Oltre il Credere e il Non Credere
di Paolo D’Arpini
Il saggio non vede differenza tra materia e spirito. Egli “conosce” che la coscienza e l’esistenza sono inscindibili nell’assoluta unità.
Il linguaggio non è solo semantica. Eppure c’è già all’interno della mente un “seme” che consente la comprensione di concetti sottili, che non hanno corrispondenza nel mondo materiale. Ad esempio, quando un bambino apprende a parlare ed a scrivere, non segue solo esempi concreti: tavolo, cibo, cane, etc. Vi sono pure i concetti e sentimenti che vengono “riconosciuti” intuitivamente, per una sorta di ammissione interna che va aldilà dell’esempio. In questo caso, si presuppone che vi sia già una pre-conoscenza innata di tali concetti, il linguaggio, insomma, non è altro che descrizione di un qualcosa che abbiamo già dentro. La stessa cosa si può dire della conoscenza di vita.
La vita nasce dall’inorganico, ma se non fosse già presente nella materia in forma germinale, come potrebbe sorgere e trasformarsi in intelligenza e coscienza? Da ciò se ne deduce che la coscienza e l’intelligenza sono come una “fragranza” della materia e quindi non vi è reale separazione. La differenza è solo nella fase……