di Francesco Lamendola
In origine fu la Caduta, che continua tuttora: “non progresso, ma regresso dell’umanità”. Tutte le tradizioni iniziatiche sono concordi nel descrivere lo stato originario dell’umanità come “infinitamente più felice” e prospero del presente.
Tutte queste tradizioni sono concordi nel parlare di un evento rovinoso, una “Caduta”, che, ad un certo punto, segnò una brusca rottura dell’equilibrio e fu all’origine della storia; tutte sono concordi circa il fatto che, da allora, l’umanità non stia progredendo affatto, ma, semmai regredendo.
Le religioni recano un ricordo di questa sapienza antichissima nei miti delle origini. Nel cristianesimo, ad esempio, si parla di una umanità felice prima della disobbedienza a Dio, indi di una cacciata dal giardino dell’Eden e di un radicale mutamento, in negativo, della sorte dei nostri progenitori e di noi medesimi.
La religione della modernità, ovvero la Scienza razionalista, strumentale e calcolante, che – a giudizio dei suoi cantori – ci avrebbe assicurato il dominio assoluto sulla natura, predica invece esattamente il contrario. All’inizio, vi era una creatura scimmiesca, selvaggia, incapace di pensare, di parlare, di operare in modo consapevole; poi, lentamente, essa sarebbe evoluta verso l’uomo come lo conosciamo oggi: lottando contro la natura e contro i propri simili, non riconoscendo nulla di superiore a sé, con lo sguardo rivolto verso sempre nuove mete, ognora più ambiziose e avveniristiche.
È chiaro che una delle due concezioni deve ritenersi completamente falsa, e giusta quell’altra: “tertium non datur”. Chi si inganna, dunque: la Tradizione, antica di millenni, o la nuova religione scientista, vecchia di pochi secoli?…
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