La confessione di Cagliostro
Tratto da “Il conte Cagliostro” di Giuseppe Bufalo
Nel corso dei secoli, in molti hanno scritto interi volumi e versato fiumi d’inchiostro per cercare d’interpretare la misteriosa e controversa figura del Conte di Cagliostro.
Del Conte (di) Cagliostro (il cui vero nome è Giuseppe Balsamo, nato a Palermo nel 1743) si è parlato molto: esoteristi, ricercatori, storici ma anche molti ciarlatani ignoranti hanno riempito migliaia di pagine su di lui, con le loro tesi e interpretazioni a volte probabilmente veritiere, a volte false, spesso calunniose ed infamanti. Ma qual’è la verità? Chi era veramente il Conte Cagliostro?
A tal riguardo ognuno potrà fare le proprie ricerche; tuttavia risulterà senza dubbio molto interessante per tutti, leggere questa incredibile dichiarazione/confessione resa da Cagliostro stesso ai suoi inquisitori, durante il processo che lo vide imputato. Ognuno potrà quindi vedervi ciò che la propria anima suggerirà e trarre quindi le proprie conclusioni.
Una cosa è certa però: le sconcertanti, profonde parole proferite da Cagliostro in questa circostanza, non sembrerebbero certo appartenere ad un furfante, quanto piuttosto ad un uomo straordinario, dotato di una grande spiritualità. Quindi, o Cagliostro fu un bravissimo e scaltrissimo attore, che in tale circostanza giocò l’ultima carta che gli rimaneva per salvarsi, oppure tutte le cose negative che gli vennero imputate, non furono altro che dicerie e calunnie (poi tramandate ai posteri), pronunciate ai danni di un uomo troppo “grande” per il suo tempo. O forse ancora la verità si trova nel mezzo. Forse egli racchiuse in se, nel proprio animo, come talvolta accade grandezza e miseria, secondo un disegno divino e imperscrutabile che non ci è dato capire.
La Confessione:
“Sono un cavalier errante. Non sono di alcuna epoca né di alcun luogo, al di fuori del tempo e dello spazio, il mio essere spirituale vive la sua eterna esistenza e, se immergendomi nel mio pensiero risalgo il corso delle età, se distendo il mio spirito verso un modo d’esistere lontano da quello che voi percepite, divengo colui che desidero”.
“Partecipando coscientemente all’Essere Assoluto, regolo la mia azione secondo l’ambiente che mi circonda. Il mio nome è quello della mia funzione, perché sono libero; il mio paese è quello in cui fisso momentaneamente i miei passi. Io sono colui che è“.
“Non ho che un Padre; varie circostanze della mia vita mi hanno fatto supporre a questo proposito delle grandi e commoventi realtà; ma i misteri di questa origine e i rapporti che mi uniscono a questo Padre incognito sono e restano i miei segreti; che coloro che saranno chiamati a divinarli ed intravederli, come io ho fatto, mi comprendano e approvino”.
“Quanto al luogo, all’ora, dove il mio corpo materiale, circa quarant’anni fa si è formato sopra questa terra, quanto alla famiglia che ho scelto per questo, voglio ignorarli; non voglio ricordarmi del passato per non aumentare le responsabilità già pesanti di coloro che mi hanno conosciuto, perché è scritto …tu non farai cadere il cieco”.
“Io non sono nato dalla carne ne dalla volontà dell’uomo: io sono nato dallo Spirito. Il mio nome, quello che mi appartiene e che da me proviene, quello che io ho scelto per comparire in mezzo a voi, ecco quello che io reclamo. Quello con cui mi si chiamò alla mia nascita, quello che mi è stato dato nella mia giovinezza, quelli sotto i quali, in altri tempi e luoghi, fui conosciuto, li ho lasciati, come avrei lasciato dei vestiti non più di moda ed ormai inutili”.
“Eccomi: sono nobile e viaggiatore; io parlo e la vostra anima freme riconoscendo antiche parole; una voce che era in voi e che si era taciuta da ben lungo tempo risponde all’appello della mia; io agisco e la pace torna nei vostri cuori, la salute nei vostri corpi, la speranza ed il coraggio nelle vostre anime“.
“Tutti gli uomini sono miei fratelli; tutti i paesi mi sono cari; li percorro perché dappertutto lo Spirito possa discernere e trovare un cammino verso di voi. Ai re, di cui rispetto la potenza, non chiedo che l’ospitalità sopra le loro terre, e, quando mi viene accordata, passo facendo intorno a me il maggior bene possibile; ma non faccio che passare“.
“Non sono un nobile viaggiatore? Come il vento del Sud, come la rifulgente luce di Mezzogiorno che caratterizza la piena conoscenza delle cose e la comunione attiva con Dio, io vengo verso il Nord, verso le brume ed il freddo, abbandonando dappertutto sul mio passaggio alcune particelle di me stesso, prodigandomi, diminuendomi ad ogni stazione, ma lasciandovi un po’ di chiarezza, un po’ di chiarore, un po’ di forza, fino a che infine io sia arrestato e fissato definitivamente al termine della mia carriera, all’ora in cui la Rosa fiorirà sopra la Croce”.
“Io sono Cagliostro. Vi occorre qualcosa di più? Se voi foste degli infanti di Dio, se la vostra anima non fosse così vana e così curiosa, avreste di già compreso“!
“Ma avete bisogno di particolari, di segni e di parole: ebbene ascoltate”!
“Risaliamo ben lontano nel passato perché lo volete. Ogni luce viene dall’Oriente; ogni iniziazione dall’Egitto; io ho avuto tre anni come voi, poi sette, poi l’età d’uomo, e a partire da quest’età non ho più contato. Tre settenari d’anni fanno ventuno anni e realizzano la pienezza dell’organismo umano. Nella mia piena infanzia, sotto la legge di rigore e di giustizia, ho sofferto in esilio come Israele tra le nazioni straniere. Ma come Israele aveva con sé la presenza di Dio, come un Metraton lo vegliava nelle sue vie, così pure un Angelo possente vegliava sopra di me, dirigeva i miei atti, illuminava la mia Anima, sviluppando le forze latenti in me. Egli era il mio Maestro e la mia Guida“.
“La mia ragione si formava e si precisava; mi interrogavo, mi studiavo e prendevo coscienza di tutto quello che mi circondava; ho fatto dei viaggi, parecchi viaggi, tanto intorno alla camera delle mie riflessioni che nei templi e nelle quattro parti del mondo; ma quando volli penetrare l’origine del mio essere e salire verso Dio in uno slancio dell’Anima, allora la mia ragione taceva impotente e mi lasciava in balia delle mie congetture”.
“Un Amore che mi attirava in maniera impulsiva verso ogni creatura, un’ambizione inarrestabile, un sentimento profondo ai miei diritti ad ogni cosa, della terra e del cielo, mi spingevano verso la vita e l’esperienza progressiva delle mie forze, della loro sfera d’azione, del loro gioco e dei loro limiti, fu la lotta che dovetti sostenere contro le potenze del mondo; fui abbandonato e tentato nel deserto; ho lottato con l’Angelo come Giacobbe, con gli uomini e con i demoni, e questi, vinti, mi hanno appreso i segreti che concernono l’impero delle tenebre perché non potessi mai smarrirmi in alcuna delle vie dalle quali non si ritorna“.
“Un giorno, dopo quanti viaggi ed anni, il cielo esaudì i miei sforzi; si ricordò del suo servitore e, rivestito di abiti nuziali, ebbi la grazia di essere ammesso, come Mosè, dinanzi all’Eterno. Da allora ricevetti con un nome nuovo, una missione unica. Libero e padrone della vita, non pensai più che ad impiegarla per l’opera di Dio. Sapevo che Egli confermerebbe i miei atti e le mie parole come io confermerei il Suo Nome ed il Suo Regno sopra la terra. Vi sono degli esseri che non hanno più Angeli Custodi: io fui uno di questi“.
“Ecco la mia infanzia, la mia gioventù, quale il vostro spirito inquieto e desideroso di parole reclama; ma che sia durata più o meno anni, che si sia svolta nel paese dei vostri padri od in altre contrade, che v’importa? Non sono un uomo libero?”
Ora, ciascuno troverà delle risposte in sé, relative alla propria comprensione ed al proprio bagaglio karmico, cercando di interpretare ciò che alcune volte è velato appositamente… La parola cela infatti la verità e non la rivela; se una verità viene riconosciuta, significa che colui che indaga ha scoperto un punto di verità in se stesso, ciò che serve ad illuminare i suoi passi nel suo lento e graduale procedere.
Tratto da “Il conte Cagliostro” di Giuseppe Bufalo
Email: gunther58@libero.it
Fonte: http://lucideimaestri.sitiwebs.com/page33.php
interessante