Che cosa dice veramente sulla realtà la “Teoria Quantistica”?
di Anil Ananthaswamy
A quasi un secolo dalla formulazione della “Teoria Quantistica”, fisici e filosofi non sanno ancora dare una risposta a questa domanda. Ma si continuano a condurre esperimenti per capire qualcosa di più sulle sue leggi, spesso paradossali e sul confine tra il mondo microscopico e quello macroscopico.
Per essere una dimostrazione in grado di ribaltare le grandi idee di Isaac Newton sulla natura della luce, era incredibilmente semplice, “può essere ripetuto con grande facilità, ovunque splenda il Sole”, disse il fisico inglese Thomas Young, ai membri della Royal Society di Londra, nel novembre del 1803, descrivendo l’esperimento oggi noto come “Esperimento della doppia fenditura”.
Young aveva ideato un esperimento elegante e relativamente semplice, per mostrare la natura ondulatoria della luce, e così facendo aveva confutato la teoria di Newton che la luce fosse fatta di corpuscoli, o particelle. Ma la nascita della fisica quantistica nei primi anni del 1900, chiarì che la luce è composta da unità minuscole, indivisibili, o quanti, di energia, che noi chiamiamo “fotoni”.
L’esperimento di Young, quando viene effettuato con singoli fotoni o anche singole particelle di materia, come elettroni e neutroni, è un enigma su cui riflettere, poiché solleva domande fondamentali sulla natura stessa della realtà. Alcuni l’hanno perfino usato per sostenere che il mondo quantistico è influenzato dalla coscienza umana, dando alle nostre menti un ruolo e una collocazione nell’ontologia dell’universo. Ma quel semplice esperimento fa davvero una cosa del genere?…