Quando la Normalità diventa Anormale: il Caso dei “Normotici”
di Marta Rebecca Farsi
Una dimensione di vita banale e prosaica, “anormalmente normale”: persone troppo stabili, sicure, tranquille ed educate.
Nei soggetti normotici l’esigenza primaria è volta a mantenere un pedissequo conformismo, annullando nella troppa normalità il Sé individuale. È questo il nucleo patologico del normotico: non riuscire a distaccarsi da un eccesso di normalità con il quale contamina ogni aspetto della sua esistenza.
La credenza collettiva associa al concetto di normalità un’accezione prettamente positiva, identificando in essa caratteristiche affini al benessere, alla tranquillità, al buon vivere civile. È normale ciò che è giusto, socialmente adeguato, conforme alla legge e alla prassi consolidata. Alla normalità si accompagna un senso di sicurezza, che mette al riparo da sensi di colpa, minaccie ed estraneità, dovuto alla convinzione di aver compiuto il proprio dovere.
Di converso, allontanarsi da comportamenti collettivamente approvati costringe a confrontarsi con una dimensione non conosciuta e potenzialmente stigmatizzante. Conseguenza particolarmente critica, quest’ultima, soprattutto per certi individui che avvertono con intensità maggiore il bisogno di adeguarsi alle regole sociali, per non violare quell’accettabile livello di conformismo che li fa sentire parte di un gruppo…