su questo pianeta a camminare eretto e di conseguenza a parlare. Queste due attitudini, parlare e ad avere il midollo spinale in posizione verticale, sono intimamente collegate: persino un pappagallo, infatti, quando parla, si mette in posizione eretta. È possibile quindi che animali molto intelligenti non possano parlare, perché non hanno la colonna vertebrale eretta verticalmente come l’uomo.
L’unica spiegazione a ciò, è che l’anima immortale, l’essenza che già esisteva prima della nascita del corpo, quando si instaura nella materia, necessita di un certo tempo di avviamento, forse tenuto conto della notevole complessità del nuovo mezzo organico che tramite l’evoluzione si perfeziona sempre di più. L’uomo pare essere l’unica entità pensante del pianeta e come tale se si escludesse l’esistenza dell’anima, cioè di una entità che già esiste “a priori”, la venuta al mondo del corpo materiale doveva essere completamente diversa, da come lo è nella realtà. La natura non può sbagliare in un modo così grossolano.
“Oggi i bambini sono più intelligenti di una volta!” Questa riflessione è comune in tutto il mondo ed in tutte le generazioni. I bambini di oggi che un domani saranno adulti, faranno la stessa constatazione sui loro figli, perché l’evoluzione – se è vero che l’anima usa come mezzo il corpo per acquistare esperienza – è diretta non solo dal patrimonio genetico che perfeziona il corpo fisico (record sportivi continuamente superati, statura e costituzione sempre più sviluppate etc.), ma anche dall’anima stessa, che stimola e migliora le “performance” intellettuali/spirituali ad ogni incarnazione.
Grazie all’autocoscienza, l’uomo riesce ad osservare se stesso “dall’esterno”, separato da ogni altra cosa e quindi autonomo, appunto come “io”. Le sensazioni, i sentimenti e quindi i pensieri nascono nell’uomo esclusivamente grazie ai suoi 5 sensi e al mondo fisico; un uomo vede un albero, lo tocca, ne sente l’odore e magari assaggia il suo frutto, grazie a questi dati l’uomo non solo si crea l’immagine dell’albero nella propria mente, ma lo separa da se stesso, affermando e confermando che l’albero è una cosa, e lui un’altra. In questa maniera si percepisce la realtà quotidiana. Da questa interazione nascono i pensieri. L'”io”, quale vera essenza dell’uomo, sembra rimanere del tutto invisibile durante la vita, anche se grazie ad esso, l’uomo può designare il proprio corpo come involucro entro il quale vivere.
“Il metodo educativo che dovetti applicare mi palesò il nesso tra l’elemento animico-spirituale e quello corporeo dell’uomo. Qui feci i miei veri studi di fisiologia e psicologia, e riconobbi che l’educazione e l’istruzione devono diventare un’arte che abbia le sue basi in una conoscenza vera dell’uomo”. (Rudolf Steiner)
Fonte: www.lavitadopolamorte.it
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