La perdita di un figlio, dal punto di vista di Nisargadatta Maharaj
di Filippo Falzoni Gallerani
Il guru indiano Nisargadatta Maharaj analizza da un punto di vista spirituale, quello che noi consideriamo uno dei lutti più gravi: la perdita di un figlio.
Ma perché soffriamo? E quale parte di noi è coinvolta, l’Io, la nostra parte emozionale, egoistica? E se invece ci proiettassimo fuori dalla personalità e vedessimo la Realtà dal punto di vista del vero Sé?
Ecco un dialogo tra Nisargadatta Maharaj e un visitatore che si lamenta per la morte del proprio figlio, tratto dal libro “Pointers from Nisargadatta Maharaj”, di Ramesh Balsekar.
Visitatore: Il mio unico figlio è morto pochi giorni fa in un incidente automobilistico. Trovo quasi impossibile affrontare questa morte con fortezza filosofica. Io so di non essere la prima persona che affronta un lutto del genere. So anche che ognuno di noi dovrà morire un giorno. Ho cercato sollievo mentale con tutte le pratiche usualmente utilizzate da chi cerca consolazione per sé e per gli altri, quando si è in questi difficili frangenti. Ma ancora ritorno al fatto tragico che un destino crudele abbia privato mio figlio di ogni cosa agli inizi della sua vita. Continuo a chiedermi: Perché? Perché? E non posso eliminare il mio dolore…