Enweaking: un metodo di controllo?
di Eros Poeta
Molti osservatori sociali si sono chiesti a più riprese quale sia il fattore che induce nella maggior parte delle persone, definibile come “la massa”, una sorta di torpore del senso critico.
Tale torpore si traduce in una supina credulità, anche a fronte di evidenze in grado di suggerire conclusioni ben differenti, riguardo eventi sia quotidiani che appartenenti allo scenario internazionale.
Una risposta potrebbe trovarsi nella pratica dell’enweaking, che in italiano suona come “rammollamento” (da “weak”, debole, molle…). La parola “enweaking”, in realtà, non esiste. È stata da me adottata per identificare uno specifico genere di pratiche di persuasione ampiamente adottate nella pubblicità, nel marketing e nella propaganda sociale.
La sua definizione mi ha poi consentito di comprendere in modo più chiaro numerosi fenomeni storici, anche contemporanei, ovvero riscontrabili nella nostra quotidianità. Rendere “molle” equivale a rendere plasmabile. Nella struttura psicologica umana, ciò accade allorquando si attivano meccanismi atavici di sopravvivenza, basati sulla capacità di adattamento.
L’adattamento coincide sempre in qualche modo con la cessazione dello sforzo e della lotta. Da quel momento, le cose andranno bene così come sono. L’adattamento è un processo necessario alla sopravvivenza, utile a far fronte ai cambiamenti inevitabili dell’habitat. Quando tuttavia si entra nel regno “umano”, ci si rende conto che quasi tutti i cambiamenti dell’habitat, sono modificazioni indotte dallo stesso genere umano, ossia modificazioni che potremmo considerare volontarie, seppur perpetuate in forma collettiva.
Soprassediamo in questa sede, circa le giuste obiezioni circa la volontà effettivamente in azione nel corso di un processo collettivo, che potrebbe rivelarsi effettivamente aliena alla volontà dei singoli, giungendo a connotare “la massa” quale ente autonomo, dotato di propria volontà e propri scopi, differente da quella, non solo dei singoli, ma persino di un’ipotetica volontà di maggioranza.
Resta quindi la sensazione che questa funzione di adattamento passivo (Yin), non sia naturalmente l’unica modalità di reazione di una specie alle minacce di alterazione dell’habitat, bensì esclusivamente quella utile nei casi di forza maggiore, che nel regno animale si riducono ad eventi naturali (smottamenti, siccità, ecc.) o interventi di esseri “superiori” (atti perpetuati dall’Uomo). La seconda modalità di risposta è infatti quella Yang: combattere.
Ma evidentemente l’essere umano ha maturato un’alterazione di queste funzioni, giungendo ad identificare i fenomeni di massa al pari di una calamità naturale, e come tale incontrovertibile, inevitabile... Nel meccanismo dell’enweaking, gioca un ruolo decisamente fondamentale la paura. Essa è infatti in grado di generare uno stato di rammollamento psicologico, utile appunto al sistema.
Un’altra funzione riconducibile all’enweaking è quella relativa al “depotenziamento”. Questo si attua attraverso meccanismi di sfinimento dell’intenzione individuale. Uno dei modi principali è quello di spingere le persone a porsi domande preconfezionate, per poi fornire risposte ugualmente preconfezionate. La “domanda” è un forte movente. Ad esempio, se non sappiamo chi abita al di là della collina, la curiosità potrebbe spingerci fin là per indagarlo. Se tuttavia giungesse qualcuno dicendo: “al di la della colline non vi è altro che un bosco e delle rocce”, probabilmente la nostra spinta a partire subirebbe una forte demotivazione.
Lo scopo dell’enweaking, in questo caso, è quindi quello di anticipare la “domanda” fornendone una simile, ma non identica, a quella che sorgerebbe in un individuo maturo sotto il profilo della consapevolezza, ma prematuramente. Successivamente, viene fornita la “risposta” preconfezionata.
Questo consente da un lato di prevenire l’insorgere di domande biologicamente e spiritualmente sensate, capaci di produrre fenomeni di rinnovamento sociale in direzioni non utili agli scopi prefissati (ad esempio, la consapevolezza sul perché si usano oli vegetali scadenti in biscotti biologici, vegan, ecc.), mentre dall’altro assicura che tali domande sensate non vengano più a galla in futuro, fornendo una “risposta” soddisfacente per la mente razionale. Caso chiuso.
Potremmo dirlo anche così: “prima che a qualcuno venga in mente di chiedersi qualcosa, glielo suggerisco io, ma in modo da portarlo alle conclusioni che desidero, utili ai miei scopi”. In ambito giuridico, questo comportamento potrebbe definirsi, senz’altro, capzioso.
Articolo di Eros Poeta
Fonte: http://erospoeta.blogspot.it/
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