“Samadhi”, lo stato d’Estasi
di Amadio Bianchi (Swami Suryananda Saraswati) – Maestro Yoga
Un percorso evolutivo come quello dello Yoga, l’ho affermato tante volte, prevede, come prima tappa, di destare lo stato di attenzione, giungere poi alla consapevolezza e da questa al risveglio della coscienza, imparando lungo la via a distinguere il falso dal vero, il soggettivo dall’oggettivo, talvolta attraverso dure pratiche di ogni genere.
Ottenere una simile conoscenza, soltanto con i mezzi dell’intelletto, viene ritenuto, in questa disciplina, praticamente impossibile, per questo, ad un certo livello si sostiene l’impiego della meditazione profonda. Attraverso questo mezzo, considerato più idoneo, si dovrebbe poter determinare la vera natura dell’essenza dell’esistenza, proprio come una esperienza pratica.
La qualità necessaria che dona la capacità di distinguere, è la visione oggettiva, è il ‘Vairagya’: ovvero il distacco o non coinvolgimento. C’è da dire che il Vairagya non comporta necessariamente, come taluni sono portati a credere, l’abbandono del mondo, ritirandosi per esempio a fare gli asceti; esso è innanzitutto un atteggiamento, nonché una dimensione interiore…