Velo di Maya: cos’è e perché ci rende prigionieri
di Laura De Rosa
Mi chiedo spesso se sia normale una società in cui le persone sono insoddisfatte, nevrotiche, infelici, costrette, per ragioni di sopravvivenza economica, a svolgere lavori che non amano, convinte che il solo fatto di trovare un lavoro, per quanto noioso e opprimente, sia una fortuna.
L’idea di svolgere per tutta la vita una professione che mi permette di portare a casa denaro, in cambio della mia serenità mentale mi terrorizza. Eppure, sembriamo a tal punto abituati a questo compromesso da ritenerlo giusto. In fondo, ci ripetiamo, mi permette di mantenere me stessa e la mia famiglia, quindi va bene. Poco importa se quel lavoro ci fa sentire tristi, demotivati, annoiati, miseri, senza scopo.
Credo che questo sia un grande inganno. Una trappola che forse abbiamo creato noi stessi, forse ci è sfuggita di mano o magari, viene alimentata da qualcosa che ci sfugge, qualcosa di invisibile, che tuttavia esiste. Sono altrettanto convinta che ognuno di noi abbia la possibilità di uscire dalla trappola, sebbene farlo non sia così scontato come spesso ci dicono…