“Satya”: quando, come e quanto dire la propria Verità?
di Isadora
Nella pratica dello yoga, dire la verità costituisce uno dei primi yama, ovvero l’atteggiamento da seguire sulla via verso l’illuminazione. Detto in sanscrito “satya”.
Spesso però nella società di oggi, ci sono delle grandi misconcezioni riguardo al valore della verità. Viviamo in rapporti sociali dove ci viene chiesto di “comportarci” in una certa maniera, il che spesso vuol dire contenersi e rientrare in delle norme che prevedono il mascherarci, mostrarci in un determinato modo (pensiamo agli ambienti lavorativi) e la verità viene spesso vista come una debolezza. Se diciamo la verità sveliamo agli altri degli eventuali punti critici della nostra persona che possono essere sfruttati dagli altri.
Dire ciò che realmente sentiamo può portarci ad una situazione di svantaggio, in un mondo in cui le debolezze sono purtroppo in balia di dinamiche utilitaristiche e di sfruttamento.Ci viene insegnato che piuttosto che dire la verità bisogna saper adattarsi a determinate dinamiche di silenzio, accondiscendenza.
La Verità e la Consapevolezza
Proprio a causa di tutti questi insegnamenti al comportarci, cresciamo imparando molto di più riguardo al come nascondere le eventuali, così supposte, debolezze piuttosto che imparare ad ascoltare la propria verità.
Infatti, per poter parlare realmente di verità, il praticante dovrebbe anzitutto essere consapevole della propria verità. Da un punto di vista pratico, basti pensare a quanto difficile sia a volte distinguere tra ciò che è la nostra intima e profonda verità e quello che invece sono piuttosto convinzioni riguardo alla costruzione sociale della nostra personalità e i nostri desideri all’interno delle nostre molteplici situazioni sociali.
Entrare in contatto con la nostra verità, necessita il darsi anzitutto lo spazio per ascoltare e osservare noi stessi, spogli di tutto ciò che ci circonda e ci ricopre in quanto esseri sociali. Cosa, ad esempio, desideriamo veramente e cosa invece siamo portati a desiderare a causa di situazioni esterne. Cosa crediamo nel nostro profondo e cosa invece crediamo in relazione a tutto ciò che sono le opinioni altrui e il nostro bisogno di affermazione all’interno della comunità.
In questo senso, lo studio di sé stessi e la meditazione si possano definire il punto di partenza per scoprire la propria verità. Dedicare del tempo quotidianamente all’ascolto di ciò che c’è nel nostro sentire presente può portare ad un contatto intimo con la nostra verità.
La Verità e la Non Violenza
Quando si parla di verità è però importante parlare anche del confine tra verità e non violenza. Se è vero che è importante conoscere le proprie verità, è anche vero che esprimere le nostre verità dovrebbe essere sempre valutato anche in relazione agli altri. Ci sono verità che possono ferire inutilmente gli altri ad esempio. Alcune verità, quando espresse piuttosto che utili allo sviluppo dei rapporti e delle persone che ci stanno davanti, possono essere dannose. Conoscere la nostra verità, è diverso dall’esprimerla. Non tutte le verità necessitano di essere condivise.
Come decidere quindi quando è giusto condividere la nostra verità e quando invece prevale la necessità di preservare gli altri dall’eventuale dolore che la verità può suscitare? Una chiave di lettura utile potrebbe essere quella di tenersi le proprie verità almeno che non sia necessario esprimerle. In poche parole: essere in contatto con la propria verità non vuol dire esprimerla in qualsiasi situazione e con chiunque. Anzi. Una volta che si scopre la propria verità percepiamo anche la sua preziosità e il fatto che questa non debba affatto essere di dominio pubblico.
Potremmo ad esempio decidere di esprimere la nostra verità soltanto quando necessario. I pareri e i commenti indesiderati non fanno piacere a nessuno e peccano spesso di superbia. Cosa fare invece quando interpellati riguardo a qualcosa, sappiamo che la verità può fare male? Cosa scegliere tra mentire e tutelare l’altro da eventuale dolore, e dire la verità e rischiare di ferire?
Non possiamo di fatto conoscere la verità altrui, ma soltanto la nostra. Il giudizio perciò altro non è che la proiezione della nostra verità sulla verità altrui e quindi può rimanere pacificamente e tranquillamente inespresso.
La Difficoltà di affrontare la propria Verità
Ci sono dei momenti invece in cui ciò a cui dobbiamo stare attenti è la violenza contro noi stessi. In quante situazioni infatti ci freniamo dall’esprimere e il far rispettare la nostra verità, andando a ledere di fatto la nostra persona?
Il processo che ci porta alla consapevolezza di noi stessi e alla nostra verità non è affatto semplice. Le nostre verità, alcune delle quali mutevoli nel tempo, possono essere scomode, dolorose o difficili da guardare negli occhi. I benefici di affrontare questo difficile percorso però sono quantomai potenti. Da consapevolezza può nascere ulteriore consapevolezza. Da alcuni pezzi di verità possiamo lentamente svelarne altri, come un puzzles i cui pezzi che combaciano svelano poi l’intera figura.
Satya nella Vita contemporanea
Per quanto si pensi sia facile praticare la verità, in questo mondo quanto mai fatto di ruoli e relazioni sociali, il cammino verso la verità a tutt’altro che scontato. D’altronde, applicare questa meravigliosa disciplina dello yoga non è certo cosa diffusa. Eppure cosa facciamo… non ci proviamo?
Articolo di Isadora
Fonte: https://www.ilgiornaledelloyoga.it/satiya-quando-come-e-quanto-dire-la-verita
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