Sei depresso o sei sul Cammino Spirituale?
di Giulio Pietro Benati
Tutti nell’arco della vita abbiamo avuto una giornata storta, in cui si è giù di corda, tristi, irritabili. Per alcuni questa condizione si prolunga più a lungo e prima che uno se ne accorga, la giornata “no” diventa una settimana, poi un mese, fino a che non si trasforma nello stato normale in cui vivere.
L’umore peggiora di giorno in giorno senza un apparente motivo e ci si ritrova costantemente chiusi in casa, tormentati da pensieri negativi e senza alcuna energia. La vita non ha più senso e viene vista più come un peso che come una gioia.
La crisi depressiva vera e propria è una delle esperienze più terribili che si possano avere: ci si sente senza speranza, senza risorse, completamente impotenti di fronte alla vita e alle persone. Si è troppo deboli per impegnarsi in qualsiasi attività, sia fisica che mentale, ma questo ha ben poca importanza! La cosa peggiore è piuttosto il fatto che nulla sembri più interessante o capace di destare piacere. Tutto nella propria vita sembra un fallimento, ci si sente arrabbiati con il mondo e l’isolamento sembra l’unica risposta sensata. Per questo ci si chiude in casa in uno stato di totale apatia. Questa condizione è considerata una malattia dalla medicina tradizionale, che cerca di curarla con la psicoterapia e con farmaci per riequilibrare la serotonina nel sangue.
Depressione: un’antica… nuova prospettiva
Esiste però un’altra maniera di guardare alla depressione: diversi maestri spirituali considerano questo stato (indubbiamente molto difficile) un’occasione per guardarsi dentro. Essendo isolati dal mondo e stando veramente male con se stessi, si sviluppa, infatti, un impulso naturale che induce a portare l’attenzione verso l’interno. La depressione, secondo questa visione, può dare una chance in più a chi ne soffre, di evolvere spiritualmente rispetto a chi è felice e contento della propria vita. Questo perenne stato di malinconia, come ogni altro evento traumatico, può essere utile per cominciare a porsi le domande fondamentali alla base di ogni genuino percorso spirituale: da dove vengo? Cosa ci faccio qui? Chi sono io?
Misticismo e depressione
Esiste, dunque, un gran numero di mistici provenienti dalle più disparate tradizioni, che parla della depressione come fonte di trasformazione spirituale. Un esempio è San Giovanni della Croce, asceta cristiano vissuto nel 1500, il quale sosteneva che nel percorso di ascesa spirituale, il praticante, prima di trovare Dio, dovesse passare attraverso una fase denominata “notte oscura dell’anima”. In questa fase il cercatore, con molto dolore, si distacca e perde interesse per le cose materiali, per cercare lo Spirito. Tutto ciò che in passato destava piacere e gioia, ad un certo punto del percorso, provoca sentimenti esattamente opposti, come disgusto e ribrezzo. Il praticante si trova abbandonato da Dio e dagli uomini, niente sembra avere più senso nella sua vita. Tutto sembra futile, superficiale, privo di scopo.
“…il Signore ottenebra questa luce e chiude la porta, ed essi annegano in questa notte, la quale li lascia tanto aridi che essi non trovano alcun gusto nelle cose spirituali e nelle devozioni, in cui erano soliti trovare diletto e piacere, ma al contrario vi trovano disgusto e amarezza”. (San Giovanni della Croce – Poeta e Mistico)
Questo stato, secondo Giovanni della Croce, è fondamentale e addirittura benefico per il cercatore dello Spirito. La “notte oscura” è un passaggio obbligato per cercare risposte dentro se stessi, per porsi le domande fondamentali, per distaccarsi completamente dal superfluo e badare solo al sostanziale. Quando il ricercatore alla fine trova quello che cerca, la “notte oscura” della depressione si trasforma in “notte pacifica, abissale e oscura intelligenza divina”.
Tutti i più grandi maestri spirituali, sono dovuti passare attraverso questo percorso di sofferenza, prima di giungere all’apice del loro percorso spirituale. Eckhart Tolle, mistico contemporaneo, scrittore del best seller “Il potere di adesso” e maestro di Advaita Vedanta, è dovuto passare anch’esso attraverso questa “notte oscura” di cui parlava San Giovanni della Croce.
Secondo Tolle è stato proprio questo continuo stato di depressione a risvegliare in lui le domande fondamentali e ad illuminarlo con una conoscenza più profonda di se stesso, della sua vita e della sua missione su questa terra. A questo proposito afferma: “Fino al mio trentesimo anno di età, ho vissuto in uno stato di ansia quasi continua, intervallato da periodi di depressione suicida. Adesso mi sembra di parlare di qualche vita passata o della vita di qualcun altro”.
Come utilizzare la depressione per scoprire la tua vera natura
Se sei depresso, perciò, non ti sconfortare, potresti essere nel mezzo del percorso spirituale (forse senza che nemmeno tu lo sappia) o se ancora non hai mosso i primi passi sul cammino della RR, adesso potrebbe essere un ottimo momento per farlo. Anche se tutto sembra essere senza senso, continua a cercare, e ad un certo punto vedrai che le risposte arriveranno!
Ti assicuro che alla fine del difficile percorso che stai attraversando, la vita continuerà e riprenderà a scorrere con la gioia di un tempo, ma tu avrai una accresciuta consapevolezza di te stesso. Il percorrere la strada tortuosa e difficile della depressione ti avrà insegnato tanto: ti sarai posto le domande e in qualche modo ti sarai dato (o ti saranno arrivate) le risposte.
Quando sei senza energia e senza entusiasmo, o nel bel mezzo di una crisi acuta di tristezza e malinconia, l’atteggiamento che ti consiglio di tenere è quella che descrive Rumi, filosofo, mistico ed importantissimo esponente del Sufismo vissuto nel XIII secolo, in questa poesia:
“Questo essere umani è come un ostello.
Ogni mattina un nuovo arrivo.
Una gioia, una depressione, una meschinità,
un momento di consapevolezza passeggera,
giungono come ospiti inattesi.
Dà loro il benvenuto e intrattienili tutti!
Anche se sono una moltitudine di dispiaceri,
che scuotono con violenza la tua casa
svuotandola di ogni cosa,
comunque, tratta ogni ospite con onore.
Forse qualcuno di loro ha in serbo per te una nuova delizia.
I cattivi pensieri, la vergogna, la malizia,
dà loro il benvenuto sulla soglia, ridendo, e invitali a entrare.
Sii grato per chiunque arriva,
perché ognuno di loro è stato inviato
come guida dal mondo dello spirito”.
Cosa succederebbe se invece di considerare la depressione una malattia, tu provassi a considerarla un ospite degno di onore, come dice Rumi? E se le emozioni negative che sentiamo fossero veramente messaggi mandati dal mondo dello spirito, dal nostro io più profondo, non varrebbe la pena ascoltarle?
La prossima volta che uno di questi “ospiti” bussa alla tua porta, prova semplicemente ad invitarlo ad entrare. Dagli la seggiola più comoda e ascolta le storie che ha da raccontarti. Potresti meravigliarti di quello che ha da dirti! Ovviamente non sarà né facile, né piacevole… ma provaci! Potrebbe essere l’inizio di una trasformazione profonda che ti regalerà frutti meravigliosi.
Articolo di Giulio Pietro Benati
Fonte: https://www.ilgiornaledelloyoga.it/sei-depresso-o-sul-cammino-spirituale
Cari Sig. secondo un mio parere, la depressione avviene quando si cerca di dare un segnale e non si viene percepiti. Faccio un esempio: se una persona si trovasse sola sulla terra, la prima cosa che farebbe è di lanciare un messaggio di comunicazione a tutto ciò che potrebbe circondarlo, se si accorge che il segnale gli ritorna indietro senza aver trovato nessuno che ascoltasse, in questo caso si accorgerebbe di essere solo o sola. Tutto questo darebbe un momento di sconforto che con il tempo diventerebbe depressione, pertanto la scintilla è la solitudine.
Sebbene tutto sembrerebbe privo da ogni razionalità, il punto focale siamo noi stessi, accade in diversi momenti della nostra vita e spesso si ripropone per comprendere noi stessi, fino a che tu riesca finalmente a decidere il da farsi. tutte le malattie o disagi arrivano in un determinato momento della tua vita, è come se qualcuno ti chiama a sè per decidere il tuo cammino, il tuo risveglio dunque tutto ciò ha un suo valore nei tuoi riguardi, ma non lo comprendiamo affatto finchè non interagiamo con la parte profonda di noi stessi.In questo caso la malattia diventa il passaggio di noi stessi verso una nuova guarigione per la nostra anima.