“Ortoressia”: come la psichiatria imprigiona la libertà di pensiero
Dott.ssa Carla Sale Musio
Si chiama “Ortoressia” l’etichetta che demonizza chi sceglie un regime alimentare diverso da quello della maggioranza.
Grazie a un’accurata descrizione di sintomi e a un corollario ben orchestrato di spiegazioni scientifiche, la psichiatria questa volta mette alla gogna gli spiriti liberi e responsabili. Un tempo esisteva il disturbo “ossessivo compulsivo” e da solo bastava a indicare la sofferenza psicologica derivante dal sentirsi costretti a compiere più volte al giorno una serie di azioni stereotipate, vissute come indispensabili per raggiungere la sensazione interiore di vivere in pace con se stessi.
Grazie a un’accurata descrizione di sintomi e a un corollario ben orchestrato di spiegazioni scientifiche, la psichiatria questa volta mette alla gogna gli spiriti liberi e responsabili. Un tempo esisteva il disturbo “ossessivo compulsivo” e da solo bastava a indicare la sofferenza psicologica derivante dal sentirsi costretti a compiere più volte al giorno una serie di azioni stereotipate, vissute come indispensabili per raggiungere la sensazione interiore di vivere in pace con se stessi.
Oggi alla diagnostica tradizionale si è aggiunta una perversione nuova, volta a discriminare chi sceglie di occuparsi in prima persona della propria alimentazione e invece di seguire il branco si impegna, ogni giorno, a selezionare il proprio menù, seguendo un criterio salutista, fatto di scelte accurate e, ahimè… controcorrente…