Dal dolore alla meditazione
di Roberto Assagioli
Si può dire che dolore e pace siano i due punti estremi della traiettoria che l’uomo percorre nel corso della sua evoluzione interiore, da quando comincia ad acquistare una vera coscienza di se stesso, fino a quando giunge ad unirsi in modo volenteroso con la Vita universale, ad inserirsi armonicamente nei ritmi cosmici.
Durante la maggior parte del lungo pellegrinaggio sulla via evolutiva il dolore è, in qualche misura, inevitabile. Esso ha funzioni utili, anzi preziose e necessarie. Tali funzioni sono molteplici; ma ve ne sono quattro principali e particolarmente benefiche. Nei primi stadi della evoluzione umana – ma in qualche misura anche in quelli successivi – soltanto, o soprattutto, il dolore vale a scuotere l’uomo da un passivo adagiamento, dalle comode “routines”, dalla sua fondamentale pigrizia mentale e morale, dal suo ristretto egocentrismo. Il “buon dolore”, nelle sue numerose e svariate forme, lo induce, lo obbliga a “svegliarsi”, a suscitare le proprie energie latenti, a metter in valore i suoi “talenti”…