Natuzza, la Mistica di Paravati
di Giulietta Bandiera
È considerata una delle più grandi mistiche del nostro tempo. Nel 100° anniversario della sua nascita (23 agosto del 1924), in Vaticano è in corso la causa per la sua beatificazione.
Era una donna semplice, analfabeta, umilissima, ma oggi è considerata una delle più grandi mistiche del nostro tempo, paragonata allo stesso Padre Pio da Pietrelcina, col quale aveva in comune le stigmate e molti doni straordinari, dalla bilocazione, alla capacità di guarire, fino alla facoltà di comunicare con i defunti.
Mentre in Vaticano è in corso la causa per la sua beatificazione, una testimonianza che attesta come Natuzza, a distanza di molti anni dalla sua morte fisica, continui a vivere e ad operare in mezzo a noi, proprio come uno degli angeli, a lei tanto cari, che l’hanno sempre accompagnata lungo il suo cammino terreno.
Ce l’ho sempre avuta nel cuore, Natuzza Evolo, la grande mistica di Paravati, ma per tutta la vita l’ho rincorsa inutilmente. In genere non amo gli stigmatizzati, le Madonne che lacrimano sangue e tutte le manifestazioni della credenza popolare tipica del sud del mondo, nelle quali la spiritualità viene espressa come sofferenza. Dio per me è gioia, oppure non è.
Natuzza però faceva eccezione, perché lei era gioiosa, anche nella più grande sofferenza. Adoravo soprattutto la sua grande semplicità e il suo modo di parlare dei più grandi misteri della vita con una naturalezza disarmante.
La Benedizione di Natuzza
Studiando questo tipo di fenomeni mistici, per molti anni mi era dunque capitato di domandare ai direttori dei giornali e delle reti televisive per cui lavoravo di mandarmi da lei per farle un’intervista, ma ogni volta, chissà perché, la cosa sfumava all’ultimo momento.
Nel 2009, avevo infine saputo, con grande dispiacere, che Natuzza aveva lasciato il suo corpo mortale, provando il grande rimpianto di non poterla più conoscere di persona. A quel punto però, ci aveva pensato lei stessa, a inviarmi un segno del fatto che il nostro non fosse propriamente un incontro mancato. Io infatti la cercavo, ma lei mi aveva già trovata.
Sebbene non ci fossimo mai viste, lei infatti sapeva di me e del mio lavoro sugli angeli, che in quegli anni svolgevo attraverso conferenze, seminari e convegni, presso l’Istituto di Psicodinamica di Milano, insieme alla sua fondatrice e mia grande amica Dede Riva.
A rivelarci ciò era stato un tale che, dopo aver seguito una mia conferenza, mi aveva avvicinata per dirmi che Natuzza mi mandava attraverso di lui i suoi saluti e le sue benedizioni. La cosa mi aveva colto alla sprovvista e per quanto sapessi bene che fra le doti della mistica calabrese vi erano la bilocazione e la visione a distanza, il fatto che lei potesse sapere della mia esistenza mi sorprendeva molto.
Non ci Aveva Mai Viste, ma Conosceva il mio Lavoro con Dede Riva
L’uomo che aveva fatto da tramite fra noi, mi aveva raccontato a quel punto di essere stato in visita da Natuzza a Paravati, poco tempo prima della sua morte e di averle domandato in particolare notizie degli angeli, con i quali lei aveva un rapporto praticamente quotidiano, in particolare con l’Arcangelo Michele che era addirittura il suo angelo custode, oltre che il suo “suggeritore ufficiale” presso i devoti.
“Non hai detto che abiti a Milano?”, Natuzza gli aveva chiesto.
“Sì” aveva confermato il visitatore.
“E allora non hai bisogno di venire da me in cerca di angeli. A Milano ne hai già due a disposizione: Dede Riva e Giulietta Bandiera”.
Il fatto che una santa della sua levatura conoscesse addirittura il nostro nome e sapesse con quanta dedizione Dede ed io svolgevamo il nostro lavoro di divulgazione spirituale, ci commosse profondamente, dandoci la conferma del fatto che, quando esiste una connessione profonda fra le anime, non è nemmeno necessario incontrare di persona qualcuno, per poterlo conoscere.
Tutt’oggi Natuzza rappresenta infatti, per me, una presenza vivente, che invoco spesso nei momenti di difficoltà, ricevendone conforto e grande sostegno, anche per tramite dei nostri angeli, che sono figure care a me, tanto quanto lo erano sempre state a lei.
La Storia di “Mamma” Natuzza
Ma chi era Natuzza Evolo, anzi, chi è, dal momento che un livello di coscienza come il suo l’ha resa certamente un’immortale? Sebbene tutti la chiamassero “mamma Natuzza”, il suo nome era Fortunata Evolo. Era nata il 23 agosto del 1924 a Paravati, una frazione di Mileto (CZ) in Calabria, da un padre emigrato in Argentina prima ancora della sua nascita (che lei non avrebbe mai conosciuto) e da una madre che sarebbe riuscita a crescerla solo con grandi difficoltà, affidandola alla carità popolare.
Impossibilitata a frequentare la scuola durante l’infanzia, poiché troppo occupata a prendersi cura della casa e dei suoi numerosi fratelli, Natuzza sarebbe rimasta analfabeta per tutta la vita. Già a quattordici anni, d’altronde aveva dovuto iniziare a lavorare, andando a servizio in casa di un avvocato della sua zona, presso il quale sarebbe rimasta a vivere fino al giorno delle sue nozze.
I Primi Carismi e la Reazione di Padre Agostino Gemelli
Era stato proprio in quella casa che avevano cominciato ben presto a manifestarsi i suoi primi carismi (nel linguaggio teologico, dono divino largito a un credente a vantaggio dell’intera comunità), che andavano dalla capacità di vedere e comunicare con i defunti, a quella di avere vere e proprie visioni mistiche della Vergine Maria. Tali manifestazioni, avrebbero indotto la Chiesa, già a partire dal 1940 in poi, ad avviare processi di chiarimento concernenti il suo caso.
In quello stesso anno, in occasione della festa dei Santi Pietro e Paolo, Natuzza era stata cresimata dal Vescovo e subito dopo la cerimonia, era stata assalita da forti tremori e aveva perso conoscenza. Sulla sua camicia bianca, era comparsa quindi una grande croce di sangue, che sarebbe stata solo il primo di una lunga serie di segni soprannaturali.
Le eruzioni sanguigne, in particolare, erano anticipate e seguite da forti dolori al cuore e alla spalla sinistra, di fronte alle quali i medici che visitavano la ragazza, rimanevano interdetti, senza sapersi dare spiegazione alcuna del fenomeno.
A quel punto padre Agostino Gemelli aveva disposto per la giovane dal Vaticano un periodo di isolamento nel manicomio di Reggio Calabria. Due mesi più tardi, tuttavia, Natuzza era stata dimessa perché risultata perfettamente sana di mente.
In quel periodo, trasferitasi dalla nonna materna, la ragazza aveva manifestato il desiderio di prendere i voti e di farsi suora, ma il suo destino evidentemente era un altro. Dietro consiglio dello psichiatra che l’aveva avuta in cura, sua madre aveva quindi predisposto per lei un matrimonio per procura, con un falegname del luogo di nome Pasquale Nicolace. Le nozze erano state celebrate il 14 agosto del 1943 e la coppia avrebbe dato alla luce negli anni successivi ben cinque figli: Salvatore, Antonio, Anna Maria, Angelo e Francesco.
Le manifestazioni inspiegabili avrebbero tuttavia continuato a verificarsi per Natuzza anche dopo aver messo su famiglia e l’avrebbero accompagnate lungo tutto l’arco della sua vita terrena.
Nel 1958, nel periodo della settimana santa, le erano inoltre comparse le alle mani, ai piedi e alle ginocchia, le cui cicatrici non sarebbero mai più guarite, riaprendosi regolarmente ogni anno nello stesso periodo precedente alla Pasqua, quando la Natuzza riviveva la passione di Cristo, come già era capitato a Padre Pio da Pietrelcina, altro mistico stigmatizzato, a cui Natuzza più volte sarebbe stata paragonata in seguito.
La cosa più peculiare era che il sangue che le sgorgava dalle ferite, raccolto in bende e fazzoletti, si componeva in strane macchie, nelle quali era possibile riconoscere vari simboli sacri: ad esempio dei cuori, dei calici, delle ostie, delle immagini della Vergine, delle corone di spine, o delle scritte in latino.
Tutti quei miracoli non avrebbero tardato ovviamente a creare una vasta eco, che ben presto avrebbe valicato i confini regionali, per diffondersi in tutto il Paese. La casa di Natuzza a Paravati era di conseguenza diventata in breve tempo meta di continui pellegrinaggi. La mistica, dal canto suo, accoglieva tutti e per tutti aveva una parola di conforto. Ciò non le impediva tuttavia di assolvere ai suoi doveri di mogli e di madre.
A Volte Non Distingueva i Vivi dai Morti
Raccontano infatti i suoi figli, che era solita dormire pochissimo e svegliarsi prima ancora dell’alba per far loro da mangiare, stirare i vestiti e accudirli, prima che cominciassero le visite dei forestieri, che giungevano da ogni parte d’Italia e del mondo per domandarle preghiere e guarigioni, ma anche di far da tramite fra loro e i loro defunti, con i quali lei era in grado di comunicare con una tale naturalezza, da non poter a volte distinguere – per sua stessa ammissione – i vivi dai morti.
Come attestano inoltre moltissime testimonianze, se non erano le persone a venire da lei – era lei stessa ad andare da loro in bilocazione – richiamata dalle loro preghiere.
Dietro ogni persona che incontrava, Natuzza sosteneva inoltre di vedere l’angelo custode, che descriveva come luminoso e posizionato dietro la spalla destra di ciascuno. Ad eccezione dei sacerdoti, che lei riusciva a riconoscere, anche quando le si presentavano in abiti borghesi, dal fatto che il loro angelo stava invece dietro la loro spalla sinistra.
L’arcangelo Michele in persona parlava spesso per bocca di Natuzza, suggerendole le risposte da dare ai suoi innumerevoli devoti, talvolta, se erano stranieri, perfino in lingue che lei nemmeno conosceva. Di tutti questi doni della grazia, Natuzza, vista la grande umiltà che la contraddistingueva, non si riconosceva alcun merito.
Il Suo Testamento Spirituale
“Io sono solo un verme di terra”, diceva spesso parlando di sé stessa. “È l’angelo che mi suggerisce cosa dire e sono Gesù e Maria a compiere i miracoli. Non io”. Tuttavia, la mistica avrebbe lasciato questo mondo già in odore di santità, all’età di 85 anni, alle cinque del mattino del 1° novembre del 2009.
Ai suoi funerali erano presenti oltre tremila persone e nel 2019 sarebbe stata avviata la causa di beatificazione.
Per volere di Natuzza e grazie alle offerte dei pellegrini, nel frattempo era stata eretta a Paravati una chiesa, oggi divenuta Santuario, dedicata al Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime, che la Madonna in persona aveva richiesto durante alcune delle sue apparizioni a Natuzza “per alleviare le necessità di giovani, di anziani e di quanti altri si troveranno nel bisogno”.
Nel suo testamento spirituale, nel febbraio del 1998, Natuzza Evolo, poco prima di lasciare questo mondo, aveva fatto una promessa a tutti i suoi figli spirituali. “Rinnovo il mio amore per tutti”, aveva detto. “Vi assicuro che non abbandono nessuno, voglio a tutti bene e anche quando sarò dall’altra parte, continuerò ad amarvi e a pregare per voi”.
Articolo di Giulietta Bandiera
Fonte: https://www.karmanews.it/46908/natuzza-la-mistica-di-paravati/
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