La Sindone ha veramente avvolto il corpo di Gesù?
di Andrea Fontana
Il 7 Ottobre 1978 mi recai a Torino per l’occasione della grande Ostensione della Sindone. Dopo circa un’ora di lunga fila, potei essere “davanti a quello stupendo fantastico lenzuolo, colorato da chiazze rossognole”. Queste sono le parole che scrissi sul mio diario quella sera stessa.
Quel giorno e il giorno dopo partecipai al 2° Congresso di Sindonologia, con la partecipazione di circa 400 congressisti provenienti da tutto il mondo, fra cui studiosi ed eminenti scienziati, che avevano raccolto e pubblicato studi e libri sulla Sindone.
Ciò che è rimarchevole, è che tutti gli studiosi e scienziati del mondo, in parte atei o miscredenti, dopo anni di studi e e ricerche arrivarono alla stessa medesima conclusione: il corpo dell’uomo della Sindone corrisponde esattamente a quello di Gesù narrato nei Vangeli.
Le analisi effettuate sulla Sindone nel 1988, che dichiararono la non storicità del sacro lino, sono state successivamente ripetute nel 2000, ed hanno dimostrato che le precedenti erano falsate. La Sacra Sindone è, infatti, più vecchia di quanto indichino le analisi al radiocarbonio. La notizia arriva da un articolo pubblicato sulla rivista “Thermochimica Acta” da Raymond Rogers, un chimico ora in pensione, che prima lavorava ai Laboratori nucleari di Los Alamos negli Stati Uniti d’America.
Secondo le nuove analisi, il lenzuolo risalirebbe a un periodo compreso tra i 1300 e i 3000 anni fa, comprendendo quindi anche l’epoca in cui visse Gesù Cristo. Rogers ritiene che le analisi al radiocarbonio risalenti al 1988, che avevano datato la Sindone al 1260-1390 dopo Cristo circa, siano state viziate dal fatto di essere state eseguite su una sorta di toppa di tessuto medievale, che era stata inserita per coprire uno strappo nel lenzuolo originale.
La nuova analisi si basa invece su un metodo completamente diverso. Lo scienziato ha analizzato sia frammenti di tessuto della toppa, che frammenti provenienti da altre parti del lenzuolo. E in questi ultimi non è riuscito a individuare tracce di una sostanza, la vanillina, presente invece nei primi. La vanillina si ottiene dalla decomposizione termica della lignina, una sostanza presente nelle fibre vegetali. E dato che la vanillina si deteriora nel tempo, dalla quantità che si trova in un campione, è possibile stimarne l’età.
“La vanillina non si può individuare ad esempio nei Rotoli del Mar Morto, che risalgono al periodo in cui visse Gesù e anche in altri campioni di quell’epoca.E non si trova nemmeno nelle parti del lenzuolo che non sono di aggiunta medievale. Dato che sappiamo qual è il tempo di deterioramento della vanillina, possiamo anche risalire all’età approssimativa della Sindone. E i dati ci indicano un periodo di 1300-3000 anni fa”, ha dichiarato Rogers.
Altri studiosi hanno raccolto prove dell’autenticità della Sindone. Barbara Frale, studiosa di storia e archeologia presso l’Archivio Segreto del Vaticano, nel suo ultimo libro: “La sindone di Gesù Nazareno”, recentemente edito da “il mulino”, ha documentato che la Sindone è un sudario che 2000 anni fa ha avvolto il corpo di un condannato a morte di nome Yosef Nazarani. A queste conclusioni la studiosa è giunta grazie ad alcune scritte, in greco ed aramaico, rinvenute sul lenzuolo, che riportano il nome e la data della sepoltura. La data sarebbe il 30 dopo Cristo (16° anno dell’impero di Tiberio). Secondo la studiosa queste scritte sono un’etichettatura, molto comune all’epoca, che veniva applicata a quei sudari che erano destinati alle tombe comuni. Pare fosse questa infatti la destinazione originaria del corpo di Gesù, poi all’ultimo momento mutata a favore di una tomba privata.
La studiosa, autrice di numerosi libri sui Templari, pare sia stata messa sull’avviso proprio da questi ultimi. In un suo precedente studio, sulla montatura del processo a questi ultimi, infatti sosteneva che per quanto manipolate da Filippo il Bello, le accuse ai templari dovevano pur contenere qualcosa di vero ed in particolare quelle relative all’adorazione della figura barbuta poi nota come Baphomet. Rintracciando in vari documenti l’usanza di esporre ai cavalieri la Sindone perché l’adorassero, la Frale si è convinta che questa figura barbuta, in realtà, non fosse altro che la Sindone. Da qui la sua ricerca e i risultati di essa.
E la prova al carbonio? Barbara Frale sostiene che le prove al carbonio che fanno risalire la Sindone al medioevo siano state svolte con notevole superficialità ed andrebbero rifatte. La Frale riporta anche un’intervista, contenuta in un documentario della BBC, fatta proprio ad uno degli scienziati che si occuparono delle rilevazioni, il quale sostiene la stessa tesi. La studiosa conclude dicendo che ormai, per quanto la riguarda, la questione è certa. Il Sudario è del 30 d.c. e ha avvolto tale Gesù Nazareno. Che poi quest’uomo fosse o meno il Figlio di Dio non è ambito della sua ricerca e lascia la questione ai teologi.
Alcune note sulla composizione chimica della Sindone
Il lenzuolo o telo usato per la Sindone, è di lino fatto “a spina di pesce”, una tecnica usuale duemila anni fa nelle zone del Medio Oriente. Il filato è a “Z” e non a “S” come nel periodo seguente. Non era una tessitura usata nel primo medioevo ma è invece dello stesso tipo usato per avvolgere i cadaveri, nella Palestina del periodo attribuito a Gesù. Sul lenzuolo si trovano pollini di piante sia alpine sia mediorientali, tracce di aloe, di mirra e di aragonite (terra della zona di Gerusalemme). L’aloe e la mirra sono gli aromi con cui, stando ai Vangeli, si unse il corpo di Gesù prima della sepoltura. Dato che si stava facendo buio e sopraggiungeva il sabato (giorno di riposo per gli Ebrei), il corpo di Gesù non fu lavato ma soltanto unto.
Sul telo è impressa una figura umana, che si vede di fronte e di retro e che sembra un negativo fotografico. L’immagine, però, non è stata prodotta con mezzi artificiali (non vi sono, infatti, segni di colore o di inchiostri). Non è un dipinto, una stampa, e nemmeno una fotografia; e non si tratta neppure di una strinatura fatta con un bassorilievo riscaldato. Gli studiosi, inoltre, non sono stati in grado di comprendere il procedimento chimico e fisico che l’ha prodotta. Alcuni hanno ipotizzato trattarsi di una specie di “lampo” di luce o energia che avrebbe irradiato il corpo e il tessuto. Quel “lampo irradiato” che avrebbe non solo impresso l’immagine sul lenzuolo ma fatto rivivere l’uomo “defunto”, indica che la resurrezione sarebbe stata possibile in presenza di una tecnologia avanzatissima. Solo così si spiega la formazione dell’immagine.
Gli esperti sottolinearono nei loro studi, che la figura, ricca di particolari, si delinea soltanto sulle fibrille più esterne del tessuto ed è stabile a livello chimico e termico. Il colore giallastro si diversifica da quello del telo in quanto più marcato. L’immagine sindonica, al contrario di dipinti o di figure piane, è tridimensionale, e da essa si sono ricavate foto oleografiche perfette e simmetriche. Essa assimila la luminosità ultravioletta, senza peraltro riflettere radiazioni. Questo ne elimina quindi l’origine per strinatura.
Sugli occhi del viso sindonico, sono stati scoperti anche i segni impressi da due monete romane con la scritta in greco “Tiberio Cesare”, fatte coniare da Ponzio Pilato tra il 29 e il 32 d.C. L’usanza di mettere monete sulle arcate oculari, aveva lo scopo di mantenere chiusi gli occhi. Inoltre, vi sarebbero chiazze di sangue rappreso, il cui DNA sarebbe da ricondurre ad un individuo di sesso maschile.
Oggi poi, al contrario di quanto credessero gli artisti dal Medio Evo in su, si sa che i chiodi non venivano fissati alle mani, bensì ai polsi. E questo si vede nell’immagine della Sindone. I chiodi, ledendo i nervi mediani, farebbero ripiegare i pollici nei palmi. Ecco perché non sarebbero visibili i pollici. Dato che ai crocifissi si fissavano entrambi i piedi con un solo chiodo, uno dei piedi era posto sopra l’altro. Con la morte sopravviene la rigidità del cadavere. E anche questa è la posizione dell’uomo della sindone.
Inoltre, ai condannati che erano ancora vivi sulla croce, dopo qualche tempo, venivano spezzate le gambe affinché non potessero più poggiarsi e morissero per soffocamento, ma secondo i Vangeli, a Gesù non fu riservato questo trattamento, bensì gli fu inferto un colpo con la lancia. Infatti le gambe dell’uomo della Sindone risultano intatte, mentre c’è il segno della ferita e la relativa macchia di sangue sul costato.
Come se non bastasse, sul telo sindonico sono presenti anche tutte le ferite che i Vangeli affermano essere state inferte a Gesù, comprese quelle determinate dalla corona di spine sulla testa, e quelle delle frustate e del trasporto della trave dove fu inchiodato. Esperti in matematica e statistica, hanno concluso che la probabilità che l’individuo impresso sulla Sindone non sia il Gesù evangelico, sia una su parecchi milioni.
Gesù è, quindi, veramente esistito in carne ed ossa, ed è veramente stato crocefisso sul patibulum a forma di croce. I Maestri della Gerarchia Spirituale, hanno rivelato che Gesù si reincarnò nella vita successiva con il nome di Apollonio di Tiana ed in tale incarnazione superò la grande prova della Quinta Iniziazione, trasmutandosi in un Adepto immortale, un Maestro della Gerarchia Spirituale, nel Quinto Regno di Natura, che opera attivamente nella Grande Loggia Bianca, al Servizio diretto di Dio, l’Osservatore silenzioso e Signore del nostro pianeta.
Il Cristo, dopo Gesù, ha “adombrato” e ispirato altri grandi Iniziati che erano adatti alla funzione di rivelare altre verità. Fu, dunque, il Cristo che parlava e insegnava alle folle ed ai suoi Discepoli per mezzo del corpo fisico di Gesù, ad iniziare l’Era dei Pesci, e sarà sempre Cristo (il Signore Maitreya) ad iniziare l’Era dell’Acquario, così come è stato annunciato da tanto tempo.
Articolo di Andrea Fontana (artista – http://www.andrea-fontana.it/)
Fonte: http://www.scienze-astratte.it/il-maestro-gesu-fu-adombrato-dal-cristo.html
Il più grande artista, che si raffigurò con l’ombra è la luce è Gesù di Nazaret, se la Sindone di Torino è un suo autoritratto di natura miracolosa. Al suo interno contiene la perduta o forse solo nascosta Battaglia di Anghiari di Leonardo da Vinci. Tramite la somiglianza del volto contenuto nell’immagine della ferita al costato della Sindone, con il volto urlante del guerriero centrale, Niccolò Piccinino della Tavola Doria che della Battaglia di Anghiari di Leonardo realizzata a Firenze a Palazzo Vecchio nel Salone dei Cinquecento, riproduce La lotta per lo stendardo. Cfr. ebook/kindle. La Sindone di Torino e le opere di Leonardo da Vinci: analisi iconografica comparata.