Passaggio epocale
di Virginia Salles
Sta emergendo attualmente, in seno alla nostra cultura, una nuova visione del mondo e dell’essere umano, che pur essendo spirituale, non può essere inquadrata nell’ambito delle istituzioni religiose.
Da alcuni decenni ormai stiamo vivendo collettivamente un travagliato periodo di transizione culturale. La nostra domanda di significato e i nostri bisogni interiori, non trovano adeguate risposte nell’attuale visione del mondo unilaterale, caratterizzata dalla scissione sempre più profonda tra spiritualità e religione istituita.
Sempre più persone, anche “di buona cultura”, non hanno la benché minima idea del significato degli avvenimenti che accadono loro. Manca un “nesso” con la propria Anima – l’unica dimensione psicologica capace di offrire all’essere umano il senso profondo del suo “essere nel mondo” – insieme alla capacità di contemplazione e di “meraviglia” nei confronti della realtà, che sia privo di “utilità”.
Tuttavia, ci sono anche molte persone che hanno trasceso il dualismo “materia-spirito” o “corpo-anima” e sperimentano una parte del proprio essere che non è separato dal resto dell’universo. Questo tipo di esperienza di “Unione” porta con sé una forma di conoscenza non più sterile ma, al contrario, intrisa di esperienza personale, vera e propria “arte di vivere”, insieme alla consapevolezza che molto spesso il nostro comportamento è motivato dal tentativo di lenire il dolore di questa “separazione”.
Questo vissuto di Unione e Totalità, viene di solito descritto come qualcosa di talmente sconvolgente dal punto di vista cognitivo ed emotivo, da mandare in pezzi non solo il proprio personale sistema concettuale, ma anche un intero paradigma di riferimento culturale.
Da un numero sempre crescente di persone che vivono questo tipo di esperienze, sta emergendo attualmente, in seno alla nostra cultura, una nuova visione del mondo e dell’essere umano, che pur essendo spirituale non può essere inquadrata nell’ambito delle istituzioni religiose. Visione che richiede un tipo di conoscenza non convenzionale, che offra una comprensione diretta della vita che sia paragonabile, per esempio, al taoismo in Oriente: una cornice concettuale più ampia e complessa non solo della psiche, ma della nostra stessa posizione di esseri umani in relazione alla totalità (al “Cosmo”).
La nostra tradizione spirituale ebraico-cristiana, identifica il Dio Assoluto con l’ordine convenzionale logico e morale. Questa identificazione viene definita da Allan Watts “una formidabile catastrofe culturale” in quanto, non solo scoraggia la libertà dell’essere umano, ma ne ostacola l’evoluzione.
Visione “religiosa” più ampia e moderna, è quella della religione intesa come responsabilità morale dell’uomo di fronte alla propria unicità. Visione che appartiene, tra gli altri, a Jung, Fromm, Reich, Rudolf Steiner, Pietro Archiati ecc… “Se per l’uomo non è sacro l’essere umano, non troverà nulla a questo mondo che possa essere definito ‘religioso’ “, sostiene Archiati. La religione dell’essere umano vista quindi come la pienezza dell’uomo stesso.
Ciascuno di noi è parte di un organismo più grande, l’Umanità, in seno alla quale siamo chiamati, come membri individuali, a svolgere la nostra particolare funzione. Scrive ancora Archiati: “Se io ometto di attuare sulla Terra l’umano che si esprime nell’unicità del mio essere, l’umanità viene impoverita, perché le viene a mancare quel modo di irraggiare l’umano che può promanare soltanto da me”.
In momenti di transizione come questo che stiamo vivendo, è necessario abbandonare il primato dell’ortodossia in ogni campo del sapere – per cui il “credente” è colui che crede a determinati “dogmi” e che obbedisce devotamente ad una gerarchia – e promuovere l’autentica ricerca interiore.
L’essere umano è oggi chiamato a trascendere la ormai anacronistica “volontà di potenza” e di controllo, dominante nella nostra cultura, a favore del “ricordo di Sé”, e a superare la logica dell’utile e dell’interesse personale, a favore della realizzazione di un nuovo modo di essere nel mondo, un mondo nel quale tutto è interconnesso.
Articolo di Virginia Salles – psicoterapeuta individuale e di gruppo
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