Terrore sanitario: la “Religione della mascherina”
di Enrica Perucchietti
“Io non sono convinto che in questi mesi gli italiani abbiano dimostrato “responsabilità”, “disciplina”, “senso civico”. I nostri concittadini si sono fatti prendere dal panico, si sono lasciati convincere da un’informazione (soprattutto televisiva) sensazionalista, parziale, ispirata al ‘pensiero unico del male assoluto’ ”. (da: “Terrore sanitario e la gente comune”)
Chi critica le mascherine viene deriso come “NO MASK”. Quello delle mascherine è un argomento che ha creato controversie fin dall’inizio dell’emergenza: chi sostiene che è inutile, chi dannosa, chi necessaria. Ora si parla di “NO MASK” per denigrare chi ne critica l’utilizzo.
Mentre in Piemonte scatta l’obbligo a usare le mascherine anche all’aperto dal venerdì al martedì (in Lombardia il suo uso è obbligatorio sempre anche all’aperto, e lo sarà anche con la fase 3), si crea una nuova espressione denigratoria per poter attaccare e silenziare chi critica l’uso eccessivo di tali dispositivi: NO MASK.
Insomma, parodiando l’etichetta “NO VAX” che era già stata utilizzata per attaccare persino coloro che erano semplicemente per la libera scelta, si torna a usare la fallacia dell’argumentum ad hominem (“argomento contro l’uomo”: è una strategia della retorica con la quale ci si allontana dall’argomento della polemica contestando non l’affermazione dell’interlocutore, ma l’interlocutore stesso – wikipedia) per liquidare il dissenso e trattare come dei pazzi complottisti e pericolosi negazionisti coloro che osano dissentire.
O in questo caso, per silenziare coloro che mettono in dubbio l’efficacia delle mascherine all’aperto se non addirittura la pericolosità del loro abuso. Chi si rifiuta di indossarle andrebbe a detta di alcuni esperti “denunciato”. Si è creato cioè l’ennesimo frame, una cornice negativa, con cui stigmatizzare chi critica in questo caso l’utilizzo o l’abuso delle mascherine. E immancabilmente si stanno diffondendo articoli, commenti su forum per confermarne il frame e per avvalorare la veridicità delle accuse.
Invece di confutare l’argomentazione che si vuole negare, si attacca così la fonte o la persona che la sostiene. Si sposta pertanto l’attenzione dalla tematica alla persona che ne parla e la divulga. Inoltre si divide la popolazione in fazioni, pro e contro, utilizzando il metodo del Divide et impera, lasciando che siano i cittadini a scornarsi tra di loro come i tifosi delle rispettive squadre calcistiche.
Le motivazioni dei famigerati NO MASK non avrebbero quindi alcuna base scientifica (quando è vero proprio il contrario), anzi andrebbero contro il buon senso secondo la narrativa mainstream, se non fosse che diversi medici si sono espressi negativamente contro il loro utilizzo. Perfino Walter Ricciardi, membro dell’OMS e consulente del ministro Speranza, il 25 febbraio scorso, nel corso della conferenza stampa con il commissario Borrelli alla protezione civile ha dichiarato quanto segue: “Le mascherine alla persona sana non servono a niente, servono alla persona malata e al personale sanitario”.
Tra i critici anche il prof. Pasquale Mario Bacco, medico legale, ricercatore e membro del team di medici che lavorano per la società “Meleam”, che ha spiegato a Fabio Duranti e Francesco Vergovich per Radio Radio che le mascherine non servono a niente, anzi sono addirittura controproducenti: “Il virus passa attraverso le mascherine, è infinitamente più piccolo dei filtri che si possono creare. Certamente in ambiente sanitario, soprattutto quando certe cose non si conoscevano, è stato anche utile, ma oggi ha un effetto paradossale. Ci impedisce l’immunità di gregge che invece in questo momento andrebbe assolutamente favorita. E poi andrebbe cambiata continuamente! All’interno si fanno dei terreni di coltura che sono più belli di quelli che abbiamo noi in laboratorio. Cioè quando si tiene la mascherina, soprattutto per parecchie ore, si formano tanti di quei microrganismi, virus, batteri, protozoi, che quando respirate entrano tutti nel vostro corpo.
Cerchiamo di essere seri: la mascherina in questo momento assolutamente no, tranne quando siamo in contatto con soggetti malati gravi o particolarmente anziani, e neanche tutte le mascherine perché quella chirurgica non serve a niente. Fermo restando che bisogna seguire le regole, io dico che in questo momento, in queste condizioni e con questo virus, oggettivamente, le mascherine sono diventate soltanto il simbolo di chi si è arricchito, e si è arricchito molto. Col tempo scopriremo tante situazioni”.
Chi scrive non ha competenze in ambito medico-scientifico, pertanto, è bene sottolinearlo, non è mia intenzione convertire il lettore a una posizione… per nulla. Lo scopo del presente articolo è mostrare come, per l’ennesima volta, si sia coniata una nuova espressione, anzi una etichetta denigratoria, un frame, per liquidare chi si permette di esercitare il dubbio o criticare l’abuso dei dispositivi sanitari.
La sensazione è che si trattino i cittadini come degli idioti, dei bambini impauriti che devono delegare ogni decisione e ubbidire senza fiatare. Quando questi si permettono di mettere in dubbio le scelte e le regole imposte dall’autorità, vengono rampognati e derisi con il ricorso all’argumentum ad hominem. Intanto Arnaldo Caruso, presidente della Società italiana di virologia ha dichiarato che il virus è diventato meno aggressivo e che pertanto: “Già a giugno potrebbero non essere più necessarie mascherine, distanziamento sociale e sanificazioni” (ma purtoppo sembra che almeno in Lombardia tutto ciò sarà portato ancora avanti).
Con buona pace di coloro che vorrebbero continuare a terrorizzare la popolazione ed etichettare in maniera dispregiativa chi non si sottomette acriticamente alla dittatura sanitaria.
Articolo di Enrica Perucchietti
Fonte: https://enricaperucchietti.blog
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