Ritrovare la Consapevolezza di Sé come “Luce Interiore”
di Roberto Morra
Ritrovare la Luce Interiore altro non è che lo scopo più elevato dell’essere umano. Per realizzarla servono azioni di qualità… quasi sempre legate alla consapevolezza di chi la compie.
Quante volte avete sentito le parole “Brucia il cosmo che è dentro di te!”? Forse poche, se non siete fan di “Saint Seiya”. Ma il concetto che esprimono è abbastanza chiaro e un po’ richiama una tradizione di tipo shintoista molto sviluppata in Giappone, di cui in Europa sappiamo ben poco: in tutti noi è presente un’energia, una forza vitale, che dobbiamo solamente risvegliare e riportare a galla.
In accordo con le ultime ricerche scientifiche ogni cosa nell’universo vibra, l’energia è in tutto: a quanto pare esiste, una forma di energia basilare che è la forza morfogentica e bio-vitale di ogni essere vivente. La giusta frequenza basilare è legata, innanzitutto, al campo magnetico del nostro apparato cardiaco e alle onde cerebrali dei processi inconsci. Pertanto, ogni processo psico-fisico è legato a quella determinata vibrazione cosmica.
Probabilmente, questi sono gli anni migliori per imparare a riscoprire questa energia vitale… quel “ritrovare la luce interiore” che certe mode new age negli ultimi tempi hanno strumentalizzato e ridicolizzato. Rimane il fatto che l’energia che interessa la nostra dimensione, questo piano esistenziale (il nostro piano relativo dell’esperienza), produce la sua frequenza sollecitandoci a sintonizzare le nostre percezioni a tale livello (l’aumento della “frequenza Schumann” ne è un fattore indicativo) ed è dunque a quella vibrazione energetica che noi dobbiamo riferirci per il benessere del nostro stato psico-fisico.
La nostra percezione di quella vibrazione avviene attraverso un determinato stato di coscienza, che si raggiunge solo attraverso un focus contemplativo di se stessi, del proprio Io interiore, ossia quando la mente sfocia nella Coscienza, attraverso una certa frequenza, in cui si ha consapevolezza della propria interiorità.
Ciò che una certa moda ispirata dalle discipline Orientali chiama “luce interiore”, “spirito” o con altri astrusi termini metafisici… oggi può essere studiato in modo più oggettivo e scientifico anche da noi “dissacranti” occidentali, soprattutto, da quando la scienza si è occupata degli aspetti benefici della “Meditazione”, attraverso la quale, raggiungendo uno stato di coscienza determinato dalle frequenze “Onde-Theta” fino alle “Onde-Delta” – onde cerebrali che oscillano tra 4-8 Hz nel primo caso e 0,5-3 per il secondo caso – si arriva a risuonare con l’energia cosmica di fondo, raggiungendo effetti sia sul piano fisico che su quello mentale a dir poco sbalorditivi.
Riflessioni filo-psicologiche
Ritrovare la luce interiore è il compiere azioni di qualità, a cui si aggiunge la “consapevolezza” di tali azioni. Fare ciò ci consentirebbe di vivere in armonia e con equilibrio. Ovviamente, il compiere consapevolmente queste azioni non è qualcosa di tipo edonistico, che faccia pendere il bilanciere verso intenzioni non più costruttive/evolutive.
Come si è detto, e mi tornano alla mente filosofi come Russeau e medici psicologi come Adler, l’uomo è un animale “sociale”: quindi, di conseguenza, il suo agire è legato a quello della società. Stando alle parole del citato psicologo, l’equilibrio psichico di un individuo dipende dal rapporto che ha con la società in cui vive.
Ma il rapporto è direttamente proporzionale: considerando infatti l’individuo come una parte di un tutto, se funziona bene la parte, funziona bene il tutto. Quindi, che l’individuo sia mentalmente stabile è un guadagno anche per la società stessa che contribuisce alla sua stabilità. La cosa rilevante è che la ricerca e la definizione di questo equilibrio deve dipendere solo dalla persona stessa.
Ok, potrebbero esserci delle forzature: è bellissimo dire che l’uomo dovrebbe essere libero e dovrebbe essere svincolato, ma così facendo dobbiamo accettare che l’uomo sarebbe lasciato a se stesso, in uno stato di natura in cui non ci sono regole e che ogni individuo sarebbe soggetto all’arbitrio altrui. Meglio allora vivere consapevolmente in una società che, almeno teoricamente, ci protegge, o vivere allo stato di natura in cui siamo soggetti al libero volere degli altri? (vedi Locke).
Che fare per riscoprirci
Il percorso non è facile, me ne rendo conto. Non è facile svegliarsi un giorno e decidere di cambiare le proprie abitudini, di impiegare diversamente il proprio tempo, di fare Yoga e meditazione e riscoprire in noi stessi quella parte nascosta che timidamente ci saluta da lontano.
Non è questo ciò che ci viene richiesto, non è da tutti. Il mondo è bello perché è vario e quindi ci sono diversi caratteri. E poi Freud, per esempio, è convinto che fino a che non si giunge da soli ad una certa verità, è inutile sentirsela dire dall’esterno: la convinzione deve essere una scoperta personale, una “epifania” come voleva Joyce.
Convincerci di non avere certi limiti o magari di poterli superare o che i limiti che abbiamo sono ben altri rispetto a quelli che pensiamo, è qualcosa a cui deve arrivare il singolo, da solo o con l’aiuto, al limite, di un terapista. Che male c’è a fare terapia? Vista da quest’ottica, avremmo tutti bisogno di un po’ di analisi psicologica e di fare qualche psico-terapia dallo psicologo: solo in questo modo potremmo forse arrivare alla consapevolezza di noi stessi, delle nostre capacità e della nostra posizione nel mondo.
Rispettare noi stessi, ma anche l’altro
La “luce interiore” non è altro quindi che la nostra energia vitale, che ci fa vivere e plasmare gli eventi che accadono. È quella vibrazione inconscia connessa alla Coscienza cosmica (o “Inconscio Collettivo” per dirla alla Jung), che manifesta le correlazioni degli eventi quantistici in “fatti relativi” sul nostro piano dell’esperienza (la nostra dimensione).
Partendo dal presupposto che per dare potere alla propria vita occorre prima scrutarla e sperimentarla, sarebbe utile chiedersi quale sia lo spessore delle idee che abbiamo su noi stessi e sul mondo in generale, poiché è attraverso questo filtro che creiamo e proiettiamo la versione del mondo che incontriamo. In parte già Schopenhauer ci era arrivato. Anche Nietzsche si era avvicinato a questo concetto, ma in entrambi i casi la visione era ancora troppo dura e cruda.
In conclusione, vivremmo tutti meglio se ognuno di noi facesse un po’ di analisi/autoanalisi e avesse maggiore consapevolezza di sé e del mondo che gli sta intorno, in cui sono incluse, ovviamente, anche le altre persone… non dimentichiamolo. Ecco che allora la massima biblico-kantiana del “Non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te stesso” si dimostra sempre attuale.
Articolo di Roberto Morra
Fonte: http://www.ukizero.com/ritrovare-la-consapevolezza-luce-interiore/
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