“Uomini Blu” – I Racconti della Nuragheologia
di Etruscan Corner
La civiltà nuragica o proto-sarda è una delle civiltà più antiche e sconosciute del pianeta terra. A parte alcuni brevi documenti epigrafici appartenenti alle ultime fasi della civiltà nuragica, non esistono documenti storici. Raimondo De Muro ha dedicato ogni sua energia alla conoscenza dei segreti e dei riti del popolo sardo.
“Cento bisavoli prima del bisavolo mio, nella Sardegna, raccontano gli antichi, sono venuti gli uomini del pianeta blu, a pelle blu e liscia che pareva di porcellana, con un corpo che pareva pieno di aria, ma non era di aria ma trasparente come una vetrina, che non era possibile toccarli se uno non voleva essere fulminato all’istante.
Dicono gli antichi che erano uomini di alta statura, con la faccia uguale alle statue di bronzo e di pietra che ricordano questa venuta. Sulla testa portavano un corno come un vomere e sulla fronte un porro che lampeggiava.
Si erano fatti vie di fuoco e in queste vie restava la polvere della vita e da questa polvere è nato ogni essere vivente, racconta il proverbio antico”.
E continua: “Si tratta di una spiegazione, questa della nuragheologia, piuttosto avventurosa, ma che dimostra, ancora oggi, la sua validità, posto che non ci possano essere certezze in materia.
In realtà non sappiamo che cosa sia realmente la vita. Sappiamo solo che alcuni suoi ingredienti di base come l’idrogeno, l’ossigeno, l’azoto, il carbonio esistono un po’ dappertutto e che questi, aggregandosi, servono come materiali della struttura vivente.
Ma, scoperti i mattoni della vita, il resto è buio completo! Resta solo questo racconto della nuragheologia, che non è racconto mitologico ma una esperienza vissuta da lontani progenitori, che può essere e non può essere!”.
I Racconti Della Nuragheologia (Is contos de sa Nuraxìa) sono stati raccolti in un’opera monumentale in 6 volumi da Raimondo De Muro nell’arco di oltre trent’anni, durante i quali ha dedicato ogni sua energia alla conoscenza dei segreti e dei riti del popolo sardo.
Un Isola al Centro del Pianeta
Secondo De Muro la Sardegna sarebbe ubicata al centro del pianeta, in posizione di radioascolto ottimale. La centralità dell’Isola nel Mediterraneo ha favorito il contatto con culture e culti religiosi provenienti dall’Egitto e del Vicino Oriente antico.
Il continente americano – secondo De Muro – è in banda negativa per capire questi segnali, mentre la Sardegna, il monte Sinai e il Tibet si trovano in banda positiva.
Se i radio Telescopi fossero ubicati in Sardegna, le probabilità di collegarci con gli alieni sarebbero maggiori.
Questa terra bellissima è stata anche la casa degli “Shardana”, il fiero popolo che faceva parte della coalizione dei Popoli Del Mare. Eppure l’archeologia ufficiale ha relegato questa isola e i suoi antichi abitanti a ruoli marginali nelle vicende storiche del Mediterraneo, sin dalle epoche più remote.
Antichi Contatti
Tra le migliaia di testimonianze registrate da De Muro, ci sono molte indicazioni sui presunti rapporti tra gli abitanti delle isole e visitatori alieni.
I primi cinque libri contengono racconti di coloro che hanno avuto contatti: sono “is Babbais e is Mammais Mannus” (lett. “i grandi nonni” e “le grandi nonne”), uomini e donne portatori di poteri magici tramandati di generazione in generazione assieme al sapere degli antenati.
I grandi nonni e le grandi nonne sono una sorta di “organizzazione” diffusa soprattutto nel mondo agro-pastorale, che affonda le sue radici nei millenni, risalendo fino all’epoca nuragica, con proprie leggi e norme di condotta.
Questi rituali e insegnamenti esoterici sono stati poi tramandati, sopravvissuti in qualche modo fino ai giorni nostri.
Dai racconti di Raimondo de Muro è possibile apprendere che quelli che lui stesso chiama i grandi padri della Sardegna hanno tramandato che un corpo celeste non identificato si schiantò come un meteorite sulla terra inclinandola.
La chiamata di certe entità ultraterrene veniva attuata tramite precisi rituali. I primi contatti avuti fra i nuragici e alcune civiltà extraterrestri sono avvenuti nei “Nuraghi della Luce”, utilizzati come Portali Astrali che agevolavano la comunicazione e lo scambio con esseri di altre dimensioni e di altri sistemi stellari.
Carl Sagan nel suo libro “La Vita Intelligente Nell’universo” scrive che circa 4000 anni prima di Cristo i Sumeri dell’antica città di Eridu entrarono in contatto con una civiltà non umana dotata di grandi poteri. Così, per quanto riguarda l’antico popolo proto-sardo, c’è la concreta possibilità che abbiano vissuto eventi corrispondenti.
Evidenziando il contatto antico fra la civiltà nuragica e altri mondi, De Muro dichiara: “La Nuragheologia è contraria a tutte le religioni del mondo e a tutta la storia dell’umanità terrena e sia per questo isolata perché è una verità della luce che non può ottenere alcun collegamento.
Siamo soli in questa terra e soli resteremo fino a quando il resto dell’umanità terrena non capirà che la morte e il dolore li porteremo addosso sino a quando non riusciremo ad avere un contatto con le altre umanità e imparare da esse il modo di annullare nel corpo e nella mente nostra quello che ci differenzia e ci impedisce di vivere felici.“
Secondo le antiche storie tramandate di generazione in generazione riportate nell’opera di Raimondo De Muro, i proto-sardi, come altre culture antiche erano in grado di comunicare con entità provenienti da altri mondi tramite percezioni extrasensoriali che ormai sono completamente assopite negli esseri umani “perché inattive da più di 60 generazioni”.
Nel volume 5 dell’opera a pagina 34, si legge che, una volta che il meteorite inclinò l’asse terrestre, la capacità extrasensoriale degli esseri umani non fu più in grado di comunicare con i visitatori.
Centinaia di migliaia di anni or sono la nostra galassia e i corpi celesti che la compongono non erano disposti nel modo in cui sono disposti adesso, Terra compresa. Lo stesso racconto di questi eventi cosmici è riportato nelle tavolette sumere tradotte da Zecharia Sitchin e da lui descritte nell’opera “Il Libro Perduto del Dio Enki”.
Gli “Uomini Blu”
I proto-sardi erano in contatto con quelli che chiamavano “uomini blu”, abitanti di altri mondi e comunicavano con loro utilizzando luoghi dove regnava il silenzio. I nuraghi, le tombe dei giganti, le domus de janas, i sedili scolpiti nella pietra, i menhir, gli altari di pietra, erano tutti luoghi dove questo contatto poteva avvenire.
Si sdraiavano nudi, con il corpo a contatto con la pietra levigata per imbarcarsi in viaggi astrali. Le pietre emanano micro onde cosmiche capaci di essere ricevute dai recettori umani. Oltre a ciò occorreva una grande concentrazione che consentiva di ricevere questi suoni muti. Si immergevano in un profondo stato di trance, esperienza indicata con il termine “galazzoni”.
La comunicazione con gli abitanti degli altri mondi avveniva tramite “orecchie” nascoste, i recettori magnetici, in grado di captare le voci di mondi lontani. Ma questa capacità deve essere esercitata e bisogna conoscere il codice di questi segnali se si vuole interpretare il messaggio.
I nuraghi erano grandi antenne in grado di favorire questo scambio finché, come raccontano i grandi padri della Sardegna, un corpo celeste centrò la terra facendo incurvare il suo asse. Le antenne dei nuraghi persero per sempre la loro finalità di comunicazione con gli abitanti degli altri mondi.
Scrive ancora De Muro: “Se vuoi avere le orecchie accese, mettiti in testa il casco con le orecchie riceventi, come facevano gli antichi, quando andavano al nuraghe per ascoltare le voci dei pianeti.
Narra la storia antica che il casco con le antenne (fatto di sottili fili di rame e pelle di daino), come la protuberanza carnosa (fatta di sensibili organi riceventi) che ha la forma di un vomere, degli uomini blu sono stati ricordati con le statue di bronzo nascoste in luogo sicuro e che gli stranieri hanno interpretato per un elmo cornuto e un copricapo di ferro“.
Secondo questa antica testimonianza, gli elmi di certi bronzetti sarebbero sormontati da antenne sofisticate, non da corna di animale.
Gli Dei Blu
Dei dalla pelle Blu e da un “porro” lampeggiante al centro della fronte, descritti da De Muro, ricordano le antiche divinità orientali con il bindi al centro della fronte, simbologia del terzo occhio.
In particolare, le divinità indù rispondono a questa descrizione. L’induismo, originatosi nel 7.000 a.C, come le antiche leggende millenarie nuragiche racconta di esseri traslucidi dalla pelle blu con un bindi in mezzo alla fronte e si può comunicare con loro attraverso i mantra.
Come mai, popolazioni così distanti nel tempo e nello spazio fra di loro, hanno rappresentato in maniera quasi identica le loro divinità?
Colore Blu
L’eternità, la verità, la devozione, la fede, la purezza, la castità, la pace, la vita spirituale e intellettuale, queste sono alcune delle associazioni che compaiono in molte culture col colore blu. La Vergine Maria e il Cristo, gli Arcangeli, sono spesso mostrati vestiti di blu. Così come il blu è l’attributo di molte divinità del cielo, tra cui Amon in Egitto, Vishnu, Krishna.
Pietre Vive
È diffusa l’idea che i siti megalitici della Sardegna siano “esseri vivi e coscienti, non semplicemente delle pietre ‘morte’, delle rovine, per quanto maestose e suggestive”.
Come sostiene lo studioso Mauro Aresu: “si possono sentire questi luoghi come vivi, parlanti. Non solo i nuraghi ma anche gli alberi, gli animali, le pietre, la terra, il cielo, il vento. Ognuno di questi esseri è diverso dall’altro. Ognuno ha il suo carattere e le sue qualità. Ognuno è ansioso di porgere i suoi doni a chiunque sia disposto a riconoscerli e accettarli. Mettendosi in ascolto, con rispetto e umiltà, gradualmente la comunicazione diventa possibile e si entra in un mondo sconcertante e magico che ha molto da insegnare all’uomo di oggi. Che può aiutarlo a recuperare il benessere e l’armonia da tempo perduti”.
I nuragici erano fermamente convinti che tutti gli esseri – alberi, pietre, luoghi, animali, stelle, pianeti – fossero espressione di una coscienza, capaci quindi di comunicare tra loro, attraverso una percezione della realtà, la trance, che consentiva di accedere a quella dimensione della coscienza fuori del tempo in cui il tempo non esiste e tutti i tempi coesistono simultaneamente, tipica delle culture primitive e dello sciamanesimo.
Raimondo De Muro scrive a proposito della “Grotta del Bue Marino”: “Sicché, quando i giovani saranno i vecchi e i vecchi saranno i giovani l’avvenimento ricordato con quella scrittura figurata, nella parte della grotta del Bue Marino e non solo in quella ma in mille altre grotte marine e terrestri dell’isola, se queste fossero state lasciate intatte con la loro storica narrazione, si ripeterà, cioè, l’incontro avvenuto nell’isola tra i Sardi che avevano esperienze di galazzoni (trance) e quindi a conoscenza dell’esistenza, non solo di altre infinite umanità più o meno a somiglianza della nostra, ma anche di infiniti altri pianeti, più o meno consimili alla terra, coi quali è possibile, un incontro, come quello già avvenuto circa tremila anni fa. Dio, S’Universu Increau Creadori, è in ciascuna delle cose e per entrare in contatto con lui non occorrono intermediari”.
La civiltà nuragica o proto-sarda è una delle civiltà più antiche e sconosciute del pianeta terra. A parte alcuni brevi documenti epigrafici appartenenti alle ultime fasi della civiltà nuragica, non esistono documenti storici.
Le uniche informazioni scritte provengono dalla letteratura classica dei greci e dei romani e possono essere considerate più mitiche che storiche. Per qualche motivo a noi sconosciuto non esistono documenti storici relativi a questa civiltà, come se fossero stati fatti sparire.
Che sia realtà o leggenda, non importa, il mito degli uomini blu è sopravvissuto ed è arrivato fino a noi attraverso l’opera di Raimondo De Muro.
“Su becciu non sentiada ca moriada, sentiada ca no isciada. Al vecchio non dispiaceva di morire, dispiaceva di non sapere”.
Articolo di Etruscan Corner
Fonte: https://etruscancorner.com/it/uomini-blu-i-racconti-della-nuragheologia/
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