Spiritualità e Religione: alcune differenze sostanziali
del Dr. Francesco Ferrini
Spesso i termini Spiritualità e Religione vengono trattati come sinonimi, ma ciò è alquanto impreciso, dato che anche molti non credenti, atei e agnostici, rivendicano una propria dimensione spirituale.
La Spiritualità infatti indica tutto ciò che ha a che fare con lo Spirito, nell’assunto che oltre alla Materia tangibile esista un livello spirituale di esistenza, dal quale la Materia trae vita, intelligenza o almeno lo Scopo di esistere.
Nella Spiritualità si può arrivare ad includere la fede in poteri soprannaturali, come nella Religione, ma l’attribuzione di spiritualità a una persona non implica necessariamente che quella persona pratichi una religione o creda in linea di massima all’esistenza dello Spirito. In questo caso, la Spiritualità è vista piuttosto come un “modo d’essere”, che evidenzi scarso attaccamento alla materialità, ma in tal senso ha un significato riduttivo.
La vera Spiritualità riguarda la ricerca dell’Assoluto o di Dio, ma la differenza fondamentale sta nel fatto che, mentre la Religione indica un tipo di ricerca esteriore, formale (dal lat. Religio, derivante sec. Cicerone da relegare “prestare attenzione, rileggere“ o sec. Lucrezio da religare “unire insieme, vincolare gli uomini a certe pratiche”), e quindi indica il culto che si deve agli dei, per Spiritualità si intende la ricerca di Dio all’interno di Sé. Questo comporta che la spiritualità assuma, rispetto alla religione, un carattere più personale e meno dogmatico, più aperto alla sperimentazione e basato sull’esperienza personale.
Parlando di ricerca spirituale, un’altra caratteristica tipica della Spiritualità rispetto alla Religione, è la consapevolezza che possano esistere diversi percorsi spirituali, e che pertanto non esista alcuna verità oggettiva o assoluta in base alla quale decidere quale percorso sia meglio seguire. Poiché ogni persona è diversa dalle altre, la scelta è spesso lasciata all’individuo, alla sua sensibilità e discernimento.
Da questo punto di vista, Spiritualità e Religione non sono due concetti contrapposti che si escludono l’un l’altro, ma possono essere visti semplicemente come due tappe nella crescita interiore di ogni fedele o “aspirante spirituale”. Il rapporto fra Spiritualità e Religione è paragonabile al rapporto fra Contenuto e Contenitore, fra Sostanza e Forma, fra Teoria e Pratica.
La ricerca spirituale è un processo che si realizza in due fasi: la prima è relativa alla crescita interiore, la seconda alla manifestazione di questo risultato nell’esperienza di vita quotidiana. Vi è però una differenza sostanziale nel metodo di ricerca spirituale in Occidente e Oriente, che sta alla base delle discrepanze fra le principali religioni nei due mondi, le prime più dogmatiche e intransigenti, le seconde più tolleranti e non violente.
L’Occidente ha fondato la propria ricerca filosofico-religiosa su un paradigma dualistico e oppositivo, iniziato con gli Atomisti greci, che tracciarono una netta linea di separazione tra Spirito e Materia, successivamente sistematizzata ed organizzata da Aristotele, per il quale i problemi riguardanti l’Anima Umana e la Contemplazione della perfezione di Dio, erano molto più importanti dell’indagine e dello studio del mondo materiale.
Questa rottura ha fatto sorgere dolorose scissioni e devastanti conflitti fra Mente e Corpo, Natura e Cultura, Individuo e Società, Razionalità ed Irrazionalità, mentre su un piano pratico ha portato l’Occidente ad esplorare la Polarità della Materia e le sue leggi, a elaborare uno Sviluppo Tecnologico sempre più accelerato e fine a se stesso, con il risultato di creare alienazione individuale, sfruttamento economico, ingiustizia sociale e devastazione ambientale.
La Spiritualità Orientale invece non è dualista ma monista e organicista. Per il mistico orientale, tutte le cose e tutti gli eventi percepiti dai sensi sono interconnessi, collegati tra loro, e sono soltanto differenti aspetti o manifestazioni della stessa realtà ultima. La nostra tendenza a dividere il mondo percepito in cose singole e distinte e a sentire noi stessi come unità separate in questo mondo, è da considerare un’illusione, che deriva dalla propensione della nostra Mente a misurare ed a classificare.
La Spiritualità Orientale insegna quindi che Mente e Corpo, Natura e Cultura, Eternità e Storia, Umanità e Divinità costituiscono un Uno, un grande Tutto, dove i conflitti, quelle contraddizioni che per l’Occidente paiono insuperabili, possono invece ricomporsi in una superiore armonia cosmica: non c’è divisione tra Coscienza Individuale e Coscienza Cosmica.
Tutte le grandi religioni orientali tendono all’esperienza dell’Unità con il Tutto, che viene spesso raffigurato con un Cerchio o una Sfera, e che si realizza attraverso gli stati di meditazione profonda: Yoga, Tao, Dharma, Nirvana sono modi diversi per indicare uno Stato di Realizzazione non-duale.
Ricordiamo che il Cerchio è una figura geometrica, dove non c’è un inizio ed una fine, simbolo dell’Eterno, l’Uno, Dio: quando il Cerchio, (l’Eterno) viene diviso da una linea verticale (il Tempo), si spezza in due e si formano due semicerchi (la Semiluna, simbolo dell’Islam), che rappresenta la dualità dell’Anima, la parte invisibile della materia secondo Aristotele, con la sua parte chiara, buona e quella scura, malvagia (il Due). Quando a questa poi si aggiunge una linea orizzontale, lo spazio, il Cerchio viene diviso in quattro parti (la Croce, simbolo del Cristianesimo), con i quattro elementi base costitutivi della Materia: Fuoco, Terra, Aria, Acqua, a cui si richiama il simbolismo Astrologico (sec. Young: Fuoco = Immagine,Intuizione; Terra = Sensazioni; Aria = Suono, Parola, Pensiero; Acqua = Emozioni), in parole povere la dimensione spazio-temporale in cui viviamo.
Dopo questo piccolo inciso, che meriterebbe ulteriori approfondimenti (a me personalmente piacerebbe approfondire il tema Fisica Quantistica quale Scienza e la connessione metafisica con Dio), esaminiamo ulteriormente le differenze fra i due modi di concepire la spiritualità.
“Chi sono Io? Perché c’è la sofferenza? Qual è il senso ultimo della Vita e della Morte?“ Anche le risposte a tali problemi esistenziali differiscono profondamente tra le religioni abramitiche (Ebraismo, Cristianesimo, Islam) e le principali religioni orientali (Induismo, Buddismo, Taoismo).
Agli occhi dei credenti le grandi Religioni Monoteistiche centrano il loro messaggio sul Senso di Colpa e sul Peccato. Propongono una vita religiosa secondo obblighi e precetti, che impongono la mortificazione del corpo, la repressione dei desideri e della sessualità, la sottomissione dell’Anima a Dio. Non li aiutano ad esprimere i loro desideri e a liberare le loro potenzialità, ma gli dicono che devono fare Penitenza per i loro peccati. Pretendono anche una “Fede cieca”, chiedendo di credere in qualche cosa che non si vede e che non si può provare, l’esistenza di Dio, una Vita Ultraterrena, un Premio o un Castigo Eterno. Propongono di conseguenza una speranza vaga e astratta, rimandata a un futuro indimostrabile.
Per contro la Spiritualità Orientale non esige la fede, non chiede di credere. Offre la possibilità di sperimentare “Qui e Ora” un rasserenamento e un’Illuminazione, che cominciano subito, e i cui effetti benefici si possono avvertire già nell’immediato. Se l’Occidente sostiene che non vi può essere progresso sociale senza contesa politica, col risultato di creare società sempre più repressive e conflittuali, al contrario i maestri induisti, buddhisti, taoisti insegnano che la sofferenza individuale e universale può essere dissolta con la pratica non certo della contesa, ma dell’unificazione.
Hanno così elaborato particolari tecniche psicofisiche, quali la meditazione buddhista, la respirazione taoista, gli esercizi yoga, che creano pace non solo interiore, ma nel mondo intorno, permettono di uscire dalle tensioni rovinose della Storia per accedere ad una condizione extra-storica di Divina Consapevolezza: una serenità suprema e luminosa, che libera dal dolore non solo i singoli praticanti, ma il mondo intero, perché fra Noi e il Mondo, fra Noi e la Natura, fra Noi e il Divino non vi è divisione, ma appunto Unità, Totalità.
Tutto questo però non vuol supportare la tesi che vi sia una Spiritualità superiore e una Religione migliore delle altre, a cui aderire, proprio per questo, con una fedeltà assoluta (cosa che ha connotato da circa tremila anni a questa parte la Storia dell’Umanità, con i relativi conflitti inter-religiosi).
Oggigiorno, tra le persone culturalmente più aperte ed evolute, si sta creando una maggiore sensibilità verso le diversità religiose, cercando di superare sia le divisioni interne che fra le varie confessioni. Stiamo assistendo alla nascita di una Nuova Spiritualità, che se da un lato, sull’onda del fenomeno New Age, non si identifica più con una singola religione, ma ricerca la connessione attiva e vitale ad una forza, una percezione più profonda del ”Sé”, dall’altro cerca di riunire le componenti comuni a tutte le credenze.
Tipico è l’insegnamento di Sathya Sai Baba (Puttaparthi, 23 novembre 1926-Puttaparthi, 24 aprile 2011), un religioso e predicatore indiano, che si fonda sul concetto che “l’Uomo sia essenzialmente divino e che debba quindi impegnarsi a riscoprire la propria natura divina”.
Nonostante sia nato in un contesto induista, il suo messaggio era universale e si rivolgeva indistintamente ai fedeli di tutte le religioni, a cui raccomandava la sincera adorazione di Dio nelle forme e nei mezzi propri di ciascuna religione. Cardine del suo insegnamento è infatti l’unità delle religioni e delle discipline spirituali, concepite come strade differenti verso l’unico Dio.
Egli dava molta importanza al canto devozionale e alla preghiera (con la ripetizione dei Mantra), al servizio altruistico disinteressato e allo studio della spiritualità attraverso i testi sacri e spirituali di ogni tradizione o cultura. Affermava che “l’Essere Umano, per potersi definire tale, doveva vivere secondo cinque valori principali, i cosiddetti Valori Umani”, presenti seppur in modo latente in ogni individuo e che sono la vera essenza della ricerca spirituale: Verità, Amore, Pace, Rettitudine, Non Violenza.
Diceva:
– “C’è una sola Casta: la Casta dell’Umanità”
– “C’è una sola Religione: la Religione dell’Amore”
– “C’è un solo Linguaggio: il Linguaggio del Cuore”
– “C’è un solo Dio: Egli è Onnipresente”.
Articolo del Dr. Francesco Ferrini
Ringraziamo il Dr. Francesco Ferrini per averci gentilmente inviato questo articolo.
Postilla dell’autore:
Veniamo da Dio, l’Eterno, l’Uno, l’Indivisibile.
Nell’Unità non c’è separazione, distinzione in categorie contrapposte: Bene/Male, Buono/Cattivo, Bello/Brutto, Maschio/Femmina, Padre/Madre… Paradiso/Inferno (nella Bibbia non si parla di Purgatorio, contemplato nel pensiero Cattolico, che non è pertanto riconosciuto dal mondo Protestante).
Per inciso è l’esistenza del Purgatorio, che distingue la diversità della Salvezza Eterna tra Mondo Cattolico e Protestante. Per i Protestanti basta avere fede in Gesù Cristo per averla ed andare direttamente in Paradiso, mentre per i Cattolici sono importanti le opere di Bene per raggiungere uno stato di Santità e meritare il Paradiso… altrimenti c’è il Purgatorio!
Altro inciso importante da tener presente in questo percorso è che la Spiritualità è la ricerca di Dio all’interno di Sé, mentre le Religioni sono una ricerca esteriore di Dio attraverso un culto, un rito condiviso secondo le proprie tradizioni storico-culturali. Le Religioni quindi sono il Contenitore, la Spiritualità è il Contenuto. Dio è unico per tutti, le diverse religioni sono modi diversi di mettersi in contatto con il Divino.
Torniamo al tema di queste riflessioni su chi siamo noi e Dio.
Se Dio è l’Unità, le divisione sono invece tipiche della Materia, il Due, che si esprime nella dimensione Spazio-Temporale e con il ciclo Vita-Morte.
In Fisica la polarità è una proprietà delle molecole, per cui una molecola (detta polare) ha su una parte una carica positiva (+) ed una negativa (-) sulla parte opposta: tipico esempio ne è la molecola d’acqua.
In Filosofia la polarità è il rapporto di reciproca dipendenza di due elementi contrapposti. A differenza del semplice dualismo, la polarità implica una condizione di complementarietà tra gli opposti, tale per cui ciascuno dei due poli trova nell’altro la sua ragione d’essere, perché l’uno non potrebbe esistere senza l’altro.
La Polarità è espressione di Staticità, se non esistesse un’Energia di Legame, una forza esterna che permetta il movimento delle particelle, simbolicamente il Tre, che consente il fluire della Vita.
Un fisico quantistico potrebbe meglio spiegarci questi concetti e relazionarci su Fisica e Metafisica, nel tentativo di trovare l’anello di congiunzione tra Dio e il Creato, quando dall’Eterno (l’Uno) è nata la Dimensione Spazio-Temporale (il Due)… forse il Big Bang?
Sono un medico, quindi le mie conoscenze di Fisica non sono tali da argomentare con pertinenza e dovizia le mie affermazioni, anche se spero sempre che ci sia qualcuno che possa non solo filosoficamente, ma anche scientificamente trovare la soluzione di tali quesiti.
Il Tre lo si ritrova frequentemente nel simbolismo di tante religioni importanti, monoteiste e politeiste, quali il Cristianesimo (la Trinità: Padre, Figlio e Spirito Santo) o l’Induismo (la Trimurti: Brahma il Creatore, Shiva il Distruttore, Visnu il Conservatore).
Simbolicamente possiamo rappresentare Dio, l’Uno, l’Eterno come un Cerchio, figura geometrica che non ha un inizio ed una fine.
Se il Cerchio (Dio, l’Eterno), espressione simbolica anche di uno stato di santità (l’aureola), viene interrotto da una linea verticale (il Tempo) e si divide in due parti uguali, si formano due semicerchi (la Semiluna, simbolo dell’Islam), che rappresenta la dualità dell’Anima, la parte invisibile della Materia secondo Aristotele, con la sua parte chiara, buona e quella oscura, malvagia (il Due).
Se poi a questa si aggiunge una linea orizzontale (come un orizzonte immaginario), simbolo dello Spazio, il Cerchio viene diviso in quattro parti (la Croce, simbolo del Cristianesimo), con i quattro elementi base costitutivi della Materia: Fuoco, Terra, Aria, Acqua, a cui si richiama il simbolismo Astrologico (sec. Young: Fuoco = Immagine Intuizione; Terra = Sensazioni; Aria = Suono Parola Pensiero; Acqua = Emozioni).
I segni di Terra/ Acqua sono legati ai cervelli rettiliano e limbico (Teoria dei Tre cervelli di Paul MacLean), istintuale ed emozionale, atti ad affrontare l’ambiente ostile secondo la risposta attacco-fuga, mentre i segni di Fuoco/Aria sono legati alla neocorteccia con tutte le funzioni mentali cognitive e razionali. Siamo in parole povere nella dimensione Spazio-Temporale in cui viviamo.
Quando abbandoniamo il Corpo con la Morte fisica, la nostra parte spirituale, l’Anima si stacca dal Corpo e continua in un suo percorso evolutivo.
L’autore dell’articolo “Il processo evolutivo dell’Io nell’Oltre” ci parla di questa transizione, ma sempre legata ad una visione “egoica”.
Intuitivamente ho la sensazione che questo ego, in una dimensione unitaria nell’Oltre, non possa rimanere disgiunto dagli altri “io”, ma si fondi come in un crogiolo in un’Unica Entità Divina.
Noi esprimiamo al contempo l’Uno ed il Due: siamo Dio e Creato allo stesso tempo (figli… emanazione di Dio).
Dio è tale perché si esprime attraverso il suo Creato, di cui siamo al momento la massima espressione intelligente a noi nota dell’Universo.
“Un Dio senza un suo Creato non è Dio”… l’uno afferma l’altro: è una semplice considerazione dialettica!
Ma… mentre Dio esprime la sua polarità dall’esterno in un eterno fluire, un movimento ben rappresentato dal Tao, noi viviamo la polarità dall’interno, quindi incapaci di immaginare come sia l’Eternità con i criteri limitativi della nostra intelligenza umana terrena.
Tipico ne è il modo antropomorfo come è stato descritto nelle varie Religioni il Divino, come potente forza della Natura, padrona dei nostri destini, o Dio Padre (ma neanche Madre al femminile esprime il concetto di Dio: Dio è unicità, non specificità).
Veniamo dall’Uno (Unità Armonia Amore,) viviamo il Due (Mondo Materiale Separazione Dolore), ritorniamo all”Uno con la Morte, sempre con un sensazione in Vita di limitazione, incompiutezza della nostra essenza divina ed il desiderio profondo di ricongiungerci gli uni con gli altri nell’Amore, un ritorno al Paradiso perduto, all’Eden biblico.
L’Amore, dato e ricevuto, è l’espressione anche in Vita dell’Unità Divina e ci rende felici, mentre è il nostro atteggiamento “egoico”, istintuale, che ci porta, con le nostre paure ed insicurezze, alla lotta per la sopravvivenza fisica e tutto ciò crea separazione e tensione fra gli esseri umani. Superare queste paure è la nostra evoluzione karmica verso l’Amore Divino.
Da queste considerazioni nasce anche la massima evangelica del “Non giudicare” e anche del Buddismo basato sull’unità: quando si giudica, si crea separazione fra noi e gli altri, come a dire che noi siamo nel giusto e gli altri sbagliano (non possiamo conoscere le logiche karmiche che ci fanno agire in modo diverso). Sappiamo che la nostra essenza divina è identica. Solo il nostro corpo fisico ci separa gli uni dagli altri. Il corpo è l’astronave differente, legata all’ego, con cui siamo in esplorazione del pianeta Terra, ma il pilota divino, che è in noi, è identico. Il detto evangelico “Ama il prossimo tuo come te stesso” è un riconoscimento dell’essenza unitaria del Divino che è in noi.
Tornando all’Aldilà penso che l’ego umano, liberato dal corpo e dal ciclo delle rinascite, si stemperi sempre più come spirito nel suo ciclo evolutivo, per ricongiungersi a Dio in una Coscienza Cosmica unitaria (termine improprio, perché simbolicamente terreno).
Finché le anime, spiriti guida, forme angeliche hanno reminiscenza della vita terrena sono ancora legate alla Dimensione Spazio-Temporale del Due. Solo quando alla fine di tale ciclo si ricongiungeranno nell’Uno, si annulleranno tra loro in una essenza di Amore Divino universale e unitario.
Con ciò si possono comprendere le ragioni degli atei, che legati alla paura della distruzione del proprio “io”, con una visione materialistica della vita terrena, rifiutano Dio e il concetto di una vita nell’Aldilà, temendo di perdere la propria identità.
Ringraziandovi della vostra attenzione, specie se avete avuto la pazienza di leggermi, spero di avervi dato spunto di riflessione, contando in un vostro contributo critico. Non parlo con un atteggiamento egoico di compiacimento.
Per qualcuno di voi posso aver scritto delle “grandi sciocchezze” e, se ho offeso il vostro “sistema di credenze”, di questo vi chiedo perdono! Ho solo la speranza che altre persone possano aiutarmi a trovare con le loro conoscenze e riflessioni le risposte a questi quesiti così fondamentale per tutti.
Secondo il Buddismo Zen sto vivendo la Fase Spirituale della mia vita… l’ultima… quindi, pur amando la Vita e accettando il destino che Dio mi ha dato, ringraziandolo sempre con una preghiera personale, senza chiedere niente per me…“mi sento un privilegiato…”, ma che ci sia più amore fra gli uomini, sono pieno di curiosità su ciò che ci attende… ormai pronto serenamente all’ultimo passo, alla nuova dimensione che andrà ad incontrare la mia anima.Dr. Francesco Ferrini
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