La Sacra Sindone: un’Indagine Approfondita
di Dimitri Zagano
A fronte di tutto quello che è stato detto da fonti tendenziose e ideologizzate negli anni trascorsi occorre definire alcuni punti fondamentali di che cosa è e di che cosa non è la sacra Sindone, ovvero della reliquia più importante di tutta la cristianità.
“Sindone” significa lenzuolo ed è infatti un lenzuolo che ha come misure 4,37 metri per 1,11 metri di tessuto di lino pregiato, con componenti tipicamente orientali non riscontrabili in area Europea. Questo lenzuolo ha avvolto un uomo crocifisso di 1,75 m di altezza circa, racchiudendolo sopra e sotto. Non reca assolutamente tracce di colore, come invece qualcuno aveva provato a dire, ci sono invece due tipologie di immagini riscontrabili sulla sua superficie: le tracce di sangue di gruppo AB e l’immagine fronte e retro di una figura umana, prodotta in modo ancora misterioso, secondo una proiezione a 90° sulla superficie del lino stesso e che risulta dalla disidratazione e ossidazione delle fibre superficiali del tessuto; questa immagine del corpo non risulta in nessun modo deformata, quindi la persona non si è mossa, né è stata in alcun modo trascinata, ma è come se l’immagine fosse stata impressa senza che il lenzuolo avesse nemmeno girato attorno al corpo per avvolgerlo anche lateralmente, ma soltanto fosse impressa secondo una proiezione ortogonale alla sua superficie.
Non riporta inoltre, segni di decomposizione, per cui si deduce che il corpo sia stato a contatto con il telo per massimo 40 ore; il colore rosso chiaro del sangue e non scuro (come si nota a volte nei tessuti macchiati) è dovuta alla forte presenza di bilirubina dovuta al trauma vissuto.
L’immagine si coglie meglio dal suo negativo fotografico e dà l’idea del volume della figura umana contenuta, perché l’immagine si è formata in maniera proporzionale alla vicinanza del lenzuolo ai rilievi del corpo (più è a contatto e più il tono è scuro, più si allontana e si stacca dal lenzuolo e più si affievolisce).
Non è una Invenzione Medievale
L’assurda assegnazione al Medioevo per quanto riguarda l’epoca della Sindone, a causa dell’utilizzo fuori luogo, dell’analisi del Carbonio 14, è dovuta anche al fatto che sono stati prelevati pezzi di tessuto dalle sue estremità, zone che sono state falsate nella loro quantità di Carbonio presente, a causa dei maneggiamenti continui di quanti, nel corso dei secoli, l’anno stesa e ripiegata; inoltre si è falsata la quantità di Carbonio 14 perché è stata raccolta anche nell’incendio che ha subito nel XVI secolo; risultando eccessiva tale quantità, “ringiovaniva” di conseguenza, il tessuto (più Carbonio 14 c’è in un oggetto e più questo è recente, in quanto il tempo ne dissipa la sua concentrazione).
Il lenzuolo della Sindone non può essere di epoca medievale per il tipo di manifattura rudimentale ascrivibile all’antichità, per la presenza di cotone egizio molto antico e l’assenza di tracce di fibre animali, che la collocano nell’area Siro-Palestinese del primo secolo; c’è inoltre, grande abbondanza di pollini di tipo medio orientale e di aloe e mirra, oltre a tracce di carbonato di calcio del tipo ritrovato a Gerusalemme e un tipo di cucitura laterale identica ad altre stoffe ebraiche del primo secolo trovate a Masada nella zona del Mar morto.
Nel Medioevo inoltre, non si avevano conoscenze chiare riguardo ai supplizi tremendi della flagellazione e della crocifissione, supplizi tipici Romani, utilizzati al massimo fino al quinto secolo dopo Cristo e dei quali poi si è persa la memoria; precise indicazioni sono scaturite soltanto da attenti esami della Sindone, condotte negli ultimi decenni dai sindonologi più seri e obiettivi, che hanno scoperto relativamente da poco, che i crocifissi portavano sulle spalle solo il cosiddetto “patibulum”, ovvero la trave orizzontale della Croce, fino al luogo designato per la crocefissione, che i chiodi erano nei polsi e non nelle mani, che non è stato utilizzato alcun tipo di poggiapiedi e che la corona di spine aveva la forma di un casco.
Come avrebbe fatto un artista/falsario medievale a inventarsi queste particolarità? Basta infatti, osservare le opere degli artisti dai primi secoli fino a tutto il Medioevo, per notare come manchino di queste peculiarità presenti nella Sindone e per conseguenza, anche il presunto artista/falsario si sarebbe dovuto allineare alla tendenza artistica del suo tempo, che ignorava queste conoscenze dettagliate.
Testimonianze Artistiche
Ci sono testimonianze delle tappe compiute dal Sacro lenzuolo fin dai primi secoli, da Gerusalemme a Costantinopoli, poi a Edessa, e ancora in Francia fino ad arrivare al suo ultimo approdo a Torino.
Quando compare ad Edessa (l’attuale Urfa, inTurchia) nel 525 d.C, la Sindone viene descritta come un lenzuolo appartenuto a Gesù nel sepolcro ed è esposto alla vista dei fedeli ripiegato su sé stesso in modo da mostrare solo il Sacro Volto: è secondo questa modalità che anche gli artisti possono finalmente conoscere quale è il volto da attribuire al Messia nelle loro opere e quindi cominciano a raffigurarlo nelle Icone Sacre, secondo la caratteristica immagine con i capelli lunghi e la folta barba, creando una tipologia da qui in poi, che dà origine ad una lunghissima tradizione di immagini di Gesù, arrivata fino a noi e riconoscibile da chiunque.
È dal VI secolo quindi, che la Sindone è conosciuta, anche se limitatamente al volto, in quanto mostrata ripiegata; basta confrontarla con le opere d’arte di quegli anni, come per esempio, il mosaico del Cristo della basilica dei santi Cosma e Damiano a Roma del 528 d.C. (foto sopra) o il famoso dipinto a tempera su legno del Pantocratore del Monte Sinai (foto sotto) e notare la evidente conoscenza del volto della Sindone, se non addirittura la quasi completa sovrapponibilità, come in quest’ultimo caso del Pantocratore.
Può Essere Solo Gesù
Come riporta la nota sindonologa Emanuela Marinelli, c’è una perfetta coincidenza tra le narrazioni dei quattro Vangeli della passione di Cristo e quanto si osserva sulla Sindone: abbiamo la corona di spine che nessun altro condannato aveva motivo di portare, la flagellazione con 121 colpi creati dal flagrum romano (strisce di cuoio terminanti con dischetti di legno e pezzi di ossa di pecora) perché Pilato non aveva intenzione di condannare a morte Gesù, ma di concludere la pena con la sola flagellazione, mentre ai condannati alla crocifissione sappiamo che di solito, si infliggevano 21 colpi, come pena preliminare.
Sulla Sindone vediamo che non è stato praticato il cosiddetto “crurifragio” ovvero la tipica frattura delle gambe fatta dai carnefici, per accelerare la morte nei crocifissi; presenta invece, la ferita al costato che si documenta con analisi, essere inferta dopo la morte per infarto, già avvenuta dell’uomo, con fuoriuscita di sangue e siero. Abbiamo il mancato lavaggio del corpo per la fretta di seppellirlo, a motivo del fatto che il giorno dopo era la festa del sabato ebraico e non si potevano eseguire questi lavori; l’avvolgimento del cadavere in un lenzuolo pregiato, del tipo di quelli utilizzati nel Tempio di Gerusalemme, e la conseguente deposizione in una tomba privata, cosa del tutto strana e particolare perché i crocefissi essendo persone di basso ceto sociale venivano sepolti in una fossa comune e infine, il breve tempo di permanenza a contatto del lenzuolo, deducibile al massimo in 40 ore.
Per gli studiosi dell’ENEA che hanno condotto analisi molto approfondite, l’immagine si è formata per un fascio di luce molto potente ed unidirezionale per pochi istanti, che ha ossidato e disidratato solo uno spessore infinitesimo di tessuto superficiale: per i sindonologi più convinti, significa che l’immagine sul lenzuolo si è formata per la forte luce e per il calore emanate dal corpo al momento della Resurrezione, che ha proiettato la figura impressionando la superficie di lino, con il corpo fluttuante e sfiorante le due facce del tessuto, prima di alzarsi e tornare in vita: ebbene sì, questa è la spiegazione sconvolgente che i più non accettano… Chi vuole credere, creda.
Articolo di Dimitri Zagano
Fonte: www.fisicaquantistca.it
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