Non si può Abbandonare il Cammino Spirituale
di Mikael Alom
Io sono convinto che sia preferibile rimanere nell’ignoranza di certe leggi spirituali, piuttosto che conoscerle e non seguirle.
Quando si mettono in moto, determinate entità superiori, quando s’inizia un percorso spirituale, quando ci si rende disponibile al servizio, quando si hanno chiari gli elementi necessari alla propria evoluzione e si rinuncia a percorrere il cammino che ci viene fatto solo intravvedere, allora si rischia grosso.
Rischiamo di procurarci le difficoltà, le disavventure, finanche le malattie che ci colpiscono. Questo avviene non perché ci siano desideri di vendetta o punizioni da parte dell’Intelligenza Cosmica, ma perché semplicemente questi accadimenti sono un mezzo, una necessaria conseguenza che deve farci riflettere sul mancato assolvimento degli impegni presi con le gerarchie celesti.
Non dobbiamo giudicare quanto, eventualmente ci colpisce sul piano fisico, fino a stravolgere, a volte, la nostra esistenza, con i criteri strettamente umani. Facendo ciò potremmo sentirci vittime di un’ingiustizia, della sfortuna, del destino infame… No, se realmente abbiamo abbandonato, per un qualsiasi motivo, la nostra ascesa verso la vera spiritualità, dobbiamo accettare quanto di difficile ci viene proposto come un dono.
Un dono che ci viene fatto in quanto privilegiati, in quanto prescelti per una realizzazione divina. Siamo per cosi dire dei “sorvegliati speciali”, siamo dei predestinati, siamo l’embrione di una nuova forma di vita, siamo gli atomi di una nuova meravigliosa costruzione, i mattoni con i quali il Signore ha deciso di costruire il Suo Regno. Siamo, quindi, troppo preziosi per essere abbandonati al nostro destino.
Abbiamo, perciò, l’obbligo di verificare costantemente l’intensità del nostro impegno, di avere saldamente il timone orientato sulla rotta da seguire; divenire un faro che illumina chi naviga a vista, chi non ha ancora ben chiare le leggi dell’evoluzione spirituale, della discesa sul piano fisico della propria anima.
È un lavoro impegnativo quello che ci siamo scelti: lavorare su sé stessi e lavorare per gli altri. La fatica, a volte, è enorme, tanto che le nostre forze ci sembrano, a quel punto, insufficienti, inadeguate. Ma non ci sono alternative, solo svolgendo queste “mansioni” potremmo poi sperare di essere “pagati” dal nostro “datore di lavoro” divino.
Articolo di Mikael Alom
Fonte: https://ilsentierodellaconoscenzadotorg.wordpress.com/category/discussioni/
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