Il Ritorno del Cristo
di Fabio Finucci
La storia biblica ci dice che gli ebrei non hanno riconosciuto il Cristo che da tempo aspettavano, colui che li avrebbe liberati dagli oppressori. Hanno ascoltato la loro mente, l’immaginario che avevano del Cristo e non hanno ascoltato le sue parole, riconosciuto il suo essere. Lo hanno rifiutato.
Penso che la storia biblica simbolizzi anche una storia individuale che risiede in ognuno di noi. Credo, infatti, che anche noi non riconosciamo il Cristo dentro di noi, quello vero, che forse non ci piace così tanto perché non assomiglia all’immaginario che abbiamo di lui nella nostra mente. Alto, biondo, con gli occhi azzurri, che fa miracoli, che è amato e che ha grande carisma. Eppure Cristo dice che lui è anche nel mendicante, nel bambino e che dovremmo saperlo riconoscere anche nella creatura più abbietta.
Noi fuggiamo la nostra divinità e pur sapendo che essa è dentro di noi, crediamo che perché essa si manifesti in noi, dobbiamo essere perfetti, realizzare grandi opere o diventare grandi maestri spirituali. E così continuiamo a tenerla lontana! Diciamo: “non so fare niente di speciale, ho tanti difetti, mi sento brutto, come posso essere il Cristo?” E così non riconosciamo che Lui è già in noi e che sta aspettando solo che gli apriamo la porta…