Omraam Mikhael Aivanhov: “Nessuna prigione può trattenere lo Spirito!”
Omraam Mikhael Aivanhov è stato un grande Maestro, uno di quei rari iniziati che ha accettato su di sé sacrifici insopportabili per l’uomo comune, dalla povertà, alla solitudine, fino alla prigionia.
“Per due anni sono rimasto immerso nel buio. Ne ho accumulato con grande gioia. Si trattava del buio più nero, del tutto nero. Quel nero è un mistero. È in lui che si formano le cose, nell’oscurità. Il bianco è la manifestazione, il nero è la formazione. Il bambino si forma al buio. Il nero è due volte simbolico: per gli uomini comuni, il nero è il male, l’egoismo, l’inferno; per gli Iniziati, è il mistero non illuminato, non chiarito”. (Omraam Mikhaël Aïvanhov)
Quando si parla del sacrificio del Cristo proviamo tutti un’inspiegabile senso di devozione, rispetto, amore; qualcosa in noi si slancia verso il cielo alla ricerca di un senso che attraverso la sofferenza dell’uomo Gesù, possa dare significato anche ai dolori che attraversano la nostra vita. Sebbene la crocifissione imprima immagini molto forti nelle nostre viscere, sono pochi gli esseri umani capaci di partecipare davvero a quell’evento, percependolo su di sé, abbracciandolo totalmente con tutti i propri sensi. In sostanza, non è facile discostarsi dalla semplice presa di coscienza dell’orrore della passione, per viverlo come evento personale, intimo, e con l’assoluta consapevolezza delle tribolazioni spirituali affrontate da Gesù.
Ciò è normale… la fragilità dell’uomo ordinario non può accogliere la portata dei sacrifici che i grandi maestri dell’umanità accettano di vivere per il bene dei proprio fratelli. Tuttavia, la sofferenza del Cristo spesso perde il suo reale effetto su di noi, anche per via di una lontananza “storica”, in cui la nostra mente è tentata di relegare la figura di Gesù, in una nebbia mitologica, che poco aderisce con la nostra realtà di tutti i giorni.
Ecco perché l’insegnamento della Scienza Iniziatica prosegue il suo inesorabile cammino, adattandosi e aggiornandosi all’evoluzione dell’uomo moderno: affinché egli non perda mai la luce delle verità che è portato a realizzare nella propria esistenza. E allora, occorrono grandi uomini, grandi iniziati che ripercorrano le vie del Cristo, che ci ripropongano sempre le leggi divine della Via, della verità e della vita, affinché esse non di disperdano e vengano dimenticate dalle nostre anime fragili.
Omraam Mikhaël Aïvanhov è stato uno di questi grandi Maestri. E quando nel pieno della notte ricevette la telefonata di un fratello che aveva scoperto i progetti dei suoi nemici e che gli consigliava di fuggire all’estero, egli non volle fuggire… “Vogliono farla mettere in prigione”. Questo fu il contenuto della telefonata, una sentenza grave, che avrebbe spinto alla fuga molte persone.
Ma Mikhaël non aveva mai pensato di lasciare la Fratellanza o di abbandonare il suo lavoro. Aveva accettato da molto tempo le sofferenze e le prove che costellavano la sua vita e si può dire che quella notte acconsentì a passare attraverso il fuoco, con una consapevolezza ancora più grande della ferocia dei suoi nemici. Quel momento preciso fu forse un punto di svolta per la sua missione. Sulla bilancia, infatti, vi erano da un lato le prove peggiori che rischiavano di compromettere la sua stessa missione e dall’altro la possibilità di fuggire e ricominciare altrove. Era libero di rifiutare di bere il calice amaro che gli si presentava, ma sapeva di dover accettare di scendere nell’oscurità più terribile, al fine di riemergere poi nella Luce.
Poco tempo prima aveva detto, a proposito della prova che i suoi fratelli e sorelle affrontavano insieme a lui, che tutti gli esseri umani un giorno dovranno attraversare l’inferno: “Gesù è sceso all’inferno, perché il sentiero che conduce al cielo passa di là. Tutti passeranno per l’inferno per recarsi in paradiso; vuol dire che quando lavorerete per vincere i vostri difetti, davanti a voi si aprirà un inferno che dovrete attraversare per un certo periodo. Quando ne uscirete vincitori, una seconda lotta si presenterà al di fuori di voi e, se sarete ancora vincitori, tutti taceranno e nessuno dirà più niente. Fino a quel momento finale però è necessario saper essere un eroe”.
Mercoledì, 21 gennaio 1948, Fratello Mikhaël venne, quindi, arrestato di sorpresa e condotto al Commissariato di polizia con un pretesto. In seguito, fu trasferito alla prigione della Santé di Parigi, dove venne incarcerato sulla base di false testimonianze. Impietriti, i membri della fratellanza non sapevano cosa fare. Non credevano alla colpevolezza di Fratello Mikhaël, ma alcuni avevano paura oppure si vergognavano di confessare ai loro amici che avevano fatto parte della sua famiglia spirituale. In pochi gli restarono fedeli. Vivevano costantemente con il cuore carico d’angoscia e riflettevano sui mezzi per difenderlo. I giornali continuavano a pubblicare articoli su di lui e la fratellanza era circondata da un’atmosfera colma di minacce, ostilità e disprezzo.
Nell’insegnamento del Maestro Aïvanhov, il bene e il male sono entrambi necessari alla vita, hanno entrambi un doppio ruolo, come il fuoco che distrugge o riscalda, come le piante velenose che uccidono o guariscono a seconda dell’uso che se ne fa. L’importante è saper utilizzare il male per trasformarlo in bene. Le prove, le malattie e le sofferenze servono per elevarsi, come uno scalatore si serve delle asperità della roccia per arrivare fino in cima, e come la natura trasforma i rifiuti per far crescere gli alberi e le piante: in questo senso, il male è spesso un bene nascosto per le persone che soffrono.
Anni dopo, il Maestro Aïvanhov dirà: “Quanto mi è successo, cioè il fatto che i giornalisti mi abbiano presentato pubblicamente come un satiro e come un mostro, non è stata forse per me la cosa peggiore? Ve lo dico con franchezza: tutte quelle accuse ingiuste, tutte quelle beffe, erano terribili da sopportare, ci sono perfino dei giorni in cui si preferirebbe essere morti piuttosto che disonorati a quel punto. Alcuni si sono suicidati per molto meno! La calunnia è qualcosa che ha l’effetto di un veleno mortale. Ma la Scienza iniziatica era li per mostrarmi, che forse la cosa migliore che potesse accadermi era proprio quella, perché mi ha obbligato a percorrere un cammino sconosciuto, a trovare in me armi, risorse insospettate ed energie che altrimenti non avrei mai trovato”.
Dopo la sua liberazione, occorsero ben dieci anni, prima che la reputazione di Fratello Mikhaël fosse lavata da tutte le sozzure. In quel momento, si trovava al sud con la fratellanza per un congresso estivo. Alla fine del mese di settembre del 1960, molti suoi fratelli e sorelle si erano riuniti per celebrare con lui la festa di San Michele. Il 28, venne convocato dal Tribunale di Aix-en-Provence. Come molto spesso nella sua vita, il popolo alato sarà presente all’avvenimento: nel momento in cui lasciò il suo chalet, centinaia di rondini apparvero nel cielo e accompagnarono la sua automobile per un lungo tratto. Quando rientrò a casa nel pomeriggio, annunciò la buona notizia a tutti quelli che l’avevano aspettato con impazienza: finalmente la Corte d’Appello di Aix-en-Provence aveva pronunciato la sua riabilitazione giudiziaria, tutte le false accuse erano state smascherate, ritirate, e pertanto decaddero.
Nelle lettere che il Maestro scrisse alla Fratellanza – alcune durante la sua prigionia, dalla Prigione della Santé, nel 1948 – troviamo l’elevatezza di un uomo straordinario, che ha voluto insegnarci come dare un senso alle prove che affrontiamo nella nostra vita.
Eccone alcuni estratti
Miei cari fratelli e sorelle, non voglio che vi affliggiate a causa delle mie prove. Non dimenticate che i disegni di Dio sono insondabili. Il mio cammino passa per la prigione, ma non si fermerà qui, e il mio vero lavoro incomincia adesso. Credetemi se vi dico che, nelle profondità dell’abisso in cui mi trovo, vi sono momenti in cui mi sento felice e privilegiato. Era necessario che passassi di qui. D’ora in poi, tutto diventa possibile…
Gesù ha detto: «Amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano». Ora più che mai, nella mia vita, devo dar prova di esserne capace. Prego e invio pensieri di luce a tutti coloro che sono causa delle mie sofferenze, ma che in realtà mi procurano un bene immenso. Queste sofferenze mi erano state predette dal Maestro (Peter Deunov), senza che mi rivelasse sotto quale forma avrei dovuto subirle. Il discepolo deve essere pronto al meglio e al peggio, ma nulla lo deve fermare nel suo cammino di elevazione, e se egli conserva in sé la fede e l’amore, tutto ciò che gli accadrà sarà per il suo bene. Con una tale comprensione delle cose, si può essere felici ovunque… anche in prigione. Altri, invece, che si trovano in libertà e nelle migliori condizioni, sono infelici e si ribellano.
Io sono prigioniero, ma il mio spirito è libero e spesso viene a farvi visita per dirvi: «Voi pure, rafforzate la fede, l’amore e la luce in voi! Cantate, pregate con tutto il vostro cuore! Date esempio di coraggio, di pazienza e di tenacia!» La nuova vita esige anime forti. Sono pronto a tutti i sacrifici, a condizione che io possa compiere la volontà di Dio e ricondurre a Lui delle anime. Ho per tutti gli esseri un amore che difficilmente potete immaginare. Vorrei che tutti ogni giorno piangessero di felicità davanti alla bellezza e alla luce, come io ho pianto spesso quando i miei occhi interiori contemplavano lo splendore della Creazione. Se questa è la condizione per realizzare il mio desiderio, allora accetto di essere rinchiuso in una piccola cella dove stiamo in sette, con i topi che si aggirano di notte, accetto di essere privato dell’illuminazione, del riscaldamento e di un cibo sano – a parte quello che mi mandate voi.
Il Cielo mi dà un problema molto difficile da risolvere. Mi dice: «Mikhaël, tu che sei freddoloso al punto di non bere mai acqua fredda, tu che non sopporti il fumo di sigaretta, che cerchi unicamente il silenzio, l’armonia e la bellezza… tu sostieni di amare gli esseri umani e di volerli trasformare? Ebbene, vedremo di che cosa sei capace, ora che sei costretto a sopportare la sporcizia, il rumore, le brutture e la violenza…»
Il primo giorno che sono arrivato in questa cella, sono stato ricevuto con un’ostilità tale da lasciarmi sbalordito. Mi trovavo in una giungla in mezzo a delle belve che hanno incominciato ad allearsi tutte contro di me. Qualunque cosa facessi, tutti erano pronti ad accusarmi, a insultarmi. Quando venivo chiamato fuori dalla cella, mi prendevano tutto quello che potevano, mangiavano le provviste che voi mi mandavate e che pure condividevo con loro. A mia insaputa, ordinavano a nome mio sigarette, salumi e altre cose di ogni genere che poi dovevo pagare. Tutto quello che potevo dire loro per aiutarli, risvegliava in essi solo scherno e odio. I primi tempi, è stato un vero inferno: se la prendevano continuamente con me, e avevo un bel mostrarmi paziente e indulgente… Niente da fare!
Ma poi… ho visto la potenza della parola e dei buoni pensieri. Un giorno, uno di loro ha preso le mie difese e ha iniziato ad opporsi agli altri. Poco alla volta, anche altri hanno cambiato il loro comportamento, arrivando al punto di prepararmi il letto, pulire la cella al mio posto, custodire il mio cibo quando io non ero presente, lavare la mia gavetta, impedire che gli altri mi derubassero, farmi scaldare dell’acqua quando avevo sete, e molte altre cose ancora, talmente numerose che non posso elencarle tutte.
Ora si vergognano di essere stati così duri con me. Certo, non si trasformeranno dall’oggi al domani, ma desiderano istruirsi, mi fanno delle domande, e la cosa che mi rende più contento è che è cambiato anche il loro comportamento nei confronti, gli uni degli altri: adesso si parlano in modo diverso. La ragione inizia a tornare in questi esseri induriti e arrabbiati contro l’intera società. Mostro loro che essi hanno delle capacità, delle qualità che ancora non hanno saputo sfruttare. La mia anima è piena di compassione per loro, poiché, pur se colpevoli, sono stati anche vittime di cattive condizioni.
Allora, miei amati fratelli e sorelle, servitevi della mia esperienza per avanzare ancora nell’amore e nella luce. Nella vita tutto passa, tranne i buoni pensieri, i buoni sentimenti, le buone parole e le buone azioni. Non tormentatevi per ciò che mi accade, ma che le mie prove siano per voi un’occasione per progredire! Ricevo spesso dalle sei alle dodici lettere al giorno. Questo produce un effetto straordinario su quelli che smistano e distribuiscono la posta, ma soprattutto sui miei compagni di cella che sono stupefatti. A volte do loro da leggere quelle lettere, e studio quale impressione il loro contenuto produca su di essi. Ciò li aiuta, aprendo loro delle porte su un mondo che per queste persone è quasi sconosciuto: il mondo della bontà, dell’amore e della riconoscenza. Dio solo sa quali saranno le lontane conseguenze di quelle letture!
Le stesse guardie sono impressionate, e ora, sempre più spesso parlano a lungo e amichevolmente con me. Al mattino, a tutti noi dicono: «Buon giorno!» e la sera: «Buona notte!», cosa che non fanno con i detenuti delle altre celle. Per la prima volta, forse, la prigione della Santé è attraversata da tanti raggi di luce e correnti luminose. Quando canto i canti del Maestro o la Paneuritmia, sento che avvengono strani cambiamenti nell’atmosfera di questa prigione. Dio scende nelle profondità dell’inferno, per tendere una mano a tutti questi infelici, che non sanno né da dove vengono né dove vanno, e neppure per quale ragione siano sulla terra. Sì, Dio discende attraverso le lettere che voi mi inviate. Queste condizioni, seppur così penose, sono ben poca cosa, se in tal modo Egli vuole risvegliare delle coscienze.
Continuate a lavorare con l’amore e la saggezza, e non preoccupatevi dell’opinione pubblica: è così mutevole! Soltanto chi non ha paura di manifestare la propria fede nella potenza della nuova vita, è degno di ricevere i doni dello Spirito, che saranno eternamente distribuiti ai figli della luce.
Altri estratti
Si deve aver fatto personalmente l’esperienza della detenzione per poter capire quanto sia difficile da sopportare: il cattivo cibo, il caldo, il freddo, la promiscuità, il fumo delle sigarette, le minacce, le grida, la violenza. Ma la cosa più terribile per me, era il disonore. Quando ci si ritrova in una tale situazione, si sente che, per non essere annientati, occorre cercare dentro di sé qualcosa che sia più forte di tutto, e questo “qualcosa” è il pensiero, lo spirito.
Se ci si riesce, si scopre ciò che è la vera libertà. Per due anni sono stato tenuto in prigione, ma posso dire che per due anni sono stato messo in libertà. Più ero limitato fisicamente, e più imparavo come liberarmi. Ogni giorno, lavoravo sui miei pensieri e sui miei sentimenti al fine di non provare né impazienza, né collera, né odio, poiché sono questi pensieri e questi sentimenti le vere prigioni e, da queste prigioni, noi soli possiamo liberarci.
Le prove della terra sono come cataclismi; esse verificano la nostra volontà, la nostra resistenza, la nostra stabilità: a immagine della piramide, le nostre basi saranno sufficientemente solide? Le prove dell’acqua toccano il mondo dei sentimenti: esse ci immergono nei neri flutti dell’odio, del tradimento; ma l’amore in noi deve poter neutralizzare tutti questi veleni. Le prove dell’aria sono prodotte dai tornado e dagli uragani: il nostro intelletto perderà la direzione oppure continuerà a veder chiaro e a ragionare correttamente? Le prove del fuoco sono le più terribili: esse bruciano tutte le impurità che impediscono alla nostra anima di unirsi alla Causa Prima da cui dipendono tutte le esistenze. Per trovare Dio, dobbiamo passare attraverso il fuoco purificatore.
Qualunque cosa accada, che vi sentiate completamente estenuati, in fondo ad un abisso, nella miseria più completa, che la vostra casa sia bruciata, che siate stati abbandonati dalla vostra famiglia, traditi dai vostri amici e rifiutati da tutti… non dimenticate mai che con la vostra anima e il vostro spirito appartenete a un altro mondo, dove nessuna di quelle miserie può raggiungervi. E lanciate dei segnali per ottenere un aiuto! Avete la sensazione che nessuno vi veda e possa soccorrervi? Vi sbagliate: in realtà, ci sono migliaia di entità a vegliare su di voi.
È capitato che alcune persone mi abbiano detto: «Ma lei, che sin da giovanissimo aveva imparato a sviluppare i poteri del pensiero, perché non ha utilizzato quei poteri per controbattere e neutralizzare i suoi nemici?» Perché la vera potenza sta nel non servirsi mai di tali poteri contro gli altri: occorre servirsene soltanto per diventare sempre più invulnerabili agli attacchi, per non soccombere e trasformare le pietre che ci vengono lanciate in pietre preziose. Avere delle conoscenze, dei poteri, e rifiutare di utilizzarli a proprio vantaggio: è questa la vera grandezza, la vera potenza. E il Cielo, che ci ha permesso di acquisire quelle conoscenze e quei poteri, ci sorveglia; noi dobbiamo utilizzarli unicamente per il nostro avanzamento spirituale o per quello degli altri, e non per imporci, non per rispondere agli attacchi o vendicarci. Non è forse l’esempio che ha dato Gesù?
Tratto da Omraam Mikhaël Aïvanhov: “Per Diventare un Libro Vivente”
Fonte: fratellanzadiluce.com
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