Da Balkh a Konya: alla Scoperta della Geopolitica Spirituale di Rumi
di Pepe Escobar
Poeta mistico, sufi, teosofo e pensatore, Jalal al-Din Rumi rimane una delle personalità storiche più amate della storia, orientale e occidentale. Vagabondo in cerca della luce, si è notoriamente caratterizzato così: “Io non sono altro che un umile amante di Dio”.
L’epoca del padre di Rumi – il sultano Bahaeddin Veled (1152-1231) e del figlio (1207-1273) – fu una straordinaria altalena socio-politica. Per noi oggi è assolutamente impossibile comprendere le idee, le allusioni e le parabole che attraversano l’opera magna di Rumi, il “Masnevi”, in sei volumi e 25.620 distici, senza fare un viaggio nel tempo.
Nei Masnevi, scritti in persiano – la principale lingua letteraria dell’Asia occidentale e centrale in quel periodo – Rumi utilizza la poesia essenzialmente come strumento per insegnare i segreti divini, spiegandoli attraverso parabole. Il “Progetto Rumi” è quello di mostrare all’uomo la via dell’Amore Divino, portandolo da uno stadio basso a quello più alto. Schiacciati e soggiogati dal tecno-feudalesimo, potremmo più che mai aver bisogno di ascoltare queste lezioni nella storia…