Il Volto e la Morte
di Giorgio Agamben
Sembra che nel nuovo ordine planetario che si va delineando due cose, apparentemente senza rapporto fra loro, siano destinate a essere integralmente rimosse: il Volto e la Morte.
Cercheremo di indagare se esse non siano invece in qualche modo connesse e quale sia il senso della loro rimozione. Che la visione del proprio volto e del volto degli altri sia per l’uomo un’esperienza decisiva era già noto agli antichi: “Ciò che si chiama ‘volto’ – scrive Cicerone – non può esistere in nessun animale se non nell’uomo” e i greci definivano lo schiavo, che non è padrone di se stesso, aproposon, letteralmente “senza volto”.
Certo tutti gli esseri viventi si mostrano e comunicano gli uni agli altri, ma solo l’uomo fa del volto il luogo del suo riconoscimento e della sua verità, l’uomo è l’animale che riconosce il suo volto allo specchio e si specchia e riconosce nel volto dell’altro. Il volto è, in questo senso, tanto la similitas, la somiglianza che la simultas, l’essere insieme degli uomini. Un uomo senza volto è necessariamente solo…