Il Tramonto della Vita: l’uomo in rivolta contro se stesso!
di Enrico Nadai
Viviamo in un’epoca in cui negare la vita è spesso più encomiabile che supportarla. Questo fenomeno si riflette in questioni tra loro differenti: la volontà di legalizzare l’eutanasia, le battaglie per l’aborto e quelle per consentire l’uso delle droghe, la promozione della libertà sessuale a favore di chi non può procreare naturalmente, il dominio della tecnica come fattore in grado di trasformare l’essere in non-essere.
A questa visione distruttiva, si devono contrapporre delle altre riflessioni. Affermare la nostra vita e quella altrui, significa anzitutto prendersene cura, sebbene ormai sembri defluito il bisogno di farlo. Si confonde il concetto di cura con quello di una misera libertà priva di vincoli: libertà d’espressione, stravaganza dei costumi, disinibizione e rimozione di ogni tabù.
In pochi sono in grado di sentirsi liberi dedicando loro stessi a qualcuno o ad un valore trascendente. La consacrazione della propria individualità a discapito d’altri, è ormai l’unica cosa che conti veramente. In assenza di una sensibilità che generi una diversa apertura al mondo, la cura ha perso il carattere della preoccupazione rivolta all’esistente. E così, si è passati ad una lotta di prevaricazione in cui tutto è strumentalmente utile ai nostri scopi egocentrici e dove la funzionalità di una cosa è ciò che esaurisce il suo orizzonte di senso…