“Mahasamadhi”, il Trapasso cosciente
di Northia
Parhamansa Yogananda (il famoso yogi indiano, nato il 5 gennaio 1893), decise di porre volontariamente fine alla sua vita il 7 marzo 1952. Morì al termine di un discorso che pronunciò durante un banchetto organizzato in onore dell’Ambasciatore dell’India, Binay R. Sen, a Los Angeles.
Parhamansa Yogananda credeva nella “Mahasamadhi” ossia “grande meditazione”, l’ultima, la più importante, durante la quale il maestro lascia il suo corpo fisico per far navigare la coscienza verso l’onnipresenza, congiungendosi con l‘Aum definito anche Om.
L’Om è la più importante sillaba induista rappresentata in figura o Spirito Santo, ed è considerato il suono primordiale che ha dato origine alla creazione, la quale viene interpretata come manifestazione stessa di questo suono e che rivela al devoto la verità ultima.
Con la meditazione si prepara la mente a non essere sopraffatta dalle forme materiali: la terra, la carne, noi stessi come persone fisiche non esistono più. Una continua ed esclusiva attenzione, finché l’anima non si immergerà in una beatitudine senza fine.
Alla meditazione, infatti, viene conferito il potere di portare il praticante in un’altra dimensione, una dimensione cosmica in cui lo yogi diventa un tutt’uno con se stesso e con il Tutto (Om), come afferma Yogananda nella sua stessa poesia: “I pensieri degli uomini tutti, passati, presenti, futuri, ogni filo d’erba me stesso, l’umanità, ogni particella della polvere universale, collera, avidità, bene, male, lussuria, tutti inghiottii, tutto tramutai nel vasto oceano di sangue del mio unico Essere”.
Così, Il 7 marzo 1952, lo Yogi alza gli occhi al cielo e si accascia dolcemente a terra, conosceva in anticipo il giorno, la causa e le circostanze della sua morte perché, come ho accennato prima, era riuscito, a quanto pare, a controllare la sua mente. Yogananda lascia in questo modo il suo corpo fisico per entrare in un’altra vita.
Harry T. Rowe, direttore del Cimitero dove attualmente è sepolto il corpo, inviò alla Self Realization Fellowship, una lettera ufficiale della quale sono pubblicati alcuni brani: “L’assenza di qualsiasi segno visibile di decomposizione sul corpo di Paramahansa Yogananda costituisce per noi un caso eccezionale… A distanza di venti giorni dalla morte, le sue spoglie non presentavano manifestazioni evidenti di decomposizione… Non apparivano segni visibili di deterioramento e di disidratazione dell’epidermide e dei tessuti del corpo.
Questo perfetto stato di conservazione è, da quanto risulta negli annali mortuari, un caso senza precedenti… Quando il corpo di Yogananda fu portato qui, il personale del cimitero si aspettava di constatare, attraverso il coperchio di vetro della bara, l’avanzamento progressivo della decomposizione.
La nostra meraviglia aumentava di giorno in giorno, perché, con il passare del tempo, non si verificava nessun cambiamento nella salma tenuta in osservazione. Il corpo di Yogananda si manteneva in un apparente stato di immutabilità straordinaria…
Il suo corpo non ha mai emanato l’odore della decomposizione… Il 27 marzo, quando il coperchio di bronzo fu abbassato sulla bara, l’aspetto fisico di Yogananda appariva identico a quello del 7 marzo. Era ancora intatto e incontaminato, esattamente come appariva la notte della morte.
Il 27 marzo non avevamo ragioni evidenti per affermare che il suo corpo avesse subito alcuna visibile forma di decomposizione. Per questi motivi dichiariamo nuovamente che, alla luce della nostra esperienza, il caso di Paramahansa Yogananda è da considerarsi unico“.
“Tu sei me, io sono Te,
Conoscenza, Conoscitore, Conosciuto in Uno!
Quieto, perenne brivido, eterna pace sempre nuova.
Godibile oltre l’immaginato, beatitudine del samadhi!
Non un anestetico mentale
o uno stato inconscio senza voluto ritorno,
il samadhi è un’espansione della mia sfera cosciente
oltre i limiti della forma mortale,
fino ai più lontani confini dell’eternità,
dove Io, Cosmico Mare,
contemplo il piccolo ego che fluttua in Me”.
Questi versi fanno parte di una poesia intitolata “Samadhi” scritta da Paramhansa Yogananda.
Articolo di Northia
Fonte: https://leganerd.com/2014/10/29/mahasamadhi/
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