Il mondo assorbe l’Io dell’uomo
di Tiziano Bellucci
Chi volge la sua attenzione al mondo, sa che osservarlo non è ancora comprenderlo; ma per comprenderlo deve “necessariamente” prima osservarlo. Il moto primo del conoscere è quindi il percepire.
Che sia l’Io il vero soggetto che percepisce, lo sperimentatore non lo viene a sapere dall’immediato percepire, osservare e comprendere, ma dal rivolgere verso tali attività l’attenzione: dal pensare su esse. Egli si sente un Io in virtù del fatto che le attività di percezione e comprensione gli rinviano il sentimento che lui è l’autore, il testimone o soggetto di fronte al mondo. La sua autocoscienza si basa sul fatto che il mondo si affaccia a lui ponendogli molteplici domande e grazie ad una reazione fra lui e il mondo, accade che egli possa darsi delle risposte.
Soltanto riconducendo, mediante il pensiero, il percepire e il comprendere verso ciò che in modo trascendente ne è il loro artefice, il ricercatore può intuirsi e avvertirsi come soggetto: dirsi Io. In ogni momento in cui l’uomo si avverte come soggetto, in realtà si connette inconsapevolmente con il principio operante in ogni cosa del mondo…